25 Aprile 2024

5.3. IL BREVE CONFLITTO CON LA FINLANDIA

«Nel giugno 1940 l'Istituto per l'Analisi della Propaganda di New York comunicò: “La stampa americana ha raccontato meno verità e inventato più fantasiose bugie sulla guerra in Finlandia che in ogni altro conflitto recente”.» (M. Sayers & A. E. Kahn)28
Facciamo ora luce sulla questione della guerra tra URSS e Finlandia, utilizzando un'altra analisi accurata di Guido Fontana Ros che chiarisce meglio la volontà tattica difensiva dell'URSS29:
«La Stampa di Torino del 1 dicembre 1939, come tutti i quotidiani occidentali, così esordiva: “I russi invadono la Finlandia – Helsinki bombardata dagli areoplani”.
Cominciava così il conflitto mitizzato dalla stampa borghese di tutto il mondo: l’epica lotta del popolo finlandese, novello Davide contro l’orrendo Golia sovietico. La realtà dei fatti storici, tuttavia è ben altra. Vediamo di inquadrare il conflitto nella situazione politica e geostrategica di quegli anni. All’indomani della Rivoluzione di Ottobre, come dovrebbe essere noto, il neonato stato sovietico dovette affrontare l’attacco delle nazioni capitalistiche occidentali che inviarono truppe di ben 14 paesi sul suolo russo. Questo attacco non cessò dopo la vittoria dell’Armata Rossa contro le forze controrivoluzionarie, bensì mutò forma. Assunse le vesti sia di guerra commerciale che di spionaggio, di sabotaggio e di eversione. Non si poteva tollerare che vi fosse un sistema socioeconomico altro dal capitalismo… In questo contesto si inserisce il cosiddetto piano Hoffman, che continuò a essere oggetto di discussione presso gli stati maggiori occidentali per tutti gli anni ’30 dello scorso secolo. Qualche parola su di esso.
Il Piano Hoffmann. All’inizio della Prima Guerra Mondiale nel 1914, il generale Hoffmann era stato nominato comandante in capo delle operazioni dell’ottava armata tedesca dislocata nella Prussia orientale con l’ordine di prevenire l’atteso attacco russo. Egli fu il reale artefice della grande vittoria tedesca nella battaglia di Tannenberg. Dopo Tannenberg, Hoffmann diventò comandante delle forze tedesche sul fronte orientale e a Brest-Litovsk, trattò la pace con la delegazione sovietica. All’inizio della primavera del 1919, il generale Hoffmann è presente alla Conferenza della pace di Parigi con un piano di attacco contro Mosca, che avrebbe dovuto essere diretto dall’esercito tedesco, al fine di “salvare l’Europa dal bolscevismo”.
In seguito a un incontro a Berlino con il generale Hoffmann nel 1923, l’ambasciatore inglese lord D’Abernon riporta: “Tutte le sue opinioni sono dominate dal concetto generale che nulla andrà per il suo verso nel mondo finché tutte le potenze civili dell’Occidente non si associano per impiccare il governo sovietico…
Richiesto se credeva nella possibilità di un tale accordo tra Francia, Germania e Inghilterra per attaccare la Russia, replicò: “Se è necessario, si deve fare!” A seguito della vittoria dell’Armata Rossa nella guerra civile, Hoffmann si vede costretto a rielaborare il suo piano che circola tra gli stati maggiori d’Europa come memorandum segreto. Naturalmente riscuote grande successo negli ambienti europei filofascisti, infatti il maresciallo Foch e il suo capo di stato maggiore Pétain, stretti amici di Hoffmann, esprimono una totale approvazione. Inoltre viene condiviso da Franz von Papen, dal generale barone Karl von Mannerheim, dall’ammiraglio Horthy e dal capo del Servizio d’informazioni della marina britannica, ammiraglio Sir Barry Domvile. Il nuovo piano Hoffmann prevede quindi, un’alleanza tra la Germania, la Francia, l’Italia, l’Inghilterra e la Polonia contro l’Unione Sovietica. Strategicamente, – secondo le parole di un curiosissimo commentatore europeo, Ernst Henri (nel libro Hitler over Russia) – il piano proponeva:
- la concentrazione di eserciti sulla Vistola e sulla Dvina per un violento e fulmineo attacco diretto dal comando tedesco, “contro le orde bolsceviche in rotta”;
- l’occupazione di Leningrado e di Mosca nel corso di poche settimane;
- un rastrellamento definitivo del paese fino agli Urali e la spartizione dell’URSS.
