20 Aprile 2024

11.3. LA POLITICA ESTERA DI OBAMA

Nel 2009 Barack Obama, all'epoca neopresidente degli Stati Uniti, viene insignito “sulla fiducia” del Premio Nobel per la Pace. Da allora ha bombardato sette paesi, ha rafforzato lo Stato islamico, ha causato conflitti militari e destabilizzato altre zone del mondo prima stabili (in particolare il Sudamerica).
Vediamo i principali interventi attuati di cui si ha notizia.
Afghanistan. Nel dicembre 2009, appena due mesi dopo aver vinto il Nobel per la Pace, Obama ordina di rafforzare la presenza degli Stati Uniti in Afghanistan con 30.000 soldati. Si continuno a lanciare attacchi di droni senza autorizzazione delle Nazioni Unite. La pratica, già iniziata dal predecessore George W. Bush, Obama è perfino intensificati e riguarda interventi in Yemen, Pakistan e Somalia. Secondo i dati medi forniti da tre ONG, Obama ha autorizzato 506 attacchi in questi paesi, con un bilancio di oltre 3.000 vittime, 400 dei quali civili.
Libia. È sotto il suo mandato che gli USA lasciano una scia di distruzione in Libia, partecipando nel marzo 2011 all'operazione militare tesa a rovesciare Gheddafi. Il leader libico viene ucciso barbaramente tra gli slogan democratici e umanitari, che inaugurano un periodo di cronica instabilità e lotta armata per il potere nel paese, condotto all’effettiva disintegrazione e flagellato dalla diffusione del terrorismo islamico.
Iraq, Siria e Wikileaks. Durante la campagna elettorale dell'ottobre 2011 Obama annuncia il ritiro delle truppe statunitensi dall'Iraq. Promessa non mantenuta. I tentativi di rovesciare il leader siriano Bashar al-Assad spingono anzi gli USA ad un maggiore intervento nella regione: viene armata l'opposizione siriana (compresa quella islamico-integralista), il che permette l'espansione e il rafforzamento dello Stato Islamico. Questi gruppi radicali contribuiscono a terrorizzare per anni la popolazione di Siria e Iraq. Nell'agosto 2014 Obama autorizza attacchi aerei contro le postazioni dell'ISIS in Iraq e nel settembre dello stesso anno inizia a bombardare la Siria, senza il consenso del Governo sovrano locale. Nonostante i proclami pubblici la strategia di Obama di combattere l'Isis non dà risultati significativi, tanto da suscitare da più parti dubbi sui veri obiettivi degli Stati Uniti nella regione. Nell'ottobre 2010 WikiLeaks diffonde più di 300.000 documenti riservati dell'esercito statunitense che rivelano gravi inadempienze delle autorità USA nel perseguire abusi, torture e violenze perpetrate durante la guerra in Iraq. La divulgazione dei documenti rivela anche la morte di oltre 15.000 civili in circostanze sconosciute e numerosi casi di torture da parte di militari iracheni ignorate dall'esercito statunitense. Obama risponde a queste notizie creando, il 1º dicembre 2010, un organismo speciale denominato Interagency Policy Committee for Wikileaks: l'obiettivo è contrastare nuove fughe di documenti dagli uffici dell'amministrazione americana. Il 3 dicembre 2010 il sito WikiLeaks, attraverso la sua pagina su Twitter, accusa esplicitamente gli Stati Uniti di averlo oscurato.
Ucraina e Russia. Durante le proteste scoppiate a Kiev nel novembre 2013 i paesi occidentali rafforzano la loro retorica a sostegno dell'opposizione ucraina, al fine di rovesciare il governo democraticamente eletto di Viktor Yanukovič. Nel febbraio 2014 un colpo di Stato fomentato dall'Occidente solleva dal potere il legittimo Presidente dell'Ucraina, portando a elezioni anticipate, allo scioglimento della Corte costituzionale e alla revoca della legge che concede alla lingua russa lo status di lingua ufficiale in Crimea e in altre regioni. Prima e dopo le elezioni presidenziali in Ucraina, Obama offre il suo sostegno morale al golpista Petro Porošenko. Diverse prove mostrano che gli Euromaidan, di tendenza nazifascista, siano addestrati e armati dalla NATO. Inoltre il leader statunitense approva la fornitura di armi letali a Kiev per utilizzarle nell'offensiva nella parte orientale del paese. Obama in definitiva ha la responsabilità primaria nell'aver alimentato ad arte le tensioni con la Russia, facendo scoppiare una nuova “guerra fredda”.
Sudamerica. Fin dal primo giorno Obama ha terremotato l’America Latina che coi suoi nuovi governi socialisti e progressisti aveva cominciato ad uscire dall’ombra del Nord America, smettendo finalmente d’esserne il “cortile di casa”. Il golpe in Honduras (giugno 2009) estromette uno dei principali leader dell’ALBA, ispirato il golpe bianco in Paraguay con la conseguente defenestrazione del Presidente Lugo (giugno 2012), quindi dà via libera ai tentativi di golpe nel resto della regione. Sostiene la destra di Macri in Argentina e le guarimbas in Venezuela, precipitando anche quel paese nel vortice del caos. Anche in Brasile, in occasione dei Mondiali di Calcio, sovvenziona e porta avanti una tattica non molto dissimile da quella delle guarimbas venezuelane, per poi ripiegare sulla tecnica del golpe bianco giudiziario con cui estromette la presidente Rousseff.
