26 Aprile 2024

7.1. ENVER HOXHA, COSTRUTTORE DEL SOCIALISMO

Enver Hoxha nasce il 16 ottobre 1908 ad Argirocastro, nel sud dell'Albania; suo padre è un modesto impiegato, per parecchi anni emigrante in America; sua madre una casalinga. Enver studia in Francia, dove entra in contatto con il partito comunista locale e scopre il marxismo. Rimasto senza lavoro e senza soldi, non potendo finire gli studi universitari, l'estate del 1936 torna definitivamente in Albania dove riallaccia i rapporti con i comunisti albanesi e lavora come insegnante di francese. Il 7 aprile 1939 l'Italia occupa l'Albania. Per le sue idee apertamente rivoluzionarie e antifasciste Hoxha viene licenziato. Il 29 novembre '39 lascia Korça per la capitale Tirana. Qui lavora per qualche tempo come professore part-time nel Ginnasio Statale, venendo infine nuovamente licenziato perché ormai noto comunista. Con l'aiuto di alcuni amici apre un piccolo negozio che diventa una copertura per le attività clandestine. In collaborazione con altri militanti e gruppi lavora attivamente per l'unificazione del disperso movimento comunista, col fermo proposito di creare un unico partito. L'operazione ha successo e l'8 novembre '41 nasce il Partito Comunista Albanese. Hoxha viene eletto tra i sette membri del Comitato Centrale provvisorio. Ben presto emerge come il vero leader del partito, diventando l'ispiratore principale dell'attività politica, che consiste nell'organizzazione della lotta armata attraverso un fronte unico di tutte le forze, indipendentemente dall'orientamento politico e ideologico. Nel settembre '42 a seguito della Conferenza di Pesa viene creato il Fronte Nazionale di Liberazione. Condannato a morte in contumacia dal tribunale fascista, Hoxha vive e lavora nell'illegalità a Tirana e nelle diverse regioni del paese. Nel marzo '43 la prima Conferenza Nazionale del P.C.A. lo elegge formalmente segretario generale, carica che terrà sino alla morte. Fondamentale è anche il ruolo avuto da Hoxha nell'organizzazione del nuovo sistema politico. Consapevole del fatto che l'Albania nel dopoguerra non può restare un dominio feudale della borghesia, né una colonia delle potenze imperialiste, Hoxha ispira nel partito la creazione di embrioni del nuovo potere politico: i consigli nazionali di liberazione. Nel maggio 1944 il Congresso Antifascista di Permet nomina Enver Hoxha presidente del Comitato Antifascista Nazionale di Liberazione, all'epoca unico organo legislativo dello Stato albanese con gli attributi di un governo provvisorio, e Comandante Generale dell'Esercito di liberazione nazionale, che nella primavera del '44 raggiunge i 70 mila uomini. Piccola nota simbolica: dopo l'8 settembre '43 le formazioni militari italiane in Albania sono allo sbaraglio. Molti cadono nelle mani dei tedeschi che li costringono a combattere con loro. Chi si rifiuta è considerato un “terrorista” e spedito nei campi di concentramento. Hoxha e il movimento antifascista decidono di difendere i militari italiani dalle repressioni dei nazisti. Hoxha chiede al popolo albanese di nascondere gli italiani nelle loro case. 18 mila militari italiani vengono ospitati nelle case degli albanesi che con questo atto di generosità rischiano la fucilazione da parte dell'esercito tedesco. 2 mila militari italiani entrano volontariamente nelle formazioni partigiane, dove combattono con onore contro i tedeschi. Così nasce la brigata Antonio Gramsci.
In vista dell'imminente liberazione del paese, il Comitato Antifascista Nazionale di Liberazione è trasformato in Governo Democratico Provvisorio ed Enver Hoxha diventa il primo capo di governo della nuova Albania.
Dopo la Liberazione, avvenuta ad opera esclusiva dell'esercito partigiano, Hoxha inizia una nuova fase di lotta per far risorgere l'Albania avviandola al socialismo. Nel marzo '46 l'assemblea Costituente uscita dalle elezioni del dicembre '45 proclama l'Albania Repubblica Popolare e nomina Hoxha Primo Ministro, carica tenuta fino al '54. Gli anni '50 segnano i primi difficili passi dell'Albania verso la ricostruzione e lo sviluppo economico, sociale e culturale.
