25 Aprile 2024

2.8. LA MORTE DEL “CHE” NELLA LOTTA AL DITTATORE BOLIVIANO DELLA CIA

Perché Guevara va in Bolivia? A inizio anni '60 in quel paese è diventato presidente Victor Paz Estenssoro, che entra presto in frizione con gli USA proprio sulla politica estera tesa a danneggiare Cuba:
«Paz si era opposto in prima persona alla politica americana votando nel 1962 contro l'espulsione di Cuba dall'Organizzazione degli Stati Americani, rifiutandosi due anni più tardi di aderire alle sanzioni dell'OSA contro il governo di Castro e di rompere le relazioni diplomatiche con L'Avana. Fu nell'agosto del 1964 […] che Paz alla fine ruppe con la “bestia nera” degli Stati Uniti. […] I tentativi del governo boliviano di attirare aiuti economici e investimenti da paesi diversi dagli Stati Uniti, come l'Unione Sovietica, la Cecoslovacchia e la Jugoslavia furono un'ulteriore motivo di attrito tra i due paesi».
Inoltre, gli USA sono preoccupati per «il potere politico ed economico che detenevano i minatori impegnati nell'estrazione dello stagno […]. I minatori controllavano una zona del paese, avevano una loro stazione radio e una propria milizia armata. […] erano visti come una forza potenzialmente più radicale del presidente. Uno sciopero a singhiozzo dei minatori, durato quattro mesi […] servì solo a far suonare più forte il campanello d'allarme all'ambasciata americana». Nel 1952 nel paese è avvenuto «un evento raro, una rivolta popolare armata aveva sconfitto i militari, scalzato l'oligarchia, nazionalizzato le miniere di stagno, introdotto la riforma agraria e insediato un nuovo governo capeggiato dal Movimiento Nacionalista Revolucionario» che riduce il ruolo dei militari, perché «decenni di colpi di Stato e altri abusi avevano scavato, nella popolazione della Bolivia, un ampio fossato di sentimenti antimilitari». Tuttavia, compiono l'errore fatale di non sostituire completamente l'esercito tradizionale con le milizie popolari. Ciò permette agli USA di riaddestrare e riammodernare l'esercito boliviano: 1200 ufficiali e soldati boliviani sono indottrinati negli Stati Uniti e a Panama alla School of the Americas, conosciuta in tutta l'America latina come «escuela de golpes». Tra di loro anche 20 dei 23 ufficiali superiori. Nel febbraio 1964 viene inscenato un finto attentato al generale Barrientos, salvato da una pallottola che avrebbe colpito «le ali d'argento, distintivo dell'Aviazione americana, che egli portava sull'uniforme». L'episodio, costruito ad arte, lo rende popolare e il presidente Paz, sotto diverse pressioni dell'opposizione politica e dello stesso esercito, fa l'errore di accettare Barrientos come proprio candidato alla vice-presidenza. Quel che succede dopo è facilmente immaginabile: nel novembre 1964 Barrientos organizza il golpe prendendo il potere assoluto, d'accordo con gli USA e il resto dei militari.67 Proseguiamo la narrazione con Tim Weiner68, che illustra come questa storia si intrecci con la morte di Ernesto Guevara in Bolivia:
«Finì sulle montagne della Bolivia, dove la CIA lo rintracciò. In quella nazione disperatamente povera, si era impossessato del potere un generale di destra, René Barrientos, che la CIA aveva sostenuto con oltre un milione di dollari. Quel denaro serviva a “incoraggiare” per citare le parole dell'agenzia “un governo stabile bendisposto nei confronti degli Stati Uniti” e “a sostenere i piani volti a pacificare il paese da parte della giunta in carica”. Il generale schiacciò i suoi oppositori con la forza sempre maggiore. Bill Broe, capo della divisione latinoamericana