19 Marzo 2024

01. IL SILENZIOSO GENOCIDIO DEGLI INDIANI

«La negazione di questo olocausto è molto più radicata di quella dell’Olocausto nazista. Così forte e radicata è la mancanza di conoscenza dell’olocausto americano, […] che coloro che lo negano non ne sono nemmeno consapevoli. Eppure, alcuni milioni di persone sono morte a causa di questo olocausto». (William Blum)2

«È strano, ma vogliono arare la terra, e sono malati di avidità. Hanno fatto molte leggi, e queste leggi i ricchi possono infrangerle, ma i poveri no. Nella loro religione i poveri pregano, i ricchi no. Tolgono denaro ai poveri e ai deboli per sostenere i ricchi e i potenti». (Toro Seduto)3

«Le valutazioni della popolazione nell’attuale territorio degli USA all’epoca dell’arrivo degli anglosassoni all’inizio del XXVII secolo sono a lungo rimaste imprecise. Ma oggi si concorda sulla cifra di 10-12 milioni di individui. Ufficialmente gli USA hanno indicato per molto tempo il numero di un milione: un modo di ridurre l’importanza degli indiani e di minimizzare l’estensione del genocidio che li ha ridotti ai 250 mila del 1900. Il genocidio fu un lungo, tragico e sanguinoso susseguirsi di massacri, di trattati presto violati dagli europei e di epidemie […]. Il tutto accompagnato da furti di interi territori e dalla distruzione delle culture ancestrali degli amerindi». (Robert Pac)
Ha scritto Antonio Santos:
«Gli USA sono stati fondati quindi sul genocidio di circa 10 milioni di nativi. Ma non finisce qui. Solo tra il 1940 e il 1980, il 40% di tutte le donne nelle riserve indiane sono state sterilizzate contro la loro volontà dal governo. Si dimentichi la storia del Giorno del Ringraziamento, con indiani e coloni a dividere pacificamente un tacchino. La storia degli Stati Uniti inizia nel programma di sradicamento degli indiani: per due secoli, i nativi sono stati perseguitati e assassinati, spogliati di tutto e rinchiusi in minuscole riserve di terre infertili, in discariche di rifiuti nucleari e su terreni contaminati. In pieno secolo XX, gli USA hanno messo in marcia un piano di sterilizzazione forzata delle donne native, chiedendo loro di firmare formulari scritti in una lingua che non comprendevano, minacciandole del taglio dei sussidi o, semplicemente, impedendo loro l’accesso ai servizi sanitari».
La maggior parte dei nativi americani sopravvissuti alle guerre di conquista verso il “far west” è vissuta nelle riserve indiane (inizialmente veri campi di concentramento creati nel 1851, poi ghetti e luoghi di residenza), dove hanno potuto mantenere i loro costumi. Molti hanno tentato la fortuna trasferendosi nelle città, ma a pochi è stata concessa la possibilità di ricoprire ruoli importanti, quantomeno fino a tempi recenti. Solo nel 1924 sono autorizzati a integrarsi nella società e viene concesso loro il diritto di voto, anche se restano soggetti alla segregazione razziale che colpisce anche i neri e tutti i non bianchi fino alla firma del Civil Rights Act del 1964 da parte del presidente Lyndon Johnson, con il quale vengono rimosse le leggi razziste e anticostituzionali dei singoli stati. Oltre alla sterilizzazione forzata o attuata con l’inganno, i colonizzatori hanno utilizzato diversi metodi di controllo demografico (per non dire eliminazione e sterminio) dei nativi e controllo culturale (per non dire sottomissione). Vediamone alcuni riportati ad esempio da Wikipedia:
- pulizia etnica e deportazione dalle loro terre;
- distruzione dell’habitat tradizionale delle popolazioni;
- caccia intensiva ai bisonti, principale fonte di sostentamento dei nativi del Nordamerica;
- riduzione in schiavitù e sterminio attraverso il lavoro;
- strage volontaria;
- atti tesi a provocare ad arte lo scontro fra diverse tribù ed etnie, secondo la nota strategia del “divide et impera”;
- nuove malattie diffuse accidentalmente (contro cui i nativi non avevano anticorpi);
- diffusione volontaria del vaiolo come arma biologica, regalando agli indiani coperte e cuscini infetti e offrendo loro banchetti con cibo contaminato; una volta diffuso, la mortalità tra i nativi ha raggiunto il 90% dei colpiti;
- atti di provocazione, sacrilegio e oltraggio, anche violenti, a membri della tribù (in modo da provocare appositamente la reazione violenta degli indiani, a causa del loro codice d’onore tribale), per poterli così perseguitare «con giustizia e ragione» (e giustificare la violenza contro di loro come «repressione di popoli barbari e bestiali»);
- guerre aperte, con l’uso delle tecnologie più moderne, come le mitragliatrici;
- omicidi mirati di capi carismatici e uccisioni deliberate di bambini indiani catturati;
- diffusione deliberata dell’alcolismo o droghe tra i nativi;
- marce forzate di trasferimento attuate sotto la neve e il freddo.4
2. W. Blum, Il libro nero degli Stati Uniti, cit., pag. 20.
3. W. R. Arrowsmith & M. Kort (a cura di), La terra è la nostra madre. Discorsi dei capi indiani, Newton Compton, Roma 1997, p. 51.
4. Fonti usate: L. Tentori, Il grande olocausto dei nativi americani, Ariannaeditrice.it, 27 gennaio 2014; A. Santos, Dieci cose scioccanti che si devono sapere sugli Stati Uniti, Marx21 (web), 21 aprile 2014 [1° edizione originale Avante!, n° 2105, 3 aprile 2014]; R. Pac, Il genocidio degli amerindi, all'interno di A.V., Il libro nero del capitalismo, cit., pp. 410-411; Wikipedia, Nativi americani; Wikiquote, Toro Seduto.

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