Per valutare correttamente, oggettivamente, questa esperienza quasi cinquantennale, per comprendere la grandezza delle trasformazioni politiche, economiche, sociali e culturali realizzate, si devono fare i conti con l'enorme arretratezza che l'Albania aveva ereditato dal passato. Parliamo di un paese con un'economia completamente agricola e assai primitiva, segnata da rapporti economici feudali; l'industria è quasi inesistente; il livello di istruzione è molto basso: l'80-85% della popolazione è analfabeta; la vita media non raggiunge i 40 anni. Questa era l'Albania prima della guerra. A tutto ciò si devono aggiungere le perdite umane: 28 mila caduti su 800 mila abitanti e le distruzioni della guerra. La politica del Partito del Lavoro – chiamato così dopo il primo congresso del novembre '48 – ha tre orientamenti fondamentali: l'industrializzazione, lo sviluppo dell'agricoltura attraverso la cooperazione, un programma per lo sviluppo dell'istruzione e della cultura. Con grandi sacrifici, con l'enorme entusiasmo popolare ed anche con l'aiuto dei paesi socialisti – l'Unione Sovietica negli anni '50 e per un certo periodo poi la Cina - l'Albania si trasforma in un paese progredito, ben lontano dal livello ereditato dal passato. Sono costruiti grandi complessi industriali, centrali termo e idroelettriche, bonificate paludi, arginati fiumi, nascono nuove città dal nulla. Si sviluppa una fitta rete di scuole elementari e medie che assicurano l'istruzione a tutti i bambini; è elettrificato tutto il paese. L'Albania non è certo il paradiso terrestre e resta molto lontana dai paesi più progrediti dell'Europa ma i progressi sono inequivocabili. Gli ultimi anni Cinquanta sono contrassegnati dalle crescenti divergenze con la dirigenza sovietica. Secondo Hoxha, i “chruščeviani”
«non appena ebbero usurpato il potere in Unione Sovietica, si fissarono come obiettivo principale quello di distruggere la dittatura del proletariato, di restaurare il capitalismo e di trasformare l'Unione Sovietica in una superpotenza imperialista. Essi si misero sistematicamente all'opera per liquidare tutta la struttura socialista dell'Unione Sovietica, lottarono per la liberalizzazione del sistema sovietico, per trasformare lo Stato di dittatura del proletariato in uno Stato borghese, per realizzare la trasformazione capitalistica dell'economia e della cultura socialiste».
Alla Conferenza degli 81 partiti fratelli tenutasi a Mosca il 16 novembre 1960, Hoxha con un discorso coraggioso rende pubbliche le sue riserve e le sue accuse verso il nuovo corso sovietico. Questo atto segna la rottura ufficiale tra Albania e URSS. Per tutta la sua vita Hoxha difende la teoria e i principi nei quali crede, incarnati dal marxismo-leninismo. Respinge ogni deviazione dallo spirito rivoluzionario della teoria, che difende e sviluppa con vari scritti per tutti gli anni '70 e '80, anche contro l'eurocomunismo berlingueriano.
Possiamo ricordare a titolo di esempio un passaggio tratto da una delle sue opere:
«Nella sua lotta volta a rinnegare e denigrare il marxismo-leninismo, la borghesia ha sempre avuto a suo fianco, a seconda dei tempi, opportunisti di ogni stampo, rinnegati di ogni colore. Tutti quanti hanno proclamato la fine del marxismo, lo hanno considerato non adatto ai tempi moderni, mentre hanno reclamizzato le loro idee “moderne” come scienza del futuro. Ma che fine hanno fatto Proudhon, Lassalle, Bakunin, Bernstein, Kautsky, Trockij e i loro partigiani? La storia non dice nulla di positivo sul conto loro. Le loro prediche sono servite solo a frenare, a sabotare la rivoluzione, a minare la lotta del proletariato e il socialismo. Nella lotta contro il marxismo-leninismo, essi sono stati sconfitti e sono finiti nella pattumiera della storia. E da questa pattumiera vengono riesumati ogni tanto dai nuovi opportunisti, i quali cercano di far passare per proprie le loro formule e tesi fallite e discreditate e contrapporle al marxismo-leninismo».
Muore l'11 aprile 1985 in seguito ad un arresto cardiaco. Hoxha nella sua attività cinquantennale ha dato al popolo albanese libertà e dignità nazionale; ha trascinato il suo popolo dal buio del feudalesimo verso una società, magari non ideale, ma senz'altro più giusta e progredita; ha dato al suo popolo un ideale per cui lottare, sacrificarsi, vivere.
Enver Hoxha ha dare al suo popolo tutto ciò che non ha più.71
71. Fonti usate: Enver Hoxha. Biografia, Enverhoxha.info; E. Hoxha, L’eurocomunismo è anticomunismo, 8 Nëntori-Enverhoxha.ru, Tirana 1980; La resistenza degli italiani in Albania, Storiaxxisecolo.it; Istituto Storico Resistenza Novara, Liberazione Albania, Isrn.it; Wikipedia, Enver Hoxha.

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