26 Aprile 2024

9.5. L'ESISTENZIALISMO INDIVIDUALISTA

In che senso l’esistenzialismo è un’arma della reazione e qual è il collegamento con la Chiesa? Partiamo da quest’ultimo punto: per la Chiesa e la dottrina cristiana, ma più in generale per le principali religioni, il valore della vita umana individuale è assoluto e prioritario rispetto ad ogni altro aspetto della realtà. Vedendo la questione in questi termini non sembrerebbe esserci niente da obiettare, tanto più che è stato lo stesso Ernesto Guevara ad affermare che «ha più valore, un milione di volte, la vita di un solo essere umano che tutte le proprietà dell’uomo più ricco della terra»116. Il risultato cui giunge la Chiesa è a tratti paradossale. Nella dottrina cristiana è inconcepibile e inaccettabile, ad esempio, che si possa uccidere un qualsiasi essere umano, fosse pure il più spregevole, perfino se questo dovesse servire a salvare un milione di bambini innocenti. Posti di fronte ad una scelta del genere il cristiano dovrebbe astenersi dall’azione, rimanendo quindi in una inazione dalla bellezza formalmente ineccepibile ma sostanzialmente indifferente ai drammi conseguenti.
Questa posizione etica, di tipo formale categorico (e quindi molto simile all’ottica dell’imperativo categorico kantiano) si collega inevitabilmente con il tema del rifiuto della violenza e della lotta di classe. Il modo migliore per non turbare l’ordine sociale, lo abbiamo detto, è rifiutare la lotta di classe, evitando di fomentare gli istinti violenti degli sfruttati. In questa maniera si eviterà di assumersi le responsabilità individuali degli inevitabili dilemmi etici derivanti dalla prassi politica quotidiana. In questa concezione, che gioca sul valore della vita umana, in realtà si rimane inerti verso le violenze quotidiane del capitalismo, che sancisce tuttora la morte silenziosa per fame e malattie di 24 mila persone ogni giorno. La risposta della Chiesa a riguardo è la preghiera, la carità o l’invito ai governanti e ai cittadini ad essere più saggi. Democraticamente e in maniera non violenta. Nel frattempo però i morti si accumulano e ogni violenza, sia pur difensiva, che possa scaturire da un’intensificazione della lotta di classe, viene condannata, indifferentemente che essa venga agita da chi cerchi di liberarsi dalle proprie catene o da chi invece cerchi di mantenerle in essere. Le morti derivanti dai regimi comunisti andrebbero viste tenendo a mente questa domanda: chi è morto? Perché? Quali sarebbero state le conseguenze se ciò non fosse avvenuto? Non si intende certo dire che sia augurabile la morte di qualsivoglia “nemico del popolo”, né tale è stata l’azione svolta dai bolscevichi. Si constata però che la Storia dell’umanità è una storia di violenza estrema, di stragi quotidiane, in certi casi visibili e in altri (molto più spesso) invisibili, specie durante l’epoca capitalistica, i cui effetti perversi sulla società sono scientemente occultati, negati o minimizzati. Per quanto sia vero che occorra cercare di salvaguardare ogni singola esistenza umana, questo assunto rimane formale e opaco se non viene calato nella realtà storica e politica quotidiana. In certi casi, in condizioni estreme, i governanti di un paese si sono trovati nella Storia di fronte a drammatiche scelte di radicale aut-aut. Chi nega questo aspetto nega la realtà della Storia in nome di un ideale che rimane a quel punto solo astratto. C’è un altro aspetto da segnalare riguardo all’esistenzialismo: esso fiorisce nel XIX secolo con Kierkegaard, il quale non a caso è profondamente cristiano. L’esistenzialismo viene definito dall’enciclopedia Treccani117 come un insieme di autori e filosofie che hanno insistito «sull’insensatezza, l’assurdo, il vuoto che caratterizzano la condizione dell’uomo moderno e sulla “solitudine di fronte alla morte” in un mondo che, sia come ambiente naturale sia come società e realtà storica, è diventato a lui completamente estraneo o addirittura ostile». È facile immaginare che da questo punto di partenza le religioni abbiano gioco facile anzitutto nel rimuovere le cause socio-economiche del disagio individuale, poi nello spostare la risposta per la risoluzione del problema: dalla lotta collettiva al ripiego individuale verso la fede e l’irrazionalismo religioso. In un mondo che appare degradato sotto ogni aspetto viene infatti a perdere di senso la speranza di un miglioramento della propria individualità. In un mondo in cui niente più abbia davvero importanza non ha importanza neanche la presenza degli altri, né quindi le ingiustizie e i soprusi subìti da chi ci circonda. Da questa posizione nichilista le religioni intervengono con la risposta che conosciamo, ma si possono anche formulare risposte diverse, ancor più reazionarie (Nietzsche) oppure progressiste (Feuerbach e Marx). Dall’esistenzialismo è partito Sartre, che ha poi formulato un’etica dell’impegno politico. Da segnalare però che tale filosofia fu duramente denunciata dai bolscevichi:
«Esemplare fu la polemica ideologica e culturale condotta da Ždanov contro l’esistenzialismo sartiano, identificato come cavallo di Troia della reazione nel campo delle forze progressive. Partendo dall’assunto che la reazione aveva un bisogno assoluto di una filosofia sofistica e mistificante, che le permettesse di contaminare il più gran numero di uomini che sognano la giustizia e una vita migliore, Ždanov sostenne che funzione precipua di tale filosofia era quella di inculcare negli uomini la mancanza di fede nelle proprie forze, l’indifferenza per le idee di avanguardia, il dubbio di poter arrivare a risultati positivi per mezzo degli sforzi collettivi degli operai e di tutta l’umanità, lo spirito di capitolazione»118.
Oggi nelle società occidentali si assiste ampiamente ad un trionfo silenzioso dell’esistenzialismo individualista, perfetto arredo del sistema non solo capitalista ma imperialista nel senso più guerrafondaio. La stessa religione cattolica, dopo aver favorito in ottica anti-marxista questa filosofia, oggi si trova in difficoltà nel cercare di arginarla, cercando di colmare il nichilismo imperante con i propri valori. Nelle società opulente del Capitale, però, la secolarizzazione avanza imperiosa e diventa la nuova religione, come già intravisto dall’ultimo Pasolini prima di morire. L’esistenzialismo individualista è una filosofia che è entrata inconsapevolmente nel senso comune in Occidente, favorendo non solo edonismo e amoralismo ma anche disimpegno e apoliticismo. Nel “Terzo Mondo”, invece, dove le preoccupazioni delle popolazioni non sono le merci capitalistiche ma la sopravvivenza quotidiana, vige ancora una lettura religiosa diversa: un’etica collettivista e del sacrificio individuale che ben si coniuga con le istanze degli integralismi e fondamentalismi. Per loro vale ancora l’idea marxiana che la religione, vista come atto di rivolta, possa offrire una felicità nell’aldilà, dato che viene negata nel presente.
116. Citato in Wikiquote, Che Guevara.
117. Enciclopedia Treccani, esistenzialismo, Dizionario di filosofia (2009), Treccani.it.
118. E. Barone & A. Viola, Gli insegnamenti di Ždanov, CCDP, 31 agosto 2014.

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