A fianco di questo piano militare, tuttavia esisteva un lavoro sotterraneo di fortissimi gruppi finanziari che aspiravano a mettere le mani sulle immense risorse dell’URSS. Gli stessi gruppi finanziari nel frattempo preparavano l’ascesa del nazismo in Germania anche in funzione antibolscevica. Gran Bretagna, Francia, Germania e nel ruolo di comprimari Polonia e Romania discutevano di come spartirsi l’URSS. La Germania mirava all’Ucraina e agli Stati Baltici, la Francia al bacino del Donetz e la Gran Bretagna dando seguito alla strategia del “Grande Gioco” si sarebbe appropriata delle regioni caucasiche. Tuttavia c’era un ostacolo: il governo proletario sovietico che, sotto la guida di Stalin, nell’arco di 15 anni portò l’URSS a essere la seconda potenza industriale del mondo. In questo quadro maturò l’infame Patto di Monaco che diede di fatto mano libera a Hitler. Il 1° settembre 1939, la Germania, con il pretesto di porre fine alle supposte atrocità polacche nei confronti degli abitanti di Danzica, attacca la Polonia. È l’apoteosi della Blitzkrieg. Il castello di carte costruito artificiosamente in funzione antisovietica dal Patto di Monaco del 1938 viene schiacciato dai cingoli delle Panzer Divisionen e dal lacerante sibilo degli Stukas. Gli alleati dei polacchi, i francesi e i britannici dichiarano guerra alla Germania ma si guardano bene dall’intraprendere alcuna operazione bellica, lasciando campo libero alla macellazione della Polonia che capitolerà il 27 settembre 1939. Tuttavia il 17 settembre l’Armata Rossa, formalmente in osservanza del Trattato Ribbentrop-Molotov, sostanzialmente per porre l’esercito tedesco alla maggiore distanza possibile dai confini sovietici, entra in Polonia recuperando quei territori russi persi nell’agosto del 1920, con la sconfitta sulla Vistola; sconfitta propiziata da 2 dei più “grandi geni militari del XX secolo”: Tuchačevskij e Trockij…
Dopo l’avanzata nazista nella Polonia, al governo sovietico si prospetta la necessità di mettere in sicurezza il fianco baltico da minacce future. Il governo sovietico, in questa ottica, comincia subito a operare per assicurarsi il controllo strategico di quei territori baltici che avevano formato una zona-cuscinetto della vecchia Russia zarista. Entro il 10 ottobre 1939 firma con Estonia, Lettonia e Lituania degli accordi per cui l’Armata Rossa presidia i punti strategici dei paesi baltici. Il 9 ottobre il governo sovietico comincia a negoziare con la Finlandia per arrivare a formulare le sue richieste il giorno 14 dello stesso mese. Il governo sovietico si proponeva di raggiungere sia il controllo delle vie di accesso marittime a Leningrado che la correzione della frontiera all’estremo nord nella zona di Murmansk, mediante 3 strategie:
1) bloccando il Golfo di Finlandia con postazioni di artiglieria collocate su entrambe le coste, per impedire che navi nemiche entrino nel Golfo; impedendo al nemico di accedere alle isole del Golfo di Finlandia situate a ovest e nordovest della direttrice di accesso a Leningrado;
2) assicurando una più adeguata copertura alle direttrici di accesso terrestri a Leningrado mediante lo spostamento della frontiera russo/finnica nell’istmo di Carelia, lontano da Leningrado, per far sì che questa non fosse colpita dal tiro di pezzi d’artiglieria pesante. Le correzioni della frontiera finlandese proposte dai russi avrebbero lasciato intatte le principali difese allestite dai finlandesi lungo la linea Mannerheim;
3) correggendo la frontiera al Nord, precisamente nella regione di Petsamo. La frontiera era una linea retta che tagliava lo stretto istmo della penisola di Ribachi, isolandone l’estremità occidentale. La correzione consentirebbe ai russi di sorvegliare le vie di accesso marittime a Murmansk, impedendo che un eventuale nemico si installasse sulla penisola di Ribachi.
