20 Aprile 2024

7.3. CONTRO OGNI REVISIONISMO

L'azione di Hoxha è stata sempre improntata ad una dura lotta ideologico-politica nella difesa del marxismo-leninismo, e quindi anche nella conseguente denuncia di tutte quelle organizzazioni e individualità comunisti che uscivano da tale concezione per adottare dei “revisionismi”. Esempio brillante di arte oratoria e delle argomentazioni di Hoxha è l'opera L'eurocomunismo è anticomunismo73, di cui seguono alcuni estratti dell'introduzione:
«Al 9° Congresso del Partito Comunista Spagnolo, tenutosi nell’aprile del 1978, i revisionisti di Carrillo hanno dichiarato che il loro partito non è più marxista-leninista, ma un “partito marxista democratico e rivoluzionario”. “Considerare il leninismo come il marxismo del nostro tempo, ha dichiarato Carrillo, non è ammissibile”. I dirigenti revisionisti francesi, nel corso del loro 23° congresso che si è tenuto nel maggio del 1979, hanno proposto di sopprimere dai documenti del Partito ogni riferimento al marxismo-leninismo e di impiegare in sua vece l’espressione “socialismo scientifico”. Anche i revisionisti italiani al 15° Congresso del loro partito, tenutosi nell’aprile del 1979, hanno cancellato dallo Statuto del partito la norma che imponeva ai suoi aderenti di assimilare il marxismo-leninismo e di applicarne gli insegnamenti. “La formula 'marxismo-leninismo' non esprime tutto il patrimonio della nostra eredità teorica e ideale”, hanno detto i togliattiani. Ora chiunque può aderire al partito revisionista italiano, indipendentemente dall’ideologia a cui si attiene o che attua. In questo modo i revisionisti eurocomunisti hanno sanzionato sia formalmente che pubblicamente la loro rottura definitiva con il marxismo-leninismo, il che in pratica avevano fatto da anni. Estremamente soddisfatta da questa rapida e completa trasformazione socialdemocratica di questi partiti, la propaganda borghese ha chiamato il 1979 “l’anno dell’eurocomunismo”. In questa situazione molto difficile che la borghesia europea sta attraversando a causa della grave crisi economica e politica, a causa della crescente rivolta delle masse che soffrono le conseguenze di questa crisi e l’oppressione e lo sfruttamento capitalista, nulla può esserle più utile che i punti di vista antimarxisti e l’attività antioperaia degli eurocomunisti. Nulla può aiutare meglio la strategia dell’imperialismo volta a reprimere la rivoluzione, a sabotare le lotte di liberazione nazionale e a dominare il mondo che le correnti revisioniste pacifiste, capitolazioniste e collaborazioniste, compresa quella eurocomunista. La borghesia occidentale non nasconde il suo entusiasmo che ora, oltre ai socialdemocratici e ai fascisti, anche i revisionisti eurocomunisti si sono allineati al loro fianco per attaccare, insieme, con tutte le armi, la rivoluzione, il marxismo-leninismo, il comunismo. I capitalisti sono molto soddisfatti del fatto che stanno preparando nuovi amministratori dei loro affari allo scopo di sostituire gradualmente i socialdemocratici, i quali, in seguito al lungo servizio prestato negli apparati del potere borghese e alla lotta aperta da loro sostenuta contro la classe operaia e la causa del socialismo, in molti paesi hanno ingrossato le file della reazione più nera e si sono malamente compromessi agli occhi dei lavoratori. I socialdemocratici si sono ormai fusi non solo ideologicamente e politicamente, ma anche dal punto di vista sociale, con la grande borghesia. Ora la borghesia nutre grandi speranze che i revisionisti eurocomunisti diventeranno i principali guardiani dell’ordine capitalista, i portabandiera della controrivoluzione. […]
È passato più di un secolo da quando il comunismo è diventato il terrore della borghesia capitalista e dei latifondisti, degli imperialisti e degli opportunisti, dei rinnegati del marxismo-leninismo. Da più di cento anni il marxismo-leninismo sta facendo da guida ai proletari nelle battaglie per il rovesciamento del capitalismo e per il trionfo del socialismo. La sua vittoriosa bandiera ha sventolato per un lungo periodo in molti paesi; operai, contadini, intellettuali popolari, donne e giovani hanno goduto i frutti di quella vita libera, giusta, uguale e umana per cui si erano battuti Marx, Engels, Lenin e Stalin. Se il socialismo è stato rovesciato in Unione Sovietica e la controrivoluzione ha vinto in altri paesi, ciò non