24 Aprile 2024

8.06. LIBERTÀ PER CHI?

Sul tema della libertà ci si è già in parte espressi nel capitolo dedicato all’analisi del concetto di democrazia. Vediamo ora però di capire meglio il punto di vista marxista sulla questione. Per farlo utilizziamo un estratto di un testo di Al Szymanski estratto dall’opera Human Rights in the Soviet Union100:
«Per usare le parole di Leon Whipple: “Chi ha obama esportatore di democraziail potere dispone delle libertà civili”. Lenin esprimeva lo stesso principio: “I grandi problemi della libertà politica [e della lotta di classe] vengono risolti in definitiva soltanto con la forza”. Porre la questione in termini di “libertà” contro “repressione” è, in ultima analisi, scorretto, perché nel mondo reale, la libertà di un gruppo di realizzare i propri interessi implica la soppressione della libertà di un altro gruppo. La libertà poggia sulla classe. Christopher Caudwell ha sostenuto: “Ciò che per il proletariato è libertà - l’annientamento di quelle istituzioni borghesi e delle relazioni che li tengono imprigionati - per la borghesia è necessariamente una costrizione, un freno, così come la libertà borghese genera assenza di libertà per i lavoratori. I due concetti di libertà sono inconciliabili. Una volta che il proletariato sia al potere, tutti i tentativi di ristabilire i rapporti sociali borghesi saranno altrettanti attacchi contro la libertà del proletariato e saranno respinti ferocemente come accade sempre quanto gli uomini respingono gli attacchi alla propria libertà. Questo è il significato della dittatura del proletariato. Questo è il motivo per cui, sotto la dittatura del proletariato, c’è censura, durezza ideologica e tutti gli altri dispositivi sviluppati dalla borghesia nell’evoluzione dello stato repressivo che assicura la propria libertà”. Come si giudica la superiorità di un diritto? Il diritto di vivere in qualsiasi paese è superiore al diritto ad un’adeguata assistenza sanitaria? Il diritto di un medico a emigrare da un paese socialista meno sviluppato, per guadagnare $ 75.000 all’anno in un paese capitalista altamente sviluppato è superiore al diritto di un bambino contadino di essere curato da una malattia potenzialmente fatale? Si tratta evidentemente di una questione di classe. Un paese povero che fa una rivoluzione socialista deve, necessariamente, portare i suoi intellettuali e professionisti a servire i bisogni delle persone, limitando i loro privilegi relativi e riorientarli verso il soddisfacimento dei bisogni dei poveri. Dal punto di vista del medico appartenente alla classe medio-alta, è del tutto corretto che egli ritenga di avere il diritto di emigrare verso il paese che sceglie in qualsiasi momento. Ma dal punto di vista dei contadini (il cui lavoro ha fornito i mezzi al medico perché ottenesse la formazione sanitaria), è un diritto esigere che siano i loro bisogni ad essere serviti piuttosto che, ad esempio, quelli della classe media americana... È una questione di diritto contro diritto: una questione di classe. La rivendicazione di un gruppo della superiorità del proprio diritto rispetto a quello di un altro gruppo non si basa su criteri astratti o assoluti, ma piuttosto su quale rivendicazione sia maggiormente progressista in un dato momento. Ossia quella che meglio realizza la libertà sostanziale delle maggior parte delle persone, che genera la migliore qualità della vita per tutti, il più alto livello di dignità umana, i servizi e la sicurezza sociale più avanzati, la maggiore partecipazione alle decisioni che riguardano la propria vita... La libertà della classe capitalista di dire ciò che vuole, andare dove vuole, ecc, è in contrasto con il diritto dei lavoratori a dire ciò che vogliono, andare dove vogliono, ecc. Cosa che diventa vividamente chiara in tempi di instabilità, guerra e declino dell’egemonia ideologica capitalistica, quando, in genere, le libertà formali sono sospese. La libertà di espressione e di azione di una classe entra in conflitto necessariamente con quella di un’altra, così come la libertà dei razzisti bianchi di fare propaganda contro i neri entra necessariamente in contrasto con la libertà dei neri di godere dei diritti e delle libertà civili. Solo quando vi sia realmente una società senza classi, una società senza Stato, senza i mezzi per sopprimere le libertà altrui, la tolleranza verso tutte le opinioni diventa, di per sé, un obiettivo progressivo e ragionevole. Solo allora, quando le idee non siano più basate sulla classe, quando siano praticamente eliminate le discriminazioni elitarie di marca razzista, sessista, individualista, quando tutte le persone aderiscano pienamente a rapporti sociali cooperativi, può esistere un “mercato veramente libero delle idee” dove le idee possano essere giudicate per i loro meriti e non sulla base degli interessi di classe e dei pregiudizi, e darsi quindi la situazione in cui nessuno debba o possa decidere dei limiti delle libertà altrui, praticabili effettivamente».
100. Riportato su Bcampisi, Libertà per chi?, Theweaponofcriticsm.wordpress.com-CCDP, 27 aprile 2015.

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