19 Marzo 2024

5. IL GIUDIZIO STORICO-POLITICO PRIMA DELL'ANTISTALINISMO

Favorita dal rapporto (che a posteriori si è rivelato essere pieno di falsità, distorsioni ed invenzioni) consegnato da Chruščev al XX congresso del PCUS nel 1956, la vulgata storiografica liberal-borghese e anticomunista oggi dominante tende ad accomunare Stalin a Hitler, trattando il primo come uno dei più terribili dittatori sanguinari di tutti i tempi.
Ricordando che la Storia è la versione dei fatti di chi detiene il potere, non si possono dimenticare le parole pronunciate nel 1949 dal presidente dell'American Historical Association: «Non ci si può permettere di essere non ortodossi», non era insomma più consentita la «pluralità di obiettivi e di valori»; in altre parole bisognava ribaltare, demonizzandolo, il mito vittorioso dell'URSS e del suo leader Stalin. Questo mito è ben presente nel giudizio espresso da chi in quegli anni ('40 e '50) comunista non è, anzi talvolta è il più acerrimo nemico dell'URSS e del comunismo. Ecco cosa dicono questi noti personaggi dell'uomo che ha guidato il suo paese nell'impresa impervia di costruire il socialismo in un mondo dominato dal capitalismo e dalla sua propaggine nazifascista38:
«Come Comandante Supremo delle forze armate degli Stati Uniti d'America mi congratulo con Voi per la brillante vittoria delle Vostre truppe a Stalingrado, riportata sotto il Vostro supremo comando. I centosessantadue giorni di epica lotta per la città che ha per sempre onorato il Vostro nome e il decisivo risultato che tutti gli americani oggi stanno celebrando rimarranno uno dei capitoli più superbi in questa guerra dei popoli che si sono uniti contro il nazismo e i suoi imitatori. I comandanti e i soldati del Vostro esercito al fronte, gli uomini e le donne che li hanno sostenuti, lavorando nelle fabbriche e nei campi, hanno contribuito non solo a coprire di gloria le armi del loro paese, ma anche ad ispirare con il loro esempio nuova determinazione in tutte le Nazioni Unite perché tutte le energie tendano a conseguire la sconfitta finale e la resa incondizionata del comune nemico». (Franklin Delano Roosevelt, in una lettera a Stalin ricevuta il 5 febbraio 1943)

«Vi invio i miei più sinceri auguri per il Vostro compleanno. Sono convinto che la Vostra vita è molto preziosa per il futuro del mondo e per un costante rafforzamento dei vincoli che legano i nostri due paesi. Pertanto non è un modo di dire quando Vi auguro “Cento di questi giorni”.»
(Winston Churchill, in una lettera a Stalin del 20 dicembre 1944)

«Le generazioni future riconosceranno il loro debito verso l'Esercito Rosso incondizionatamente come facciamo noi che abbiamo potuto essere testimoni di queste valorose conquiste. Io prego Voi, grande condottiero di una grande armata, di salutarla a mio nome oggi, sulla soglia della vittoria finale». (Winston Churchill, in una lettera a Stalin ricevuta il 23 febbraio 1945)

«Lo trovavo meglio informato di Roosevelt e più realistico di Churchill, in qualche modo il più efficiente dei leader di guerra». (Averell Harriman, ambasciatore USA a Mosca tra il 1943 e il 1946)

«Quello che si è attuato in Russia è il governo di una classe o di un gruppo di classi (burocrati, militari, intellettuali) che un non più ereditario imperatore, ma un uomo di genio politico dotato (Lenin, Stalin) guida». (Benedetto Croce)
«Merito immenso, storico, secolare, delle armate organizzate dal genio di Giuseppe Stalin. […] Noi credevamo che i processi fossero falsi, le testimonianze inventate, le confessioni estorte. Ecco che oggettive informazioni americane assicurano che non si trattava di un falso e che i sabotatori non erano truffatori volgari, erano “vecchi cospiratori idealisti” […] che affrontavano la morte piuttosto che adattarsi a quello che per loro era un tradimento del comunismo originario. […] Quando vedo che mentre Hitler e Mussolini perseguitavano degli uomini per la loro razza, e inventavano quella spaventosa legislazione antiebraica che conosciamo, e vedo contemporaneamente i russi composti di 160 razze cercare la fusione di queste razze superando le diversità esistenti fra l'Asia e l'Europa, questo tentativo, questo sforzo verso l'unificazione del consorzio umano, lasciatemi dire: questo è cristiano, questo è eminentemente universalistico nel senso del cattolicesimo». (Alcide De Gasperi, 1944)
Anche in Israele assai diffusa è la reazione di cordoglio: «il sole è tramontato», titola il 6 marzo 1953 il giornale del movimento dei kibbutz al Hamishmar.
«Nel giro di tre decenni, il volto dell'Unione Sovietica si è completamente trasformato. Il nocciolo dell'azione storica dello stalinismo è questo: esso ha trovato la Russia che lavorava la terra con aratri di legno e la lascia padrona della pila atomica. Ha innalzato la Russia al grado di seconda potenza industriale del mondo e non si è trattato soltanto di una questione di puro e semplice progresso materiale e di organizzazione. Un risultato simile non si sarebbe potuto ottenere senza una vasta rivoluzione culturale nel corso della quale si è mandato a scuola un paese intero per impartirgli una istruzione estensiva».
(Isaac Deutscher, storico trockijsta che ha denunciato lo stalinismo nelle sue opere)

«Stalin è stato un esempio di creatività, umanesimo e un esempio edificante di pace e di eroismo... Tutto ciò che ha fatto, lo ha fatto per servire il popolo. Nostro padre Stalin è morto, ma per ricordare il suo esempio, il nostro affetto per lui farà crescere le braccia forti, verso la costruzione di un grande domani per garantire un futuro in memoria del suo magnifico esempio».
(Salvador Allende)
Sulla collettivizzazione dell'agricoltura e sull'operato di Stalin:
«Quest'opera costò sacrifici inenarrabili e fu condotta con un rigore che non conobbe pietà. La libertà, il rispetto della persona, la tolleranza, la carità furono parole vane e furono trattate come cose morte. Solo durante la seconda guerra mondiale si vide quanto quell'opera avesse lavorato in profondità. È la storia di ieri. Ma quando suonò l'ora della prova suprema l'uomo si mostrò pari a se stesso e ai grandi compiti che aveva cercato e che la storia gli aveva assegnato».
(Mario Missiroli, direttore del Corriere della Sera, nell'editoriale del 6 marzo 1953)
Pietro Nenni (leader del PSI), commemorando Stalin alla Camera, dice: «La guerra del 1941-45 fu, nel suo barbaro orrore, la prova suprema» e concludeva che, in quella terribile circostanza, «Stalin e il sistema ricevettero il collaudo della storia».
Ancora nel 1986 il liberale Norberto Bobbio non solo respinge «fermissimamente» l'insulso accostamento tra stalinismo e nazismo, ma invita lo storico Spriano, richiamandosi al XVII capitolo del Principe, a considerare la grandezza «del vostro, e potrei dire anche nostro, Stalin», «venerando e terribile» al pari di Annibale, in quanto è lecito al Principe violare le regole della morale comune se fa «gran cose».
E soggiunge Bobbio: «La costruzione di una società socialista è gran cosa».
38. Fonte da cui sono estratte le citazioni è D. Losurdo, Stalin, cit., pp. 11-20.

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