24 Aprile 2024

9.3. L'IRAN SFRUTTATO FINO A MOSSADEQ

«Sì, il mio peccato – il mio peccato più grande è che ho nazionalizzato l’industria petrolifera iraniana e scartato il sistema di sfruttamento politico ed economico del più grande impero del mondo. Questo a costo di me stesso, della mia famiglia, e con il rischio di perdere la mia vita, il mio onore e la mia proprietà. Con la benedizione di Dio e la volontà del popolo, ho combattuto questo sistema selvaggio e terribile di spionaggio internazionale e di colonialismo». (Mohammad Mossadeq)125

Tim Weiner ha raccontato perfettamente l'Iran della prima metà del '900126:
«il Primo ministro Winston Churchill voleva che la CIA contribuisse a rovesciare il governo dell'Iran. Quarant'anni prima, il petrolio iraniano aveva proiettato Churchill verso il potere e la gloria. Ora Sir Winston lo rivoleva. Alla vigilia della Prima guerra mondiale Churchill, nella veste di ministro della Marina, aveva convertito l'intera flotta della Royal Navy dal carbone al petrolio. Aveva sostenuto l'acquisto del 51% della nuova Compagnia del petrolio anglopersiana, che cinque anni prima aveva scoperto il primo giacimento petrolifero dell'Iran. Gli inglesi fecero la parte del leone. Non soltanto il petrolio iraniano alimentava la nuova flotta da guerra di Churchill, ma i ricavi ne coprivano i costi. Il petrolio divenne la linfa vitale dell'erario del Regno Unito. E mentre la Gran Bretagna dominava i mari, truppe inglesi, russe e turche calpestavano il suolo dell'Iran settentrionale, distruggendo gran parte dell'agricoltura nazionale e provocando una carestia che uccise forse due milioni di persone. […] Negli anni Trenta l'odio per gli inglesi e la paura dei sovietici in Iran era tale che i nazisti cominciarono a esercitare un'influenza notevole nel paese, tanto notevole che nell'agosto del 1941 Churchill e Stalin decisero di invaderlo. […] nel dicembre 1943 […] gli operai petroliferi guadagnavano cinquanta centesimi al giorno e il giovane scià manteneva il potere grazie ai brogli elettorali. Dopo la guerra, Mossadeq chiese al Majlis [il parlamento iraniano, ndr] di rinegoziare la concessione del petrolio agli inglesi. La compagnia angloiraniana controllava le riserve di petrolio più grandi del mondo. […] Mentre i dirigenti e i tecnici inglesi della compagnia se la spassavano in club privati e piscine, gli operai petroliferi iraniani vivevano in baracche senza acqua, elettricità, rete fognaria; quell'ingiustizia regalò consensi al partito comunista iraniano, il Tudeh […]. Gli utili che gli inglesi ricavavano dal petrolio erano circa il doppio di quelli degli iraniani. Adesso l'Iran pretendeva una divisione al 50%. Gli inglesi risposero di no. Cercarono di influenzare l'opinione pubblica pagando, tra gli altri, uomini politici, direttori di giornali e il direttore della radio di Stato. […] la catastrofe arrivò nell'aprile del 1951, quando il Majilis votò la nazionalizzazione della produzione del petrolio iraniano. Pochi giorni più tardi, Mohammed Mossadeq divenne Primo ministro. Alla fine di giugno, al largo della costa dell'Iran stazionavano navi da guerra inglesi. […] A settembre gli inglesi consolidarono un boicottaggio internazionale del petrolio iraniano, un atto di guerra economica che mirava a distruggere Mossadeq. […] I generali inglesi stilarono i piani d'attacco: una forza di settantamila soldati si sarebbe impadronita dei giacimenti petroliferi iraniani […]. Truman disse chiaro e tondo a Churchill che gli Stati Uniti non avrebbero mai appoggiato l'invasione. Churchill ribatté che il sostegno politico alla sua posizione sull'Iran era il prezzo che l'America doveva pagare per il sostegno militare inglese nel conflitto coreano. Nell'estate del 1952 erano giunti a una situazione di stallo».
Un paio di elementi ulteriori: a seguito della nazionalizzazione Mossadeq fa tutto il possibile per placare Londra, offrendo un versamento del 25% dei profitti netti di tutte le operazioni petrolifere come compensazione, garantendo il mantenimento della sicurezza e dei posti di lavoro per gli impiegati britannici e dicendosi disposto a concordare le quantità commerciali di vendita con i giganti mondiali del settore petrolifero. È a questo punto che entra in campo la CIA. Nel novembre 1952, poco dopo l'elezione alla presidenza degli Stati Uniti del generale Dwight D. Eisenhower, alcuni alti responsabili britannici propongono ai loro omologhi americani di organizzare congiuntamente un colpo di Stato contro Mossadeq. La risposta è che l'amministrazione uscente non può intraprendere una tale operazione, ma quella di Eisenhower, che sarebbe entrata in carica a gennaio, avrebbe probabilmente accettato, vista la sua determinazione ad intensificare la guerra fredda.
