28 Aprile 2024

12. LA DEVASTAZIONE NEOCOLONIALE DELL'ANGOLA

Per parlare dell'Angola presentiamo una serie di documenti storiografici utili a ricostruire le vicende che hanno stravolto un paese, impedendone una piena indipendenza e autonomia politica ed economica. Partiamo con un ritratto complessivo del conflitto:
«In Angola la repressione coloniale condotta dal regime fascista portoghese dal 1961 al 1974 contro i movimenti armati di liberazione (MPLA d'ispirazione marxista, UNITA e FNLA più etnicisti e anticomunisti), sfocia nell'indipendenza, grazie alla rivoluzione democratica portoghese dei “garofani”. Il popolo angolano non può godere per molto della sua nuova libertà: fin dal 1975 il FNLA e soprattutto l'UNITA insediano il loro regime separatista, in particolare nelle regioni diamantifere, con il sostegno materiale francese e con l'apporto militare dei due governi filo-occidentali dello Zaire e del Sudafrica, oltre che della CIA. Sconfitti sul campo dalle forze del governo dell'MPLA, aiutate da un contingente cubano, i mercenari dell'UNITA, inquadrati dai servizi speciali sudafricani, ufficialmente sostenuti dagli USA dei presidenti Reagan e Bush, continuarono ad amministrare diverse parti del paese e a moltiplicare le incursioni del terrore contro i villaggi che non accettavano la loro legge. Come ha reso noto l'ONU, il bilancio di un decennio di guerra dal 1978 al 1988 è di oltre 300 mila morti, centinaia di migliaia di mutilati e altrettanti profughi.
Il progressivo declino del regime dell'apartheid in Sudafrica costrinse infine l'UNITA e i suoi protettori statunitensi ad accettare la sospensione dei combattimenti: gli accordi di pace del 1992 prevedevano esplicitamente la partenza dei contingenti stranieri e le elezioni. Queste ebbero luogo nel 1992, sotto il controllo di osservatori venuti dal mondo intero, e assegnarono la grande maggioranza al MPLA. Ma l'UNITA di Savimbi, rifiutando il verdetto popolare, ricominciò la guerra civile: nel 1994 l'ONU stimò che questo nuovo conflitto uccidesse un migliaio di angolani al giorno! Bisognò attendere la sconfitta dello Zaire di Mobutu, nel 1997, e dei suoi protetti dell'UNITA, per veder rinascere la speranza nell'Angola distrutta da 30 anni di guerre».64
Ecco invece il ruolo svolto dalle forze comuniste in questo conflitto:
«nell'agosto del 1971, avevano avuto inizio grandi forniture di armi sovietiche. […] il fattore decisivo nella lotta per la conquista del potere fu l'arrivo di truppe cubane nell'estate del 1975. […] L'intervento cubano fu approvato da Mosca, che mise a disposizione armi e aerei da trasporto. […] Il personale dei servizi d'informazione dell'MPLA venne mandato a seguire un corso di un anno all'Istituto Andropov. Diversi elementi furono reclutati dal KGB».
Agostinho Neto si reca parecchie volte a Mosca per sottoporsi a cure mediche. Per far fronte ai tentativi di destabilizzazione del governo di Neto interviene anche la STASI, che aiuta a riorganizzare il servizio di sicurezza (DISA). Neanche gli efficienti tedeschi possono però impedire la morte di cancro che colpisce Neto nel 1979, in un ospedale di Mosca.65
Un quadro confermato anche da Andrea Graziosi66:
nel 1975 «in Angola, dove a gennaio il MPLA aveva chiesto aiuto anche a Cuba, ottenendo subito l'invio di un gruppo di ufficiali, Kissinger aveva cercato in primavera di arginare le conseguenze della sconfitta in Indocina promuovendo un'operazione clandestina che contava sul sostegno del Sudafrica. A Mosca, però, l'abbandono della cautela […] stava favorendo l'affermazione di una linea di attivo sostegno alla causa rivoluzionaria. L'Angola fu paragonata alla Spagna del 1936 e si parlò della necessità di non tradire il “dovere internazionalista”, presto incarnato da “volontari” cubani che iniziarono ad arrivare alla fine dell'estate […] A essi si aggiunsero a novembre anche una sessantina di ufficiali sovietici e nelle settimane successive Mosca trasportò in Angola oltre dodicimila soldati cubani, insieme a centinaia di tonnellate di armamenti, carri armati, missili anticarro e antiaerei e MiG-21. Nel marzo 1976 il MPLA poté così annunciare la vittoria. Essa fu celebrata con soddisfazione in una Mosca orgogliosa di aver mostrato la sua capacità di proiezione militare a sostegno di movimenti del Terzo mondo e della nuova sconfitta inflitta agli Stati Uniti».