del servizio clandestino, scrisse soddisfatto a Helms [all'epoca direttore della CIA, ndr]: “Con l'elezione di René Barrientos a presidente della Bolivia il 3 luglio, quest'operazione è stata completata con successo”. La CIA inviò il suo fascicolo su Barrientos alla Casa Bianca. Il consigliere per la sicurezza nazionale Walt Rostow lo consegnò al presidente dicendogli: “Questo per spiegarle perché il generale Barrientos probabilmente la ringrazierà quando verrà a colazione da lei mercoledì prossimo”. Nell'aprile del 1967 Barrientos disse all'ambasciatore americano Douglas Henderson che i suoi uomini stavano braccando il Che sulle montagne boliviane. […] la CIA inviò in Bolivia due veterani cubani della Baia dei Porci perché si unissero alla caccia insieme a una squadra di ranger boliviani addestrati dagli americani. Uno dei due cubani della CIA era Feliz Rodriguez, che inviò una serie di appassionanti bollettini dalla prima linea. I suoi messaggi, declassificati nel 2004, costituiscono la sola testimonianza diretta di un episodio che per lungo tempo è rimasto avvolto nel mito. Dal villaggio di Higueras, Rodriguez comunicava i suoi messaggi via radio a John Tilton, capo della stazione di La Paz. Tilton trasmetteva le notizie a Bill Broe e a Tom Polgar al quartier generale e i rapporti da loro stilati andavano a Helms che li portava personalmente alla Casa Bianca. L'8 ottobre 1967 il Che venne catturato dopo uno scontro con i ranger boliviani. Era ferito a una gamba ma per il resto era in buone condizioni. […] Gli uomini che l'avevano catturato lo portarono in una piccola scuola. Rodriguez venne a sapere che il giorno seguente l'alto comando boliviano a La Paz avrebbe deciso il destino del Che. […] All'alba del giorno dopo, Rodriguez cercò di interrogare il Che, che se ne stava seduto sul pavimento della scuola, il volto tra le mani, le caviglie e i polsi legati, i corpi di due compaeros cubani accanto. Parlarono dello scontro in Congo e dell'andamento della rivoluzione cubana. Il Che disse che Castro non aveva ucciso più di 1500 dei suoi nemici politici, escludendo i conflitti armati come la Baia dei Porci. “Ovviamente il governo cubano passava per le armi tutti i capi delle forze di guerriglia che invadevano il suo territorio” disse il Che secondo Rodriguez. “Poi si interruppe con un'espressione beffarda sul volto e sorrise, rendendosi conto di quale fosse la sua condizione sul territorio boliviano”. Il racconto di Rodriguez proseguiva: “[…] Il Che insisteva a dire che alla fine i suoi ideali avrebbero vinto... Non aveva pianificato una via di fuga dalla Bolivia in caso di sconfitta. Aveva deciso una volta per tutte che avrebbe vinto o sarebbe caduto”. L'ordine di uccidere il Che giunse dall'alto comando alle 11.50. “Che Guevara è stato giustiziato con una scarica di colpi alle 13.15” comunicò via radio Rodriguez a Tilton. “Le ultime parole di Guevara sono state: 'Dite a mia moglie di risposarsi e dite a Fidel Castro che la rivoluzione risorgerà nelle Americhe'. Ai suoi carnefici ha detto: 'Ricordatevi che state uccidendo un uomo'.” Tom Polgar era il funzionario di servizio al quartier generale quando Tilton comunicò per telefono la notizia che il Che era morto. “Puoi mandare le impronte digitali?” Chiese Polgar. “Posso mandare le dita” rispose Tilton. I suoi carnefici gli avevano tagliato le mani».
Il 15 ottobre Castro riconosce pubblicamente la morte di Guevara e proclama tre giorni di lutto nazionale. Per la cronaca: in Bolivia proseguono i golpe militari anche dopo la morte di Barrientos (aprile 1969).