Cina. Durante il mandato di Obama la Cina è diventata la prima potenza economica mondiale in termini di PIL. Per frenarne l'ascesa non manca una mini-strategia della tensione militare: basi aree e navali vengono installate o potenziate in Thailandia, Filippine, Singapore, Australia e altri paesi del Sud-Est asiatico. Il Pentagono accusa la Cina di schierare sistemi di difesa nel Mar Cinese Meridionale per «controllare questo mare e limitare la nostra capacità di muoverci nella regione Asia/Pacifico». Regione nella quale gli Usa stanno accrescendo la loro presenza militare, in base a un piano che prevede di schierare, a ridosso di Cina e Russia, anche navi e basi Aegis analoghe a quelle schierate in Europa, dotate di sistemi di lancio adatti sia a missili intercettori che a missili da attacco nucleare. Michael Morrell, ex vice-direttore della CIA, in un'intervista tratta da un servizio della CNN usa la statistica legata alla storia per affermare che «il confronto tra Cina e America condurrà alla guerra con una probabilità del 70%». Spiega Morrell come «ogni qualvolta una potenza emergente, in questo caso la Cina, si è confrontata con una potenza consolidata, in questo caso gli Stati Uniti, nel 70% dei casi il risultato è stato una guerra».
Alla domanda della giornalista sul rischio di una guerra tra Usa e Cina:
«Si, assolutamente si. Non è nel nostro interesse. Non converrebbe né a noi né a loro, ma certamente è un rischio concreto».
Lo spionaggio mondiale. Durante l'amministrazione Obama scoppia una grande scandalo: si scopre che gli USA spiano ripetutamente tutti i leader e governi europei. Una rivelazione clamorosa, possibile grazie a Edward Snowden che nel giugno 2013 svela al mondo intero i dettagli di diversi programmi di sorveglianza di massa del governo statunitense e britannico, fino ad allora tenuti segreti. Tra queste informazioni su programmi di intelligence segretati c'è anche il programma di intercettazione telefonica tra Stati Uniti e Unione Europea riguardante i metadati delle comunicazioni, il PRISM, Tempora e programmi di sorveglianza Internet. Wikileaks contribuisce a sua volta, diffondendo una direttiva del segretario di Stato Hillary Clinton in cui si ordina ai diplomatici di raccogliere le informazioni biometriche del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, e di alti funzionari dell'organizzazione, incluse le password e le chiavi di crittografia personale utilizzate nelle reti private e commerciali per le comunicazioni ufficiali.
Italia. Nel caso dell'Italia, l’ex ministro statunitense del Tesoro Tim Geithner ha scritto pubblicamente che gli USA erano al corrente del piano di alcuni funzionari UE di far cadere il governo Berlusconi nel novembre 2011. Fonti UE accusano invece il contrario: «Erano gli Usa a volere che il paese andasse in amministrazione controllata». Il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso aggiunge che «l’Italia era vicinissima all’abisso» e al G20 di Cannes «alcuni tentarono di metterla sotto la supervisione del Fmi», ma «sarebbe stato un disastro» e «noi siamo stati quasi soli a dire che non doveva succedere». Pesano i documenti Wikileaks che mostrano come il rapporto tra Silvio Berlusconi e Vladimir Putin sarebbe stato oggetto di un'attenta osservazione da parte dei diplomatici statunitensi. La loro relazione viene giudicata di natura confidenziale anche a causa dello scambio di “regali generosi”, e foriera di redditizi contratti energetici tra Eni e Gazprom. La descrizione offerta di Berlusconi è sospetta per Washington: «sembra essere il portavoce di Putin in Europa».
Il Presidente del Consiglio italiano si sarebbe fatto portatore degli interessi russi in seno all'Unione Europea. Nel dubbio meglio non rischiare e utilizzare l'arma della guerra economica per distruggerne il Governo. Così lavora un impero invisibile che riesce ad ottenere per il proprio leader “democratico” perfino un premio Nobel per la Pace sulla fiducia.28
28. Fonti usate: F. Bovo, L’impeachment di Dilma Rousseff e l’agonia degli Stati Uniti, Opinione-pubblica.com, 10 maggio 2016; Redazione L'AntiDiplomatico, Barack Obama, le 7 guerre del Premio Nobel per la Pace, L'AntiDiplomatico, 21 gennaio 2016; F. Verde, Brasile: chi si nasconde dietro le proteste contro Lula e Dilma Rousseff?, L'AntiDiplomatico, 31 marzo 2016; Redazione Il Fatto Quotidiano, Caso Geithner, Berlusconi: “Lo sapevo, fu golpe”. Fonti Ue tirano in ballo gli Usa, Il Fatto Quotidiano (web), 13 maggio 2014; Wikileaks; Redazione L'AntiDiplomatico, Dichiarazione shock ex vice-direttore Cia: “La storia lo insegna: il 70% di probabilità di una guerra tra Cina e Usa”, L'AntiDiplomatico, 26 luglio 2015; M. Dinucci, Escalation Usa contro la Cina, Marx21 (web), 2 giugno 2016 [1° edizione originale Il Manifesto, 31 maggio 2016].

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