19 Aprile 2024

2.8. VERSO LA STAGNAZIONE PRODUTTIVA

«Il quadro sin qui tracciato mostra come la crescita economica sovietica, pur mantenendo ritmi accettabili fino agli anni Settanta, continuasse a mantenere a tutti i livelli aree di inefficienza e penuria, che provocavano la graduale diffusione di iniziative miranti a compensare le lacune del sistema economico e/o a trarne profitto. Col procedere degli anni Settanta era ormai sempre più percettibile l’esistenza di un’economia parallela, che operava ai margini della legalità, la quale offriva beni di consumo e servizi formalmente non reperibili. Essa coinvolgeva una larga gamma di attività; alcune di esse erano interamente clandestine, ma molte altre linee di produzione e/o servizi fiorivano dietro la facciata delle imprese di stato.
Quest’ambito sommerso, per quanto illegale, suppliva nella sostanza alle larghe smagliature dell’economia di piano. Le autorità, che formalmente tuonavano contro il malcostume e ne combattevano alcune punte, nel complesso lo tolleravano, sia perché l’economia parallela tamponava nascostamente falle importanti di quella ufficiale, sia perché dava laute occasioni di introito ai funzionari che a vario titolo vi erano coinvolti. La rilevanza dell’economia sommersa non significava solo la delegittimazione implicita di quella ufficiale, ma ne modificava in concreto il funzionamento. Per quanto la consistenza di tale settore parallelo fosse difficilmente quantificabile, lavoro e risorse materiali entravano infatti in quel circuito attraverso vari canali, alterando in tal modo le risposte degli agenti economici alle direttive ufficiali dell’amministrazione. Questi fenomeni si sommavano ad altri che, per quanto striscianti, tendevano anch’essi ad ostacolare l’aumento della produttività: l’incremento della popolazione in età lavorativa era notevolmente rallentato, lo stock di capitale era invecchiato e richiedeva un pesante lavoro di manutenzione, le risorse energetiche erano sempre più spostate verso Oriente. Le cospicue importazioni di attrezzature industriali e prodotti agricoli erano un’evidente spia delle difficoltà. Pur senza registrare episodi particolarmente acuti, dalla metà degli anni Settanta l’economia sovietica entrò in una fase nella quale, anziché una dinamica tendenzialmente ciclica come quella precedente, essa mostrò in misura sempre maggiore i segni di una stagnazione produttiva sulla quale non avrebbero tardato ad innestarsi sintomi di degrado sociale e di senescenza dei vertici politici, destinati a raggiungere dimensioni preoccupanti fin dall’inizio del decennio successivo. Da questo punto si apre un capitolo nuovo nella storia dell’economia sovietica, il cui corso ulteriore non può più esser seguito all’interno del sistema, ma fa tutt’uno con la disgregazione di quest’ultimo a tutti i livelli, oltrepassando quindi i limiti che ci siamo posti in questa sede».24
24. Ibidem.

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