20 Aprile 2024

2.1. LA NASCITA DEL RAZZISMO COLONIALISTA

«Il termine europeo apparve nella letteratura inglese intorno al 1603-1607, in Francia solo nel XVIII secolo (Larousse). Il significato e l'uso dei termini “europeo” e “razza” coincisero con i picchi più alti del colonialismo. Per distinguersi dai conquistati, spogliati, segregati o massacrati “nativi” africani, americani e asiatici, l'Europa era necessaria ai colonizzatori non solo come una terra comune. Essi “scoprirono” non solo l'America, ma, cosa più importante, che loro, gli spagnoli, olandesi, francesi, britannici e altri colonialisti, erano di nazioni diverse ma della stessa razza, la cosiddetta razza bianca europea. In questo modo le scoperte europee scoprirono gli “europei”. L'Europa moderna non era solamente una realtà sociale ed economica coloniale, ma anche una necessità psicologica per la conquista e l'esproprio dei popoli non-europei. Quindi anche il razzismo era ed è intrinseco all’Europa, così come costruita nel sistema capitalista». (L. Vasapollo, H. Jaffe, H. Galarza)4
Scrive Marx nel Capitale5:
«la scoperta delle terre dell'oro e dell'argento in America, lo sterminio, la riduzione in schiavitù della popolazione indigena, l’incipiente conquista e saccheggio delle Indie Orientali, la trasformazione dell’Africa in riserva di caccia commerciale alle pelli nere, contrassegnano gli albori dell’era di produzione capitalistica. Questi processi idilliaci sono momenti essenziali dell’accumulazione originaria. Segue sulla loro scia la guerra commerciale delle nazioni europee, che ha come palcoscenico l’orbe terraqueo. Essa si apre con la secessione dei paesi Bassi dalla Spagna, assume dimensioni gigantesche nella guerra antigiacobina della Gran Bretagna, si prolunga nelle guerre dell’oppio contro la Cina, ecc. I diversi momenti dell’accumulazione originaria si ripartiscono ora, più o meno in successione cronologica, soprattutto fra Spagna, Portogallo, Olanda, Francia e Inghilterra. Alla fine del secolo XVII, in Inghilterra, si combinano sistematicamente nel sistema coloniale, nel sistema del debito pubblico, nel moderno sistema fiscale e protezionistico. Questi metodi poggiano in parte sulla violenza più brutale, come nel caso del sistema coloniale: tutti però si servono del potere di Stato, della violenza concentrata e organizzata della società, per stimolare artificialmente il processo di trasformazione del modo di produzione feudale in quello capitalistico, e per abbreviarne le fasi di trapasso. La violenza è la levatrice di ogni vecchia società gravida di una società nuova. È essa stessa una potenza economica».
Commenta così Gennaro Fabbrocino6:
«così nacque la civiltà capitalistica. Per giustificare sul piano morale lo sterminio e la schiavizzazione delle popolazioni “indios”, i colonialisti europei inventarono la curiosa teoria che negava un’anima agli aborigeni e quindi equiparava l’assassinio di un indiano da parte di un bianco alla macellazione di un capo di bestiame. Un razzismo così grossolano e ingenuo, fondato su una superstizione a sfondo religioso, bene si addiceva ad una conquista coloniale che si volgeva contro forme di civiltà decisamente inferiori alla civiltà europea, anche se notevoli in senso assoluto […]. Avendo a che fare con una civiltà che denunciava apertamente la propria inferiorità, i fautori di parte intellettuale del paleo-colonialismo capitalista non furono certamente costretti ad uno sforzo critico notevole per trovare la giustificazione della conquista coloniale, che d’altra parte si svolgeva sotto il segno dell’evangelizzazione […]. Il nascente capitalismo per giustificare le infamie della conquista coloniale non aveva certamente bisogno di inventare l’ideologia razzista. Bastava la superstizione religiosa. Il momento di sostituire a questa la pseudocoscienza verrà più tardi, quando il capitalismo avrà “ingentilito” i propri metodi di dominazione. Soprattutto quando sarà costretto a fare oggetto della sua pirateria colonialista nazioni di evoluta civiltà e di avanzata età storica».
Evitiamo di ripetere l’intera storia del nesso tra colonialismo e razzismo, un argomento che viene ancora insegnato nelle scuole, anche se non sempre con la giusta attenzione.
4. L. Vasapollo, H. Jaffe, H. Galarza, Introduzione alla storia e alla logica dell’imperialismo, Jaca Book, Milano 2005, pp. 26-27.
5. K. Marx, Il Capitale, vol. I, UTET, Torino 2009 [prima ediz. 1974, a cura di A. Macchioro & B. Maffi], sezione VII, cap. XXIV, pp. 938-939.
6. G. Fabbrocino, Il declino del razzismo, Prometeo-Leftcom.org, n° 6, III serie, anno XVII, gennaio 1964.

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