19 Marzo 2024

06. UN PAESE LIBERO E DEMOCRATICO?

Affrontiamo di petto il tema degli USA come patria del liberalismo e della democrazia. Dimentichiamo per un attimo l’esclusione razziale, classista e anticomunista, e lasciamo rispondere alla domanda direttamente a Noam Chomsky45:
«Osservare che le parole non bastano e che anche quando i diritti sono conquistati sulla carta debbono essere difesi con vigilanza, si applica non solo alla libertà di parola ma anche più in generale. Si potrebbe pensare, ad esempio, che i diritti fondamentali degli americani siano garantiti dal 14° emendamento alla Costituzione americana, deliberato nel 1868 con l’obiettivo principale di garantire diritti agli schiavi liberati anche se mai utilizzato a tal fine. La formulazione è davvero chiara. Afferma che nessuna azione dello stato può “privare qualsiasi persona della vita, della libertà o della proprietà senza un giusto processo legale, né negare ad alcuna persona nella propria giurisdizione la pari protezione da parte delle leggi”. Chiaro e inequivocabile, ma inaccettabile. I potenti e i privilegiati immediatamente considerarono il suo ambito troppo contenuto e troppo ampio. Il problema consisteva nel fatto che l’espressione “qualsiasi persona” poteva essere interpretato come riferito a ogni persona e questo è inaccettabile. Il tema rimane ancor oggi vivissimo. […]
Gli stessi principi si applicano al primo emendamento alla Costituzione USA che, a una lettura superficiale, sembra proteggere la libertà di espressione. Fino al ventesimo secolo, la protezione della libertà di espressione è stata raramente concessa dai tribunali. Dopo la prima guerra mondiale ci sono state alcune famose espressioni di sostegno alla libertà di espressione da parte di giudici della Corte Suprema, ma esse erano in disaccordo con le sentenze dei tribunali e si trattava di dissensi molto deboli. Persistevano violazioni gravi, coperte dai tribunali; tra esse il tristemente noto Smith Act, che bandiva l’insegnamento, la difesa, o le associazioni che, a giudizio delle corti, potevano incoraggiare il rovesciamento del governo […].
È stato solo 50 anni fa che la Corte Suprema ha cominciato ad arrivare a decisioni che hanno portato gli Stati Uniti oltre la soglia della protezione seria della libertà di espressione, in realtà ad un livello al di là di ogni altro nel mondo, per quanto a mia conoscenza. Dal 1959 al 1974 la Corte Suprema si è occupata di un numero di casi riguardanti la libertà di espressione superiore a quello della sua intera storia precedente, un riflesso della nuova attenzione ai diritti umani fondamentali. Il contesto era quello della crescita del movimento per i diritti civili.
La prima vittoria maggiore della libertà di espressione si ebbe nel 1964 quando la Corte stroncò la legge emanata nel 1798 che stabiliva che la critica del governo è un delitto, la dottrina della diffamazione sediziosa. Va notato che tale dottrina rimane in vigore in altri paesi occidentali, comprese la Gran Bretagna e il Canada, nei quali è stata invocata di recente.
La sentenza della Corte Suprema del 1964 ha fissato uno standard molto elevato per l’accusa di diffamazione. Ha rovesciato una causa per diffamazione intentata contro il New York Times per aver diffamato lo stato dell’Alabama pubblicando un’inserzione di Martin Luther King e di altri leader dei diritti civili che additava la brutalità dei funzionari legali razzisti. Di nuovo, la cosa dovrebbe risultare familiare qui.
Sotto l’impatto dell’attivismo degli anni ‘60 la Corte è successivamente arrivata a uno standard persino più elevato, uno standard che credo sia unico nel mondo. Questa sentenza del 1969 bandisce solo le parole che incitino a una azione delittuosa imminente. Così, se tu ed io intendiamo rapinare un negozio e tu hai un’arma e io dico “spara”, questo non è protetto dalla legge. Ma a parte una circostanza simile, la libertà di parola è protetta. La dottrina è controversa ma, almeno secondo la mia opinione, stabilisce uno standard appropriato.
Adottare uno standard simile sarebbe un segno di vero illuminismo. In un’analisi della “storia e realtà della libertà di parola negli Stati Uniti” lo storico legale David Kairys sottolinea che “nessun diritto alla libertà di parola, nella legge o nella prassi, esisteva prima delle trasformazioni della legge” tra le due grandi guerre del ventesimo secolo. “Prima di allora, si poteva parlare in pubblico solo a discrezione delle autorità locali e a volte federali che spesso proibivano ciò che esse, la classe dirigente economica o altri segmenti potenti della comunità non volevano sentire”. Egli enfatizza come punto importante che “i periodi di protezione stringente e di ampliamento dei diritti e delle libertà civili corrispondono ai periodi in cui i movimenti di massa che rappresentavano una sfida credibile all’ordine esistente hanno preteso tali diritti” incluso il diritto alla libera espressione.
I maggiori agenti della difesa dei diritti civili sono stati la sinistra, i sindacati e altri movimenti popolari, energicamente negli anni ‘60. […] In conformità con questi principi il livello più elevato di protezione della libertà di espressione negli Stati Uniti è stato ottenuto al picco dell’attivismo, quarant’anni fa. Con il declinare dell’attivismo i tribunali hanno cominciato a incrinare queste protezioni.
L’attacco più estremo alla libertà di espressione si è avuto appena l’anno scorso, sotto Obama, con il caso che Judith Chomsky ha trattato ieri: Holder contro Humanitarian Law Project. A sostegno dell’amministrazione Obama i giudici di estrema destra della Corte hanno assicurato al governo diritti di repressione che ci riportano in dietro di parecchi decenni. Le decisioni criminalizzano le espressioni, o qualsiasi altra azione, che il governo affermi possano offrire sostegno e incoraggiamento a organizzazioni sulla lista governativa dei terroristi, una dottrina legale decisamente familiare qui.
Secondo gli standard lassi su cui Obama ha insistito, persino l’ex presidente Jimmy Carter potrebbe essere incriminato. Certamente possiamo esserlo Judith ed io, insieme con molti altri. Sono rimasto piuttosto sorpreso dal fatto che la difesa non abbia neppur chiesto alla Corte di considerare le forti sentenze degli anni ‘60, che apparentemente sono oggi considerate troppo estreme. Il caso è passato quasi sotto silenzio se si eccettuano alcuni sostenitori delle libertà civili che lo hanno condannato».
45. N. Chomsky, Discorso alla conferenza di Istanbul sulla libertà di parola, Ariannaeditrice.it, 20 ottobre 2010.

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