26 Aprile 2024

1.7. LA VERITÀ STORICA SULL'ECCIDIO DI PORZUS

Con l'eccidio di Porzûs si ricorda l'uccisione, effettuata fra il 7 e il 18 febbraio 1945, di 17 partigiani (tra cui una donna, loro ex prigioniera) della Brigata Osoppo, formazione di orientamento cattolico e laico-socialista, da parte di un gruppo di partigiani – in prevalenza gappisti – appartenenti al Partito Comunista Italiano.
Tale evento è il tentativo per alcuni di delegittimare la Resistenza italiana proiettando sull'intero movimento partigiano un episodio ritenuto marginale; per altri è la prova della natura totalitaria e antidemocratica del PCI e del carattere antinazionale della sua politica.
Su Porzûs si è per la prima volta evidenziata quella convergenza destra-sinistra tesa a ricostruire un immaginario condiviso anticomunista.
Nel 1997 viene fatto un film diretto da Martinelli, finanziato dal governo di centro-sinistra; all'epoca è ministro della cultura Walter Veltroni... La tesi che passa nel film – la stessa delle forze dominanti in tutti questi sessant’anni, con la novità che viene fatta propria da ex-PCI – è della piena responsabilità dei comunisti friulani, e del PCI più in generale, presentati come asserviti agli interessi jugoslavi – mentre gli osovani risultano i patriottici difensori dei confini dalle mire jugoslave. In realtà:
-si omette che la collaborazione tra la Divisione “Garibaldi-Natisone” con il comando operativo del IX Korpus sia stata suggerita dallo stesso CLNAI;
-Osoppo aveva rotto precedentemente il comando unificato Natisone-Osoppo, quando il comandante scelto nell'estate '44 era diventato un comunista;
-si omettono i contatti tra Junio Valerio Borghese e la sua X Mas con esponenti della Resistenza non comunista (nello specifico “Verdi” Candido Grassi, capo della Osoppo), per la costituzione di un fronte anticomunista e anti slavo.
Questi contatti si infittiscono nel gennaio del ’45, poco prima dell’eccidio di Porzûs;
-si omette di dire che la donna giustiziata era considerata una spia di cui era stato accertato il collaborazionismo con i tedeschi durato per oltre un mese;
-si dimentica il ruolo svolto dagli anglo-americani e il loro interesse a mantenere distanti i comunisti slavi (si ragiona già in termini di guerra fredda);
-nel dopoguerra un processo falsato porta a 42 condannati, per lo più comunisti e leader della Resistenza.
In conclusione: in guerra, soprattutto durante una guerra partigiana, non c'è possibilità di fare le anime belle che si attengono ai giusti processi. Se ci sono motivi e prove fondate che ci sia un tradimento occorre agire subito, altrimenti ne va della riuscita stessa del conflitto, oltre che della propria vita personale. La guerra è un evento drammatico e ha le sue regole tragiche. Giudicare oggi quei fatti con le regole attuali è semplicemente assurdo e ingenuo, oppure esprime la precisa volontà politica di esercitare un revisionismo storico a scopi politici: in questo caso delegittimare i comunisti.24
Si è scelto questo episodio come esemplificativo della serie di menzogne portate avanti per anni dalla borghesia sui “crimini” della Resistenza Partigiana. Questo però non è che uno dei tanti atti su cui si possa replicare. Certamente non sono mancati errori, violenze talvolta gratuite (quasi sempre però punite dagli stessi partigiani) e il ricorso ad una giustizia proletaria considerata “sommaria” dai borghesi, che continuano a difendere noti collaborazionisti, fascisti e criminali, ricordando le loro morti senza ricordare le loro vite infami.
Gioverà ricordare le parole dello scrittore partigiano Italo Calvino: «dietro il milite delle Brigate nere più onesto, più in buonafede, più idealista, c'erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l'Olocausto; dietro il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato, c'era la lotta per una società pacifica e democratica, ragionevolmente giusta».25
24. Sull'episodio: A. Kersevan, Porzûs: il più grande processo antipartigiano del dopoguerra, Diecifebbraio.info, all'interno di A.V., Foibe. Revisionismo di stato e amnesie della Repubblica, Atti del convegno: “Foibe: la verità. Contro il revisionismo storico. Sesto San Giovanni, 9 febbraio 2008”, Kappa Vu, Udine 2009.
25. Citato in A. Asor Rosa, A lezione di Calvino, La Repubblica (web), 13 novembre 2000.

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