Le richieste sovietiche respinte. In sostanza la proposta del governo sovietico a quello finlandese è la seguente:
1) si chiede ai finlandesi di cedere le isole di Hogland, Seiskari, Lavas saari, Tytär Saari e Loivisto, e di affittare per 30 anni il porto di Hangö affinché i sovietici potessero allestirvi una base navale con artiglieria costiera in grado di bloccare, insieme alla base navale di Paldiski, sulla costa opposta, l’accesso al Golfo di Finlandia;
2) lo spostamento della frontiera in Carelia e nella regione di Murmansk;
3) a compensazione l’Unione Sovietica si impegna a cedere alla Finlandia i distretti di Repola e Porajorpi e a non richiedere alcuna modifica della linea fortificata finnica Mannerheim. In pratica la Finlandia avrebbe ricevuto 5463 km quadrati di nuovi territori cedendo in cambio alla Russia aree per un totale di 2729 km quadrati. Quasi il doppio… Se si esaminano i contenuti di queste proposte, senza pregiudizi anticomunisti, si vede come siano improntate a criteri razionali. Infatti garantiscono una maggiore sicurezza al territorio russo senza pregiudicare la sicurezza della Finlandia, la quale avrebbe potuto attenuare la scomoda strozzatura che la divideva in 2 parti. Questo accordo precludeva ai tedeschi la possibilità di sfruttare la Finlandia come base per un attacco e non procurava all’URSS nessun apprezzabile vantaggio nel caso di guerra con la Finlandia. Tuttavia le trattative falliscono, poiché il governo finlandese viene sobillato da una parte dalla Germania nazista e dall’altra dalla Francia e Gran Bretagna che, pur essendo impegnate contro in nazisti sul fronte occidentale inviano ingenti rifornimenti bellici attraverso la Svezia. Ma non basta: nonostante la minaccia nazista incombente, gli stati maggiori mettono a punto un piano per inviare un corpo di spedizione in appoggio alla Finlandia e addirittura un piano di attacco all’URSS. Ci penserà l’offensiva della Wermacht attraverso il Belgio neutrale e le Ardenne a impedire questa folle decisione…»
Vediamo ora quanto aggiungono a riguardo Sayers e Kahn30:
«L'avanzata dell'Armata Rossa verso ovest fu la prima di una serie di mosse compiute dall'Unione Sovietica per controbilanciare il dilagare del nazismo e rafforzare le difese sovietiche in vista di un inevitabile urto col Terzo Reich. Durante le ultime settimane di settembre e i primi giorni di ottobre, il governo sovietico firmò patti di mutua assistenza con l'Estonia, la Lituania e la Lettonia, patti che specificavano come negli stati baltici si dovessero stabilire guarnigioni dell'Armata Rossa, aeroporti sovietici e basi navali sovietiche. Ma nel nord rimaneva come potenziale alleato militare del Terzo Reich la Finlandia, il cui capo militare, il barone Karl Gustav von Mannerheim, era in stretti e continui rapporti con il Comando Supremo tedesco. C'erano incontri frequenti tra gli staff militari e periodicamente gli ufficiali tedeschi supervisionavano le manovre militari dei finlandesi. Il capo dello Stato Maggiore finlandese, il generale Karl Oesch, aveva ricevuto il suo addestramento militare in Germania così come il suo vice, il generale Hugo Ostermann, che aveva militato nell'esercito tedesco durante la Prima Guerra Mondiale. Anche le relazioni politiche tra la Finlandia e la Germania nazista erano molto fitte. Il premier socialista Risto Ryti considerava Hitler “un genio”; Per Svinhufrud, il ricco germanofilo che era stato decorato con la croce di ferro, era una delle figure più influenti della scena politica del paese.
