27 Aprile 2024

3.4. IL TENTATO GOLPE DEI SOCIALISTI-RIVOLUZIONARI DI SINISTRA

Torniamo ora all'episodio dell'uscita dal Consiglio dei Commissari del Popolo dei socialisti-rivoluzionari di sinistra, diventati un partito sovietico ma all'opposizione rispetto al governo. Il contesto del Paese era drammatico:
«Oltre alla distruzione generale dell'economia, c'era la fame. I kulaki e gli speculatori imboscavano il pane, non volevano venderlo a prezzi fissi. La controrivoluzione di ogni tendenza, dai monarchici più arretrati fino ai conciliatori, confidava nella fame come arma per rovesciare il potere sovietico. La lotta per il pane si trasformò in lotta per il consolidamento del socialismo. Nei villaggi, alla ricerca del pane, furono inviati distaccamenti operai. I comitati dei poveri prestarono un incalcolabile aiuto nell'ammasso dei prodotti imboscati dai kulaki e nell'approvvigionamento di pane alle città e all'Armata Rossa. La potenza economica dei kulaki fu spezzata: cinquanta milioni di ettari di terreno passarono dalle mani dei kulaki a quelle dei contadini medi e poveri. I socialisti-rivoluzionari di sinistra si espressero in difesa dei kulaki. Presero posizione contro la confisca delle eccedenze di grano e contro i comitati dei contadini poveri, e continuarono la loro agitazione contro la pace di Brest. Questa era la situazione quando il 4 luglio fu inaugurato il V Congresso Panrusso dei Soviet. Il congresso approvò la politica estera e interna del governo sovietico e respinse la risoluzione, presentata dai socialisti-rivoluzionari di sinistra, sulla rottura del trattato di Brest con i tedeschi. E allora, il 6 luglio i socialisti-rivoluzionai di sinistra si ribellarono a Mosca. La direzione centrale dei socialisti-rivoluzionari si era preparata in precedenza per l'insurrezione.

-Non dobbiamo esprimerci contro il potere sovietico – aveva detto la Spiridonova nella riunione della direzione centrale dei socialisti-rivoluzionari di sinistra tenutasi il 24 giugno 1918. - L'idea dei soviet è stata troppo ben assimilata dalle masse e qualsiasi insurrezione contro di essi non verrà appoggiata. Al contrario, dobbiamo ribellarci sotto la parola d'ordine “Contro i bolscevichi ma per il potere sovietico”. […]
-Dall'esterno l'insurrezione deve sembrare un atto di autodifesa del nostro partito di fronte alle repressioni attuate dai bolscevichi. Questi, indiscutibilmente, cercheranno di fare qualcosa contro di noi dopo l'assassinio di Mirbach [ambasciatore tedesco; il suo assassinio, pianificato dai socialisti-rivoluzionari, doveva essere il segnale di inizio della rivolta, ndr]. Loro ci attaccheranno, noi ci difenderemo. Anche questo rivolgerà verso di noi la simpatia delle masse e agevolerà la buona riuscita dell'impresa – aveva concluso la Spiridonova.

All'inizio tutto andò secondo piani e i rivoltosi riuscirono perfino a imprigionare Dzeržinskij, a prendere il controllo degli uffici cekisti, oltre a diversi altri luoghi strategici di Mosca. La Spiridonova fece poi irruzione al Congresso dei Soviet, ponendo una serie di condizioni ai “corrotti bolscevichi”. Lenin seppe mantenere il polso fermo, fece arrestare tutta la fazione socialista-rivoluzionaria presente al Congresso, Spiridonova compresa e tutti i gruppi armati sparsi per la città e loro seguaci vennero in breve tempo disarmati da distaccamenti operai mobilitati dai comunisti. A mezzogiorno del 7 luglio la rivolta era stata liquidata. Dzeržinskij, che durante il breve putsch in qualità di ostaggio aveva mantenuto un comportamento dignitoso e inflessibile verso i rivoltosi, diede le dimissioni dalla propria carica di Presidente della VCK, ma gli venne riconfermato l'incarico il 22 agosto 1918. Il fatto appena avvenuto lo aveva colpito molto:
Dobbiamo trarre un duro insegnamento dalla rivolta dei socialisti-rivoluzionari. E il problema non sta nel fatto che tutti noi (e io in primo luogo) non siamo stati sufficientemente vigilanti; la questione è più seria e profonda […] la Commissione Straordinaria di tutta la Russia deve essere un organo del Comitato Centrale del nostro partito; diversamente, può essere dannosa e degenerare in organo della controrivoluzione”».
44. Ibidem.

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