Andiamo a vedere, con Tim Weiner, come reagiscono nel dettaglio la CIA e gli USA67:
«Due mesi dopo la caduta di Saigon, il presidente Ford approvò una nuova operazione importante per proteggere l'Angola dal comunismo. Il paese era stato la più grossa preda del Portogallo in Africa, ma i leader di Lisbona erano stati tra i peggiori colonialisti europei e la saccheggiarono quando si ritirarono. Il paese stava andando in pezzi, dilaniato dai conflitti tra fazioni rivali. La CIA inviò in Angola 32 milioni di dollari in contanti e armi per un valore di 16 milioni attraverso un suo grande alleato, presidente congolese Mobutu. Le armi erano destinate a una banda violenta di guerriglieri anticomunisti comandata dal cognato di Mobutu e allineata al governo bianco del Sudafrica. Il programma era sostenuto dal presidente Kenneth Kaunda dello Zambia, un leader geniale che riceveva da molto tempo aiuti sottobanco dagli Stati Uniti e dalla CIA. A coordinarlo era un giovane diplomatico di talento che lavorava al dipartimento di Stato di Kissinger: Frank G. Wisner, figlio e omonimo del defunto capo delle operazioni clandestine. […] “Eravamo stati scacciati dal Vietnam” racconta Wisner. “L'amministrazione era molto preoccupata al pensiero che ora gli Stati Uniti sarebbero stati messi alla prova” dalle forze del comunismo in tutto il mondo. “Saremmo stati a guardare una nuova forza che sembrava condotta dai comunisti mentre passava all'attacco, si impossessava dell'Angola e del suo petrolio e cominciava a portare la Guerra fredda nell'Africa meridionale, oppure avremmo tentato di fermarla?” E ancora: “Subito dopo il Vietnam, non potevamo assolutamente andare al Congresso e dire: 'Sentite, mandiamo istruttori e attrezzature militari americane a Mobutu', perciò Kissinger e il presidente decisero di rivolgersi all'agenzia” disse Wisner».
Nel fare un resoconto del racconto svolto da Blum68 riportiamo che le sue fonti asseriscono che Holden Roberto, leader del FNLA, sia entrato nel libro paga della CIA già dal 1961-62 (ricevendo dal 1969 a titolo personale 10 mila euro all'anno), come possibile successore antisovietico del colonialismo portoghese (l'URSS inizia invece a sostenere Neto dal 1964), e che nello stesso periodo, mentre l'Agenzia invita il FNLA a moderare le proprie azioni di guerriglia, Washington fornisce al Portogallo di Salazar, suo alleato come membro NATO, aiuti militari e addestramento antiguerriglia per reprimere la ribellione. Nel 1975, dopo la caduta del regime di Salazar, Washington autorizza il trasferimento a Roberto e al FNLA di 300 mila dollari. Emerge nettamente come sia lo stesso FNLA ad innescare una serie di «incidenti», tra cui la strage di 51 giovani reclute inerti del MPLA attaccate nel proprio quartier generale, che impediscono di rispettare l'accordo di libere elezioni democratiche che avrebbero molto probabilmente sancito la vittoria di Neto. In un contesto in cui l'URSS sostiene l'MPLA e la Cina UNITA, dal luglio 1975 la CIA inizia ad inviare armi in grandi quantità al FNLA, spendendo oltre un milione di dollari nell'ambizioso tentativo di creare una forza di truppe mercenarie composte da inglesi, francesi, portoghesi. Successivamente Kissinger dichiarerà al Senato che la CIA non era implicata in tale operazione. La CIA è invece il cervello e il braccio di una campagna di disinformazione sistematica: una falsa notizia fabbricata ad arte (corredata di foto false) denuncia degli stupri commessi in Angola da soldati cubani. Sono gli USA a sollecitare attivamente la partecipazione nel conflitto del Sudafrica razzista al proprio fianco, motivo per cui «l'Agenzia fu molto attenta a non far entrare i suoi uomini di colore nel programma Angola». L'escalation del conflitto viene fermata dal Congresso degli USA che nel gennaio 1976 taglia gli aiuti destinati al FNLA/UNITA e cerca di controllare maggiormente la CIA. Negli anni seguenti Kissinger riferirà alla commissione d'inchiesta della Camera che una delle principali ragioni dell'intervento in Angola sarebbe stato quello di favorire la stabilità del regime di Mobutu, leader del Congo/Zaire su libro paga della CIA. Anche dopo la fine del conflitto comunque l'intervento statunitense non si arresta. Una volta salito al potere, l'MPLA si trova con la difficile situazione di ricostruire un paese distrutto, avviandolo verso uno sviluppo economico ostacolato dalla struttura coloniale dell'economia. Cerca per questo di mantenere una linea moderata, stipulando contratti commerciali con numerose multinazionali nell'ottica di sviluppare le forze produttive. In questa occasione la CIA e il Dipartimento di Stato degli USA fanno pressioni sulla Gulf Oil affinché interrompa la collaborazione con l'Angola che prevedeva il pagamento di royalties in cambio dell'estrazione di petrolio. Infine gli USA continuano a sostenere in maniera sotterranea la guerra civile angolana, che prosegue attraverso il sostegno militare all'UNITA (essendo nel frattempo defunto il FNLA). Nel 1984 un memorandum confidenziale uscito clandestinamente dallo Zaire testimonia come USA e Sudafrica si fossero incontrati l'anno prima per concordando tutto, prevedendo una serie di tattiche da mettere in campo:
«l'unificazione dei movimenti antigovernativi, l'agitazione di sentimenti popolari contrari al governo, il sabotaggio di fabbriche e trasporti, la conquista di punti strategici, la distruzione dei progetti comuni angolano-sovietici, l'indebolimento delle relazioni del governo con l'Unione Sovietica e Cuba, su come fare pressione su Cuba affinché ritirasse le sue truppe, seminare contrasti tra i ranghi direttivi del MPLA, infiltrare agenti nell'Esercito angolano, esercitare pressioni per frenare il flusso di investimenti stranieri in Angola».