Con l'aiuto di ufficiali e tecnici tedeschi, la Finlandia era stata trasformata in una potente fortezza che doveva servire di base per l'invasione dell'Unione Sovietica. Tecnici tedeschi avevano presieduto alla costruzione della linea Mannerheim, serie di intricate e magnificamente predisposte fortificazioni che correvano per parecchie miglia lungo la frontiera sovietica ed erano dotate di cannoni pesanti in un punto che distava soltanto ventun miglia da Leningrado. Quando la costruzione della linea Mannerheim fu prossima alla fine, nell'estate 1939, il Capo di Stato Maggiore di Hitler, il generale Halder, giunse dalla Germania a compiere un'ultima ispezione alla massiccia fortificazione. Il governo sovietico propose alla Finlandia un patto di mutua assistenza e offrì di cedere parecchie migliaia di chilometri quadrati di territorio nella Carelia centrale in cambio di alcune isole strategiche finlandesi vicino a Leningrado, una parte dell'istmo della Carelia e il permesso per trent'anni di costruire una base navale sovietica nel porto di Hangö. I capi sovietici consideravano questi ultimi territori come essenziali per la difesa della base navale di Kronstadt e per la difesa della città di Leningrado. Alla metà di novembre la cricca filonazista che dominava il governo finlandese interruppe improvvisamente i negoziati. Alla fine di novembre l'Unione Sovietica e la Finlandia entrarono in guerra. Gli elementi antisovietici in Gran Bretagna e Francia credevano ormai giunta la guerra santa da tanto tempo attesa. La guerra stranamente inattiva che si combatteva a ovest contro la Germania nazista era la “guerra sbagliata”, la guerra giusta era invece in Oriente. In Gran Bretagna, in Francia e negli Stati Uniti cominciò un'intensa campagna antisovietica al grido di: “Aiutiamo la Finlandia!” Il primo ministro Neville Chamberlain, che poco tempo prima aveva affermato che il suo paese mancava di armi adatte per combattere i nazisti, dispose rapidamente per l'invio in Finlandia di 144 aerei britannici, 114 cannoni pesanti, 185.000 proiettili, cinquantamila granate, 15.700 bombe aeree, centomila cappotti e 48 ambulanze. In un momento in cui l'esercito francese aveva disperato bisogno di ogni sorta di oggetti di equipaggiamento per tener testa all'inevitabile offensiva nazista, il governo francese cedette all'esercito finlandese 179 aeroplani, 472 cannoni, 795.000 proiettili, 5.100 mitragliatrici e duecentomila granate a mano. Mentre sul fronte occidentale l'inattività continuava, lo Stato Maggiore britannico, dominato ancora da militaristi antisovietici come il generale Ironside, preparò dei piani per mandare centomila uomini in Finlandia attraverso la Scandinavia, e il Comando francese fece preparativi per un attacco simultaneo contro il Caucaso sotto il comando del generale Weygand, il quale affermò apertamente che bombardieri francesi erano pronti nel vicino Oriente per muovere contro i pozzi di petrolio di Baku. Un giorno dopo l'altro, i giornali britannici, francesi e statunitensi davano a grandi titoli notizia di decisive vittorie finlandesi e di catastrofiche disfatte sovietiche. Ma, dopo tre mesi di combattimenti in un terreno straordinariamente difficile e in condizioni atmosferiche incredibilmente dure, con una temperatura che spesso giunse a sessanta e settanta gradi sotto zero, l'Armata Rossa sfondò l'“inespugnabile” linea Mannerheim e sbaragliò l'esercito finlandese. Il 29 marzo 1940, rivolgendosi al Soviet Supremo, Molotov disse: “Dopo aver distrutto l'esercito finlandese e disponendo di ogni opportunità per occupare l'intera Finlandia, l'Unione Sovietica non lo ha fatto né ha chiesto alcuna indennità per le spese di guerra come avrebbe fatto una qualsiasi altra potenza, ma ha limitato le richieste al minimo. […] Nel trattato di pace non abbiamo altro obiettivo che la salvaguardia della sicurezza di Leningrado, Murmansk e le ferrovie”.
La guerra non dichiarata della Germania nazista contro l'Unione Sovietica andò avanti. Il giorno in cui terminarono le ostilità finno-sovietiche, il generale Mannerheim dichiarò in un proclama alle truppe finlandesi che la loro “sacra missione” era “di essere un avamposto della civiltà occidentale in Oriente”. Subito dopo, il governo finlandese iniziò a costruire nuove fortificazioni lungo la nuova frontiera. Tecnici nazisti vennero a supervisionare il lavoro. Armamenti considerevoli furono richiesti a Germania e Svezia. I comandi finlandese e tedesco compirono manovre militari congiunte. Le truppe tedesche cominciarono ad arrivare in numero considerevole in Finlandia. Numerosi agenti nazisti vennero ad ingrossare il personale dell'ambasciata tedesca a Helsinki e dei dodici consolati sparsi nel paese».
28. M. Sayers & A. E. Kahn, La grande congiura, cit., cap. 22, nota 3.
29. G. Fontana Ros, Guerra URSS-Finlandia: gli antefatti, Noicomunisti.wordpress.com, 5 giugno 2016; per approfondimenti: O. Nazarov, Cosa ha spinto Stalin alla guerra con la Finlandia, Sputnik (web), 5 luglio 2015.
30. M. Sayers & A. E. Kahn, La grande congiura, cit., cap. 22, paragrafo 2 – La seconda guerra mondiale.

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