27 Luglio 2024

1.08 UNA STORIA COREANA

Spesso una storia personale aiuta meglio di ogni altra cosa a comprendere le vicende di un paese, soprattutto quando esse sono coperte di menzogne da decenni. La storia che riportiamo di seguito è quella esemplare di Hur Young-chul, comunista, prigioniero politico che ha passato gran parte della sua vita nelle galere sud-coreane (sì, avete letto bene, nel Sud), a causa della sua lotta per l’indipendenza della Corea e per il socialismo. Da questa esperienza, una volta liberato, ha tratto una biografia appassionante (Perso nelle tormente della storia) di cui si riporta l'introduzione14:
«Comunista in un’epoca in cui il comunismo era temuto più di ogni cosa in Corea del Sud, Hur Young-chul fu incarcerato a 35 anni: ne aveva 71 alla sua liberazione, negli anni ‘90. Avrà dunque passato 36 anni dietro le sbarre - all’incirca la stessa durata dell’occupazione giapponese in Corea (1910-1945) - senza mai rinnegare le proprie convinzioni. Nella Corea divisa, tragedie come questa non sono un caso isolato. I prigionieri politici sud-coreani battono tutti i record di durata di detenzione: Kim Seon-myeong, ad esempio, è rimasto 45 anni in prigione. Nato nel 1920, Hur Young-chul è ormai il più anziano di questi resistenti (ne restano ormai non più di un centinaio) che hanno conosciuto l’occupazione giapponese e la divisione della Corea. All’epoca dell’occupazione giapponese, la maggior parte di essi non conosceva nulla del socialismo, ma Hur Young-chul, che aveva cominciato a lavorare molto giovane, si era interessato agli ideali socialisti durante un soggiorno in Giappone. Fu lì che iniziò a sviluppare una visione più profonda del mondo del lavoro. Ispirato da questa nuova ideologia, rientrò nel suo villaggio natale dopo la liberazione e aderì al Partito dei Lavoratori della Corea del Sud, militando alla testa dell’Unione democratica dei giovani Coreani. Tuttavia, la repressione esercitata contro i militanti dagli occupanti USA e dal regime del Sud si faceva sempre più dura, cosa che spinse Hur Young-chul come tanti altri comunisti e democratici a trovare rifugio al Nord. Allo scoppio della guerra di Corea ritornò al Sud dove fu eletto presidente del comitato popolare del distretto di Bu-an. Dopo la battaglia d’Incheon fuggì di nuovo al Nord, dove fu formato alla scuola centrale del Partito comunista – attuale università Kim Il-sung - e in seguito nominato vice-presidente del comitato popolare del distretto di Jangpung. Inviato come agente segreto in Corea del Sud nel luglio 1954, fu arrestato un anno più tardi. Per la società sud-coreana deve essere stato molto difficile accettare le verità contenute nell’autobiografia di Hur Young-chul. I governanti pro-giapponesi e i dittatori che li hanno seguiti alla guida della Corea del Sud erano esseri senza scrupoli che seguivano unicamente i propri interessi, non avevano considerazione alcuna per il popolo, non conoscevano ideologie. Essi forzarono i socialisti a rinnegare i loro ideali e a pentirsi; i simpatizzanti della democrazia furono arrestati e costretti a fare mea culpa. La libertà di coscienza e di pensiero erano al Sud un lusso che esisteva solo sulla carta, e la riapparizione di questi prigionieri politici negli anni ‘90 ha permesso di rendersi conto dell’importanza di tale libertà nella storia della Corea contemporanea. Poi, in seguito alla dichiarazione congiunta Nord-Sud del 15 giugno 2000, la maggior parte di questi prigionieri politici detenuti al Sud furono autorizzati a passare al Nord. La forza che aveva permesso loro di mantenere intatte le proprie convinzioni, nonostante le privazioni e le umiliazioni, risiedeva nella certezza che esisteva una Repubblica popolare democratica al di là del 38° parallelo. Coloro che decisero di trasferirsi al Nord sono stati accolti come eroi, mentre chi è rimasto al Sud conduce una vita miserabile: Hur Young-chul fa parte di questi ultimi. Egli è rientrato nel suo villaggio natale, dove vivono sua moglie e i suoi figli. Venti anni ormai sono passati dalla sua liberazione. Forse è proprio per condividere questa sua storia che ha deciso di rimanere al Sud».
14. Il brano è un lavoro di Han Hong-gu, professore all’università Sungkonghoe di Seul, in Han Hong-gu, Introduzione a Park kun-woong, Je suis communiste, Cambourakis, 2014 (manga in due volumi tratto dalla biografia di Hur Young-chul), Amitiefrancecoree.org.

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