Nello stesso 1983 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU censura il Sudafrica per le operazioni militari in Angola appoggiando le rivendicazioni di riparazioni fatte dal governo angolano. Solo gli Stati Uniti, astenendosi, non sostengono la risoluzione. Infine nel 1985 «dopo una battaglia durata tre anni con il Congresso, l'amministrazione Reagan ottenne l'abolizione dell'atto del 1976 che proibiva aiuti militari americani alle forze ribelli in Angola», il che porta gli USA ad intensificare gli aiuti militari americani alle forze ribelli dell'UNITA sia in maniera evidente che clandestina, subendo peraltro perfino la critica pubblica espressa dal Parlamento europeo nel 1987, il quale approva una risoluzione che descrive l'UNITA come «un'organizzazione terrorista che sostiene il Sudafrica». Quando infine si arriva a democratiche elezioni nel settembre 1992, certificate dall'ONU come libere e corrette, il leader di UNITA, Savimbi, rifiuta di accettare il risultato che sancisce la vittoria dell'MPLA, pone fino ad una tregua durata un anno e scatena «una delle più massicce e prolungate offensive della guerra, ancora una volta rifornito dal Sudafrica e, in anni recenti, da aviolinee “private” americane e organizzazioni “di soccorso” dai trascorsi interessanti, come precedenti legami con i contras del Nicaragua». Gli USA riconoscono il governo angolano solo nel 1993, dopo una guerra che ha fatto oltre 300 mila morti, prodotto una diffusa carestia e ottenuto il primato per quella che la guerra con la più alta percentuale di amputati al mondo, provocata dalle mine antiuomo. Che fine ha fatto oggi l'Angola? La guerra civile è finita nel 2002 con la morte di Savimbi e il paese ha potuto finalmente avviare un proprio difficile e contraddittorio sviluppo economico, trovando dopo il crollo dell'URSS un nuovo partner di peso, come spiega questo Gabriele Meoni dalle pagine de Il Sole 24 Ore nel 201469:
«Il governo cinese è stato il primo a sdoganare l'Angola uscita dalla guerra civile all'inizio del secolo. E lo ha fatto con un modello di business poi adottato negli altri paesi del continente: generosi prestiti a tassi agevolati in cambio di petrolio e di mega-contratti per la costruzione delle infrastrutture. Il modello ha funzionato alla grande: oggi l'Angola, secondo produttore del petrolio dell'Africa dopo la Nigeria con 1,54 milioni di barili al giorno, esporta metà della sua produzione in Cina. L'interscambio bilaterale lo scorso anno ha superato i 27 miliardi di euro facendo della Cina di gran lunga il primo partner commerciale del paese guidato dal veterano José Eduardo Dos Santos, al potere dal lontano 1979. L'intera Unione Europea, che è il secondo partner dell'Angola, ha un interscambio di 12,7 miliardi di euro, meno della metà della Cina».
Il risultato è che «tutto o quasi nel paese africano uscito nel 2002 da una guerra civile durata 27 anni è made in China. Che si tratti del nuovo aeroporto internazionale di Luanda, della ferrovia che attraversa il paese da Est a Ovest o della nuova città di Kilamba, gigantesco agglomerato alle porte della capitale pensato per ospitare 500 mila persone, la progettazione e costruzione è sempre stata garantita dai giganti cinesi dell'edilizia e dell'ingegneria».
Meoni parla di neocolonialismo, ma c'è da domandarsi come si possa confrontare questa situazione, che altri chiamano «cooperazione economica», con l'atteggiamento che abbiamo visto tenere dagli USA per 30 anni.
64. F. Arzalier, L'Africa delle indipendenze e del “comunismo” (1960-1998), cit., pp. 308-309.
65. C. Andrew & O. Gordievskij, La storia segreta del KGB, cit., pp. 585-586.
66. A. Graziosi, L'URSS dal trionfo al degrado, cit., p. 417.
67. T. Weiner, CIA, cit., pp. 336-337
68. W. Blum, Il libro nero degli Stati Uniti, cit., pp. 370-379.
69. G. Meoni, Il premier cinese in Angola, dove tutto è made in China: aeroporti, ferrovie e una città da 500mila abitanti, Il Sole 24 Ore (web), 10 maggio 2014.

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