26 Aprile 2024

7.2. LA “NEOLINGUA” DELL'IMPERIALISMO

Chi ha lavorato con particolare tenacia sullola neolingua dell'imperialismo smascheramento e sull’analisi del linguaggio utilizzato dalla borghesia per sostenere i propri interessi di classe è Chomsky, il quale ha strutturato una teoria sulla neolingua che sostanzialmente riprende, dandole un impianto più strutturato e scientifico, la provocazione orwelliana. George Orwell, nell’indimenticato romanzo 1984, immaginava una neolingua omnipervasiva, capace di attaccare il pensiero e di distruggerlo sul nascere; Chomsky condivide questa impostazione affermando che «i termini del discorso politico sono studiati in modo da impedire di pensare»75. Vediamo come concretamente ciò avvienga osservando le modalità con cui l’imperialismo oggi agisca linguisticamente secondo due direttrici principali: la giustificazione dei propri piani guerrafondai e l’occultamento dei meccanismi perversi delle politiche economiche neoliberiste. “La guerra è pace!” dice uno degli slogan del Partito di potere nel romanzo orwelliano76. Ed oggi una delle maggiori giustificazioni agli interventi militari è proprio quella di agire per la pace; non a caso non si parla mai esplicitamente di “guerre” bensì di “missioni umanitarie”, “guerre di liberazione”, “esportazione della democrazia” e così via. Modi pratici per fare guerre senza dichiararle e senza aver nulla da temere da parte dell’opinione pubblica. Un’altra espressione continuamente messa in gioco è “processo di pace”. La risposta sferzante di Chomsky:
«Secondo la logica e il dizionario, “processo di pace” significa “processo che conduce alla pace”. Ma non è in questo senso che la adoperano i media. Essi la usano per indicare qualsiasi cosa gli Stati Uniti stiano facendo in qualsiasi momento e circostanza, e, anche in questo caso, senza eccezioni […]. Il processo di pace è ciò per cui si adoperano gli Stati Uniti, per definizione»77.
Qualora ci siano moti di resistenza da parte delle popolazioni e dei governi autoctoni è immediato il disconoscimento anzitutto linguistico, che riduce i resistenti in “terroristi”, cui si contrappongono le “forze/truppe alleate78. La stessa tattica usata dai nazisti tedeschi quando durante la seconda guerra mondiale definivano i nostri partigiani “banditen”. Da notare infine perfino l’abusato ricorso al termine “rivoluzione” (e recentemente “primavera” riferito ai sommovimenti arabi) per descrivere veri e propri colpi di stato orchestrati dai servizi segreti stranieri (il caso ucraino è un esempio esemplare). Ma l’imperialismo agisce anche per rimuovere con ogni mezzo la natura di sfruttamento economico intensivo di cui è causa. Evidenziamo la rimozione di una serie di termini che fino a pochi decenni fa erano di uso quotidiano perfino nel nostro paese, a partire dallo stesso concetto di “imperialismo”, che ormai si trova solo nei libri di storia contemporanea. Assieme a tale parola sono stati rimossi una serie di termini rimasti ancorati alla manualistica scolastica o a quello che viene spregiativamente giudicato antiquariato marxista: questo il destino riservato a parole come “sfruttamento”, “colonialismo”, “neocolonialismo”, “delocalizzazione”, “monopolio/oligopolio”, “deindustrializzazione” sostituiti da concetti molto più neutri (e anzi di valore positivo) come “cooperazione”, “politiche/piani di sviluppo”, “investimenti esteri”, “riqualificazione/riprogettazione industriale/finanziaria”, ecc. Ho Chi Minh sintetizzava così la questione: «Per nascondere la bruttezza del suo regime di sfruttamento criminale, il capitalismo coloniale decora sempre la sua bandiera del male con l’idealistico motto: Fraternità, Uguaglianza, ecc.»79.
75. N. Chomsky, Capire il potere, Marco Tropea Editore, Milano 2002, p. 71.
76. Una buona analisi sulla “neolingua” immaginata da Orwell è quella di V. Barabino, Il linguaggio dell'utopia. Analisi della neolingua in 1984 di G. Orwell, Intercom, n° 142-143, 8 giugno 1998.
77. N. Chomsky, Capire il potere, cit., p. 74; aggiungendo anche: «È un’asserzione che colpisce molto, visto che negli anni Ottanta gli Stati Uniti sono stati il maggior fattore negativo nel contrastare due importanti processi di pace, in America centrale e nel Medio Oriente».
78. Per un'introduzione sul tema si può vedere ad esempio P. Cammerinesi, “Guerra è pace” ovvero come ti manipolo il linguaggio, Liberopensare.com, 24 settembre 2014.
79. Ho Chi Minh, Uguaglianza!, L’Humanité, 1 giugno 1922, disponibile all’interno di Ho Chi Minh, Scritti, lettere, discorsi. 1920-1967, Feltrinelli, Milano 1968, p. 20.

cookie