significa che il marxismo-leninismo sia stato sconfitto e che non sia più valido, come pretendono i borghesi e i revisionisti. Marx ed Engels, i grandi dirigenti del proletariato, hanno rilevato e sottolineato che la rivoluzione non è una marcia trionfale in linea retta. Nel suo cammino a zig-zag che sale gradino per gradino, essa conseguirà vittorie, ma subirà anche disfatte. La storia dello sviluppo della società umana indica che la sostituzione di un sistema sociale con un altro sistema superiore non si compie nel giro di un giorno, ma abbraccia un intero periodo storico. […] L’epoca delle rivoluzioni proletarie è appena cominciata. L’avvento del socialismo rappresenta una necessità storica che deriva dallo sviluppo oggettivo della società. Ciò è inevitabile. Le controrivoluzioni avvenute finora, come pure gli ostacoli che sorgono, possono prolungare un po’ l’esistenza al vecchio sistema sfruttatore, ma non hanno la forza di impedire la marcia della società umana verso il suo futuro socialista. Per difendere il sistema capitalista, l’eurocomunismo cerca di erigere davanti alla rivoluzione una barricata di pruni e spine. Ma le fiamme della rivoluzione hanno rovesciato e distrutto non solo simili barricate, ma anche le fortezze erette dalla borghesia. I revisionisti, in modo particolare gli eurocomunisti, non sono i primi ad attaccare il marxismo-leninismo e a lanciare anatemi fra i più violenti contro di esso. Nelle prigioni la reazione borghese e gli imperialisti hanno ucciso e impiccato e anche sottoposto a inumane torture migliaia e centinaia di migliaia di comunisti e di combattenti della rivoluzione, perché avevano abbracciato le idee del marxismo-leninismo e si battevano per la liberazione del proletariato e dei popoli. I fascisti hanno bruciato i libri di Marx, Engels, Lenin e Stalin nelle piazze; ancora oggi vi sono parecchi paesi del mondo in cui la gente viene fucilata, quando si scopre che essa, pur di nascosto, legge questi libri e mormora con ammirazione e speranza i nomi dei loro autori. Non c’è biblioteca che possa contenere tutti i libri, le riviste, i giornali e le altre pubblicazioni che attaccano il marxismo-leninismo; non è possibile infatti calcolare né immaginare la intensità e l’ampiezza della propaganda anticomunista svolta dall’imperialismo. Malgrado ciò il marxismo-leninismo non è scomparso. Esso vive e fiorisce in quanto ideologia e in quanto realtà, materializzata nel sistema sociale socialista eretto secondo i suoi insegnamenti. […] Non c’è forza, non c’è tortura, non c’è intrigo e inganno che possano svellere il marxismo-leninismo dalla mente e dal cuore degli uomini. La dottrina di Marx e di Lenin non è uno schema concepito nei gabinetti dei filosofi e degli uomini politici. Essa riflette le leggi oggettive della trasformazione della società. Pur non conoscendo Marx e Lenin, i lavoratori combattono per salvarsi dall’oppressione e dallo sfruttamento, per rovesciare padroni e tiranni, per vivere liberi e godere i frutti del loro lavoro. Ma conoscendo gli insegnamenti di Marx, Engels, Lenin e Stalin, essi scoprono la via giusta per questa lotta, trovano la bussola che permette loro di orientarsi nella giungla capitalista, trovano la luce che illumina loro il sicuro futuro socialista. I revisionisti però cercano di guastare questa bussola che orienta gli operai, vogliono offuscare questa luce per far perdere loro questa prospettiva. Fino agli ultimi tempi, i partiti revisionisti occidentali erano uniti nella campagna anticomunista chruščeviana-imperialista contro Stalin. Essi parlavano con ardore della “liberazione dallo stalinismo”, con il pretesto di un ritorno al leninismo che Stalin avrebbe, a loro dire, deformato. Ora predicano l’abbandono del leninismo per “far ritorno” ai fondatori del socialismo scientifico, a Marx e ad Engels. La rapida ascesa dei gradini del tradimento nei confronti del marxismo-leninismo, questi rinnegati cercano di presentarla come una faticosa scalata della montagna in cima alla quale troverebbero la sorgente della verità comunista. Ma i revisionisti, siano essi chruščeviani o eurocomunisti, si accaniscono nello stesso modo, con la stessa ferocia e perfidia, tanto contro Stalin che contro Lenin e Marx. Il fatto che abbiano all’inizio concentrato tutti i loro attacchi contro Stalin, lasciando temporaneamente da parte Lenin, era semplicemente una