25 Aprile 2024

2. LA REPUBBLICA POPOLARE DI BULGARIA

La Repubblica Popolare di Bulgaria nasce sul finire del 1946 in seguito ad un referendum sul passaggio da monarchia a repubblica e dopo le elezioni per l'Assemblea Costituente tenute nell'ottobre dello stesso anno. Tali elezioni segnano la vittoria del Fronte della Patria, coalizione popolare guidata dai comunisti e comprendente i socialdemocratici (pochi anni dopo confluiti nel partito comunista), i ruralisti e i liberali (che verranno sciolti nel 1949). I leader del Partito Comunista Bulgaro sono per un brevissimo tempo il noto esponente del Comintern Georgij Dimitrov e, in seguito alla sua morte avvenuta nel 1949, Valko Červenkov, che durante il piano quinquennale 1949-1953 tenta di realizzare la ricetta sovietica in Bulgaria: forte sforzo nell'industrializzazione pesante e collettivizzazione delle terre agricole. Se l'industria cresce del 20% la produzione agricola rimane stagnante o addirittura cala leggermente. Nel 1954 Todor Zhivkov viene eletto Segretario Generale del PCB, e rimarrà tale per i successivi 33 anni. Durante questo periodo la politica estera della Bulgaria è quella più allineata all'URSS, tanto che più volte il paese chiede vanamente di diventare una repubblica sovietica. Per quanto riguarda la politica interna non si sviluppano particolari movimenti di dissenso fino agli anni Settanta, quando nasce il piccolo gruppo della “Dichiarazione 78”. Nel 1984 viene lanciata una vasta campagna di bulgarizzazione verso la minoranza turca di fede islamica, campagna che prevede tra le varie misure l'abbandono dei nomi musulmani. Si stima che circa 300.000 bulgari di fede musulmana preferiscano emigrare in Turchia. La fedeltà alla linea sovietica rimane anche quando Gorbačev diventa leader. Al XIII Congresso del PCB dell'aprile 1986 sono lanciate campagne contro la corruzione e la burocrazia, di cui si sottolineano i punti deboli. Al congresso del gennaio 1988 il tema centrale diventa il “decentramento”. Nel febbraio 1988 si svolgono le prime elezioni parlamentari con una pluralità di candidati.
Contemporaneamente alla liberalizzazione si creano dei movimenti indipendenti come Ecoglasnost, gruppo ambientalista fondato nell'aprile 1989, che nel proprio programma rivendica il libero accesso alle informazioni sull'ambiente e delle riforme di tipo democratico-liberale. In campo economico sotto Zhivkov si realizzano modeste riforme nell'ambito del Nuovo Meccanismo Economico, che riguardano anche il campo agricolo: si permette la coltivazione per uso privato e la vendita dei prodotti sul mercato a prezzi liberi. Nel 1977 si arriva ad abolire le fattorie collettive a favore di un controllo diretto statale, che però continua ad incoraggiare la produzione privata a livello familiare. Nonostante ciò nel 1987 la produzione agricola cala del 5,1%, soprattutto per via della forte emigrazione della minoranza islamica. In campo industriale invece gli obiettivi sono la creazione di incentivi materiali e una riforma dei prezzi. Una piccola curiosità: nel 1965 la Bulgaria diventa il primo paese del COMECON a produrre su licenza la Coca-Cola. Nello stesso anno vengono avviate collaborazioni con Fiat e Renault. Nel 1986 si tengono le prime elezioni dirette da parte dei lavoratori dei propri dirigenti di fabbrica, e sono adottati strumenti per incrementare i crediti bancari sulla base dell'efficacia economica. L'anno successivo una riforma del settore bancario porta alla formazione di 8 banche (supervisionate dalla banca di Stato) che alimentano un certo grado di concorrenza nel settore. Nel giugno 1987 il Comitato Centrale approva un documento, Principi di una ulteriore costruzione del socialismo in Bulgaria, che limita al “centro” solo il controllo sulle questioni strategiche e generali, lasciando autonomia alle organizzazioni locali; per quanto riguarda i prezzi, essi sarebbero dovuti essere più o meno analoghi a quelli del libero mercato: lo Stato centrale avrebbe mantenuto il diritto di abbassarli solo in caso di necessità. Durante gli anni di Zhivkov la Bulgaria sviluppa un forte settore informatico, tanto da venire definita «la Silicon Valley del blocco orientale». Lo sviluppo del socialismo porta a buoni standard di vita: secondo i dati ufficiali nel 1988 ogni famiglia è dotata di un televisore, il 96% è dotata di un frigo, il 95% di una radio e il 40% di un'auto. Tra il 1950 e il 1989 il PIL pro-capite passa da 1,651 a 6,217 $. Per quanto riguarda il debito estero, causa fondamentale del crollo dei regimi socialisti dell'Est Europa, quello bulgaro passa dai 2,3 miliardi di dollari del 1975 agli 8 del 1990.21
21. Il capitolo, a cura di Mattia Tuccelli, è basato sulle seguenti fonti: G. E. Curtis & E. K. Keefe, Bulgaria: a country study, Federal Research Division, Library of Congress, Washington D.C. 1993; S. Shuraeva, I paesi che sognavano di entrare a far parte dell’URSS, Russiaintranslation.com, 9 gennaio 2017; B. Gökay, L'Europa Centrale dal 1970 a oggi, Il Mulino, Bologna 2005, pp. 57-97, 106-132; Споделяме щастие от 1886; Bulgaria: Soviet Silicon Valley Revived, Novinite.com, 5 novembre 2009; A. Teichova & H. Matis (a cura di), Nation, State and the Economy in History, Cambridge University Press, Cambridge 2003.

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