26 Aprile 2024

3.2. I TERRIBILI CRIMINI DI GUERRA DEI FASCISTI ITALIANI


«So che a casa vostra siete dei buoni padri di famiglia, ma qui voi non sarete mai abbastanza ladri, assassini e stupratori». (1943: un generale italiano ai soldati della Seconda Armata in Dalmazia, in un discorso apprezzato da Mussolini)26
Questa citazioni iniziale non fa che confermare una tendenza già in atto e decisa dalle alte gerarchie politiche.
Questa una testimonianza di un soldato italiano del 1º luglio 1942:
«Abbiamo distrutto tutto da cima a fondo senza risparmiare gli innocenti. Uccidiamo intere famiglie ogni sera, picchiandoli a morte o sparando contro di loro. Se cercano soltanto di muoversi tiriamo senza pietà e chi muore muore». Un altro scrive: «Noi abbiamo l'ordine di uccidere tutti e di incendiare tutto quel che incontriamo sul nostro cammino, di modo che contiamo di finirla rapidamente».
Tutto inizia nel 1941 con l'occupazione delle forze dell'Asse in Jugoslavia. Mussolini aveva lanciato la linea in tempi non sospetti: «...di fronte ad una razza inferiore come la slava, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino ma quella del bastone».
La repressione non si limita a qualche schiamazzo dal balcone di piazza Venezia, ma i fascisti si dedicano a una vera e propria pulizia etnica. Fin dagli anni precedenti l'occupazione, la politica fascista verso i territori di confine con la Jugoslavia è di puro razzismo verso le minoranze slave. In una circolare segreta (riservata ai prefetti fascisti) del 14 novembre 1925 sono contenute le direttive di comportamento: «...si vietino le scritte in slavo sulle tombe, vengano chiuse le società teatrali, biblioteche e cori... si arrivi all'italianizzazione dei nomi». Il primo intento dei fascisti è di fare della Croazia un baluardo della cattolicità e un cuneo tra la Serbia e l'Europa nazi-fascista, sostenendo il movimento nazionalista croato di Pavelic. Queste concezioni portano a quello che è passato alla storia come l'Olocausto balcanico. Le chiese ortodosse vengono depredate, trasformate in chiese cattoliche, se non in stalle, oppure semplicemente rase al suolo; i serbi devono circolare con una P sul braccio (Pravoslavac = Ortodosso), gli ebrei con la stella di David e possono muoversi solo nei quartieri ghetto approntati per loro; nei locali pubblici si affigge spesso il cartello: «Ingresso vietato ai serbi, ebrei, zingari e cani». L'arcivescovo di Zagabria, Stepinac, legittima questa pulizia etnica, in nome di Dio, sostenendo il regime reazionario clerico-fascista di Pavelic. La chiesa cattolica ha così un ruolo di primo piano nell'Olocausto balcanico giustificandolo come una conversione di massa degli infedeli (serbo-ortodossi). Durante questi anni di repressione e di occupazione il partito comunista serbo si organizza e già nel 1941 può contare su 80 mila partigiani. La parola d'ordine lanciata dai partigiani Jugoslavi è semplice: «Smrt fazismu – Slaboda narodu» (Morte al fascismo – Libertà al popolo). Il fascismo e il nazismo contrastano l'avanzata partigiana instaurando tribunali speciali e giustiziando numerosi patrioti jugoslavi. Molte sono le testimonianze degli stessi soldati italiani presenti alle esecuzioni, di queste citiamo quella del generale Ponticelli, in un'intervista rilasciata al quotidiano Il Tempo:
«...quattro lustri di odio sono esplosi in un massacro che in un breve lasso di tempo ha avuto quale risultato lo sterminio di 350 mila serbi e decine di migliaia di altri... Tutti furono uccisi con torture inimmaginabili... Tutto può essere facilmente accertato e apparire in tutte le sue atrocità... Gli orrori che gli ustascia hanno commesso sulle ragazze serbe superano ogni idea... Centinaia di fotografie confermano i misfatti subiti dai pochi sopravvissuti: colpi di baionetta, lingue e denti strappati, occhi estirpati, seni tagliati, tutto ciò accadeva dopo che esse erano state violentate...»..
Questa è solo una piccola parte della storia sanguinosa che vede protagonisti i nazifascisti in Jugoslavia. Alla volontà euforica dei fascisti di commemorare la giornata del ricordo per i morti delle foibe, giudicando i comunisti come sterminatori e assassini, le persone oneste rispondono rispettando i pochissimi morti innocenti finiti davvero nelle foibe, ricordando anzitutto le vittime slave e l'intero drammatico processo storico.27
26. E. Gobetti, Alleati del nemico. L'occupazione italiana in Jugoslavia (1941-1943), Laterza, Roma-Bari 2013, p. 95.
27. Fonti usate: FGCI Torino, Crimini di guerra dell'Italia fascista in Yugoslavia, CCDP, 16 febbraio 2007; L. Soli, La giornata del ricordo: una misura del potere sovrastrutturale corrente, Senza Tregua-CCDP, 10 febbraio 2015; E. Gobetti, Alleati del nemico, cit.

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