Il rapporto della Cia racconta in modo chiaro il modo in cui è preparata l'operazione. Dopo che Allen Dulles nel marzo 1953 denuncia falsamente il rischio di una «presa del potere da parte dei sovietici in Iran», con la conseguenza che il 60% del petrolio del mondo libero finisca nelle mani di Mosca, la CIA ottiene l'autorizzazione del presidente Eisenhower a procedere con le modalità più opportune per organizzare il golpe. Mossadeq non è comunista, ma membro del Fronte Nazionale, un'organizzazione mista di liberali, repubblicani e nazionalisti. Per Washington è però diventato il pericolo numero uno per alcune caratteristiche incompatibili con le necessità della guerra fredda: neutralismo, tolleranza verso i comunisti e disprezzo per la libera impresa. Il fatto che il paese condivida 1500 km di confini con l'URSS convince l'establishment ad intervenire in tempi rapidi. Poco importa che il Tudeh sia sostanzialmente ostile a Mossadeq, che aveva ricambiato i comunisti attuando una repressione di una loro manifestazione nel luglio 1951, facendo un centinaio di vittime. Insignificante perfino che il Tudeh sia ancora formalmente fuori legge, in base ad una legge non revocata del 1949. Nessuna prova infine di particolari simpatie verso l'URSS, la cui proposta di creare una compagnia petrolifera congiunta sovietico-iraniana trova l'opposizione di Mossadeq. Perfino in pieno golpe non è mai stata fatta alcun tipo di richiesta di aiuto all'URSS. La CIA insiste però sul pericolo imminente.
O forse così vuole far credere ad Eisenhower, il quale comunque non ha l'ansia, lo scrupolo o le possibilità di investigare ulteriormente la questione.127 Come spiega Elisa Temellini128:
«Iniziò così l'operazione Ajax guidata da Eisenhower, condotta dai servizi segreti inglesi e americani e appoggiata dallo scià. Vennero assoldati un gruppo di esaltati provenienti dalle classi più umili con il compito di trasformare le manifestazioni del Tudeh in veri e propri atti terroristici finalizzati a screditare la sinistra in generale e Mossadeq in particolare. La folla scatenata distrusse le statue di Reza Shah e attaccò radio, televisioni e uffici pubblici. Il premier si accorse dell'escalation di violenza. Non approvò e fermò le rimostranze della folla, inimicandosi - come progettato dalle due potenze occidentali - anche l'ultimo alleato: il partito comunista».
Quest'ultimo inizialmente ha appoggiato dall'esterno le misure di Mossadeq, in evidente ottica antimperialista. La piena assunzione delle responsabilità nel golpe è stata ormai accertata dalla stessa CIA, che nel 2013 ha declassificato i documenti dei propri archivi. Le tattiche usate sono le stesse utilizzate in molti altri colpi di Stato:
«non bastò l’appoggio popolare, immenso, di cui godeva il suo governo: un’imponente macchina orchestrata dalla CIA e dall’MI6 inglese, fatta di menzogne e propaganda, sanzioni e pressioni internazionali, corruzione e ricatti a forze armate e uomini politici (incluso il giovane scià, in un primo momento riluttante a inimicarsi l’opinione pubblica), riuscì a piegare Mossadeq e il suo governo, ponendo fine a quella che fu forse stagione più fulgida della recente storia iraniana».129
Concludiamo ancora con Temellini130:
«il primo ministro venne così accusato di tradimento. Scontò tre anni di carcere e finì la sua vita, nel 1967, agli arresti domiciliari. Pahlavi nel frattempo rientrava in Iran dal suo esilio volontario (forse è meglio dire fuga) a Roma e nominava un nuovo primo ministro. Se solo in parte e a sprazzi, USA e Gran Bretagna appoggiarono la dinastia dei Pahlavi, clamorosamente destituirono Mossadeq, diventato troppo pericoloso ed ingombrante per lasciarlo governare. E le ultime dichiarazioni della CIA, proprio dell'anno scorso, confermano la grave responsabilità degli Stati Uniti nella drammatica questione iraniana. Il colpo di stato del 19 agosto 1953 contro Muhammed Mossadeq è divenuto nella memoria dei persiani, e in generale del mondo arabo, una pietra miliare».
125. Citato in The Mossadegh Project, Dr. Mohammad Mossadegh Biography, Mohammadmossadegh.com.
126. T. Weiner, CIA, cit., pp. 84-86.
127. W. Blum, Il libro nero degli Stati Uniti, po. 99-108.
128. E. Temellini, Mohammad Mossadeq, InStoria, n° 79, luglio 2014.
129. S. Zoppellaro, Iran: Quando la CIA fece cadere Mossadeq cambiando per sempre la storia del paese, East Journal, 14 giugno 2014. Sulle modalità del golpe si vedano W. Blum, Il libro nero degli Stati Uniti, cit., pp. 97-108 e T. Weiner, CIA, cit., pp. 84-93.
130. E. Temellini, Mohammad Mossadeq, cit.

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