27 Aprile 2024

E. LA LOTTA DI CLASSE: NON SOLO CONFLITTO CAPITALE-LAVORO

«La maggior parte dei sudditi crede di essere tale perché il re è il Re, non si rende conto che in realtà è il re che è Re perché essi sono sudditi». (Karl Marx)
Il concetto cardine della lotta di classe si fonda sul conflitto tra Capitale e Lavoro, ossia tra borghesia e proletariato. Questa lotta si fonda con ogni mezzo utile sull'avanzamento della presa di coscienza tra i lavoratori dell'obiettivo rivoluzionario. Su questo Lenin è esplicito:
«A quali fondamentali esigenze deve attenersi ogni marxista nell'esaminare il problema delle forme di lotta? Innanzi tutto, il marxismo si distingue da tutte le forme primitive di socialismo perché non lega il movimento a una qualsiasi forma di lotta determinata. Esso ne ammette le più diverse forme, e non le “inventa”, ma si limita a generalizzarle e a organizzarle, e introduce la consapevolezza in quelle forme di lotta delle classi rivoluzionarie che nascono spontaneamente nel corso del movimento. Irriducibilmente ostile a ogni formula astratta, a ogni ricetta dottrinale, il marxismo esige un attento esame della lotta di massa in atto, che, con lo sviluppo del movimento, con l'elevarsi della coscienza delle masse, con l'inasprirsi delle crisi economiche e politiche, suscita sempre nuovi e più svariati metodi di difesa e di attacco. Non rinuncia quindi assolutamente a nessuna forma di lotta e non si limita in nessun caso a quelle possibili ed esistenti solo in un determinato momento, riconoscendo che inevitabilmente, in seguito al modificarsi di una determinata congiuntura sociale, ne sorgono delle nuove, ancora ignote agli uomini politici di un dato periodo. Sotto questo aspetto il marxismo impara, per così dire, dall'esperienza pratica delle masse, ed è alieno dal pretendere di insegnare alle masse forme di lotta escogitate a tavolino dai “sistematici”. Noi sappiamo […] che la crisi imminente ci arrecherà nuove forme di lotta, che adesso non possiamo prevedere. In secondo luogo, il marxismo esige categoricamente un esame storico del problema delle forme di lotta. Porre questo problema al di fuori della situazione storica concreta significa non capire l'abbicci del materialismo dialettico. In momenti diversi dell'evoluzione economica, a seconda delle diverse condizioni politiche, culturali-nazionali, sociali, ecc., differenti sono le forme di lotta che si pongono in primo piano divenendo fondamentali, e in relazione a ciò si modificano, a loro volta, anche le forme di lotta secondarie, marginali. Tentar di dare una risposta affermativa o negativa alla richiesta di indicare l'idoneità di un certo mezzo di lotta senza esaminare nei particolari la situazione concreta di un determinato movimento in una data fase del suo sviluppo, significa abbandonare completamente il terreno del marxismo. Questi sono i due principi teorici fondamentali cui dobbiamo attenerci. […] Il marxista si pone sul terreno della lotta di classe, e non su quello della pace sociale. In certi periodi di acuta crisi economica e politica, la lotta di classe si sviluppa sino a trasformarsi in aperta guerra civile, cioè in lotta armata fra due parti del popolo. In questi periodi il marxista ha il dovere di porsi sul terreno della guerra civile. Ogni sua condanna morale è assolutamente inammissibile per il marxismo».

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