questione di tattica. La logica di classe indicava agli imperialisti e ai revisionisti che il momento era opportuno per distruggere dapprima il socialismo in Unione Sovietica, colpire all’inizio il marxismo-leninismo là dove era stato attuato nella pratica. La borghesia e la reazione erano consapevoli del fatto che la degenerazione capitalista dell’Unione Sovietica avrebbe notevolmente aiutato la loro lotta anche per far degenerare i partiti comunisti che non erano al potere. Il nome e l’opera di Stalin erano legati con l’instaurazione dello Stato di dittatura del proletariato in Unione Sovietica e con l’edificazione del socialismo in questo paese. Denigrando Stalin e il sistema sociale, per il quale egli ha combattuto e lavorato tutta la vita, la reazione e tutta la feccia anticomunista intendevano distruggere non solo la base più grande e più potente del socialismo, ma anche far svanire il sogno comunista di centinaia e centinaia di milioni di uomini nel mondo. Attaccando Stalin e la sua opera, essi volevano suscitare fra i combattenti della rivoluzione lo spirito di pessimismo, l’amaro sentimento di disinganno dell’uomo che inconsapevolmente si è fatto guidare da un ideale falso. Tuttavia, malgrado le grandi speranze che essi avevano posto nella campagna contro Stalin, malgrado la vittoria della controrivoluzione in Unione Sovietica e in altri paesi, la rivoluzione non è stata sopraffatta, il marxismo-leninismo non è stato liquidato, il socialismo non è stato spento. […] Ora i revisionisti si sono scagliati contro il leninismo. È del tutto ovvio chiedersi: per quale motivo viene attaccato il leninismo, e perché proprio gli eurocomunisti ne sono i portabandiera? Così come Chruščev, che con il suo attacco contro Stalin cercava di colpire la teoria e la pratica dell’edificazione socialista, con il loro attacco contro Lenin gli eurocomunisti intendono colpire la teoria e la pratica della rivoluzione proletaria. L’opera di Lenin è molto ampia, ma essa è strettamente legata proprio alla preparazione e alla realizzazione della rivoluzione. Perciò, così come Chruščev che non poteva distruggere il socialismo in Unione Sovietica, senza togliere di mezzo Stalin, anche gli eurocomunisti non possono sabotare e minare fino in fondo la rivoluzione senza togliere Lenin dalla mente e dal cuore dei lavoratori. Nella sua lotta volta a rinnegare e denigrare il marxismo-leninismo, la borghesia ha sempre avuto a suo fianco, a seconda dei tempi, opportunisti di ogni stampo, rinnegati di ogni colore. Tutti quanti hanno proclamato la fine del marxismo, lo hanno considerato non adatto ai tempi moderni, mentre hanno reclamizzato le loro idee “moderne” come scienza del futuro. Ma che fine hanno fatto Proudhon, Lassalle, Bakunin, Bernstein, Kautsky, Trockij e i loro partigiani? La storia non dice nulla di positivo sul conto loro. Le loro prediche sono servite solo a frenare, a sabotare la rivoluzione, a minare la lotta del proletariato e il socialismo. Nella lotta contro il marxismo-leninismo, essi sono stati sconfitti e sono finiti nella pattumiera della storia. E da questa pattumiera vengono riesumati ogni tanto dai nuovi opportunisti, i quali cercano di far passare per proprie le loro formule e tesi fallite e discreditate e contrapporle al marxismo-leninismo. In tal modo agiscono oggi anche gli eurocomunisti. Nei loro sforzi di rinnegare il marxismo-leninismo, con il pretesto del suo “invecchiamento” nonché della scoperta di nuove teorie per andare al socialismo tutti assieme, proletari e borghesi, preti e poliziotti, senza lotta di classe, senza rivoluzione, senza dittatura del proletariato, gli eurocomunisti non sono né i primi a fare simili affermazioni né spiccano per originalità. Il nostro Partito del Lavoro ha analizzato e denunciato da tempo le teorie antimarxiste e le azioni controrivoluzionarie dei revisionisti jugoslavi e sovietici. Esso ha confutato anche i punti di vista e gli atteggiamenti opportunisti e borghesi dei revisionisti cinesi; non ha mancato di criticare anche la degenerazione ideologica e organizzativa dei partiti comunisti dell’Europa occidentale. […] I padrini capitalisti hanno battezzato eurocomunismo questa corrente del revisionismo moderno, mentre per noi, marxisti-leninisti, essa è anticomunismo».
73. E. Hoxha, L’eurocomunismo è anticomunismo, cit.

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