Ogni presidente che tenta di nazionalizzare la compagnia petrolifera Gulf Oil e di avviare normali relazioni diplomatiche e commerciali con Cuba e altri paesi socialisti viene sistematicamente eliminato. Ancora nel 1978 il nuovo uomo forte della Bolivia, l'ex generale dell'Aeronautica Juan Perda Asbun, annuncia di aver preso il potere per salvare la nazione dal «comunismo internazionale». Durante tutto questo periodo e anche successivamente gli USA continuano sempre l'addestramento e il rifornimento dei militari.69 Il corpo del “Che” non è stato restituito, ma sotterrato dai boliviani in una fossa comune vicino alla pista di volo a Vallegrande. Il 28 giugno 1997 i resti del cadavere di Guevara vengono ritrovati ed esumati nell'ambito degli scavi guidati dall'antropologo cubano Jorge Gonzalez, alla testa di una missione di antropologi forensi argentini e cubani, autorizzata dal governo boliviano di Sanchez de Lozada. Pochi giorni dopo le spoglie del Che sono riportate a Cuba. Ad attenderle ai bordi della pista vi sono le massime autorità – in testa Fidel e Raul Castro – i familiari (la moglie Aleiza March ed i figli Aleida, Selia, Camillo ed Ernesto), oltre ai vecchi compagni di guerriglia. L'ex compagno del “Che” nella Sierra Maestra boliviana, il comandante Ramiro Valdez, si avvicina al microfono per esclamare, rivolgendosi al presidente Castro: «La missione è compiuta, comandante».
Questo invece il discorso della figlia maggiore, Aleiza Guevara March: «Più di 30 anni fa i nostri genitori si sono congedati da noi e sono partiti per perseguire gli ideali di Bolivar e di Martì di un continente unito ed indipendente. Oggi arrivano i loro resti ma non tornano vinti. Ritornano convertiti in eroi, eternamente giovani, coraggiosi, forti e audaci. E nessuno può toglierci questo. Saranno sempre vivi insieme ai loro figli ed al loro popolo».
Si forma un corteo che percorre i 40 chilometri fra l'aeroporto e L'Avana necessari per trasferire i resti del “Che” nella piazza Granma al piano terra del monumento a Josè Martì in piazza della Rivoluzione. Dall'11 al 13 ottobre 1997 a Cuba è proclamato lutto nazionale: le ossa di Guevara, assieme a quelle di sei altri combattenti cubani morti durante la campagna in Bolivia, sono pubblicamente commemorate e tumulate con tutti gli onori militari in un mausoleo costruito appositamente nella città di Santa Clara, dove 39 anni prima aveva vinto quella che era stata ritenuta la battaglia decisiva della rivoluzione cubana. Il monumento è corredato da una grande statua con la scritta «Hasta la victoria siempre» e da una lapide recante la parte iniziale del testo del famoso ordine di servizio firmato da Fidel Castro il 21 agosto 1958, con cui venivano comunicate le istruzioni operative per la colonna numero 8, comandata da Guevara: «Se asigna al comandante Ernesto Guevara la misión de conducir desde la Sierra Maestra hasta la provincias de Las Villas una Columna rebelde y operar en dicho territorio de acuerdo con el plan estratégico del Ejército rebelde».70
67. W. Blum, Il libro nero degli Stati Uniti, cit., pp. 330-335.
68. T. Weiner, CIA, cit., pp. 273-275.
69. W. Blum, Il libro nero degli Stati Uniti, cit., pp. 337-340.
70. Traduzione: «Il comandante Ernesto Guevara riceve la missione di guidare dalla Sierra Maestra alle province di Las Villas una colonna ribelle e operare in detto territorio secondo il piano strategico dell'esercito ribelle». Fonti usate: N. Martìnez Martìnez, Che Guevara, il ritorno per sempre, Granma, 28 giugno 2016; Redazione Il Tirreno, Tornate a Cuba le spoglie del guerrigliero: la commemorazione della figlia Per il «Che» festa dimezzata Attentati e incidenti rovinano le celebrazioni, Il Tirreno, 14 luglio 1997; A. Oppes, Caccia in Bolivia alla toba del “Che”, La Repubblica, 24 novembre 1995.

cookie