23 Aprile 2024

6.4. I LIMITI STORICO-POLITICI DI HOBSBAWM

Dopo aver utilizzato Hobsbawm per smontare il teorema dell'URSS “totalitaria”, vediamone i limiti storico-politici con un pezzo di Cristiano Alves8.
«La Pagina Vermelha identifica nell’opera The Age of Extremes: the Short Twentieth Century. 1914-1991 (pubblicato in Italia con il titolo Il Secolo breve: 1914-1991) del cosiddetto “famoso storico marxista”, una serie di falsi che vanno dalla disinformazione sul sistema politico sovietico fino alla russofobia e all'etnocentrismo. È molto comune sentire il nome di Hobsbawm nei quattro angoli del mondo accademico, in particolare nelle facoltà di Storia. Il suo lavoro è consigliato in uno dei più ambiti concorsi in Brasile, la carriera diplomatica, il cui programma prevede lo studio del Secolo breve dell’autore, egiziano di nascita e cittadino britannico. In realtà, molti lo vedono come “l'ultima parola in fatto di storia”, una specie di guru per alcuni, che influenza anche la cosiddetta “sinistra vera”, cioè coloro che, a sinistra si definiscono, apertamente o meno, “l'ultima parola in termini di marxismo”. La sua influenza è rafforzata ancora di più a causa della militanza nel CPGB, vale a dire nel Partito Comunista della Gran Bretagna. Tuttavia la verità e l'intenzione di trasmetterla non sono sempre elementi contenuti nei libri di Eric John Hobsbawm. La verità dovrebbe essere cercata e diffusa, in modo che nuovi errori non si ripetano e che le menzogne che sono come un muro che impedisce di vedere la verità, possano essere distrutte.

Il Secolo breve, così come molte altre opere di Hobsbawm, è un punto di riferimento per molte persone per quanto riguarda la storia del XX secolo, a prescindere dalle idee politiche di appartenenza, tanto che lo storico britannico può radunare nello stesso gruppo di estimatori sia persone di “sinistra” che di “destra” ed è classificato come tale da entrambi i gruppi. Il titolo stesso del libro è di parte perché deduce implicitamente (e si deve leggere l'intero libro per rendersene conto) che il Secolo breve è un periodo di “estrema sinistra” e di “estrema destra”, che hanno fortemente influenzato il mondo in cui viviamo. Non è un segreto che le tendenze esistono, tuttavia, per Hobsbawm la “estrema sinistra” non è altro che la tendenza presentata da parte dell'Unione Sovietica e degli altri paesi che di fatto hanno cercato di realizzare il socialismo nei loro paesi […]. Per Hobsbawm le idee di Lenin e Stalin sono “di estrema sinistra” e un estratto dal libro che corrobora questa tesi si trova nel capitolo Il socialismo reale […].
Questo capitolo espone una vasta ricerca sul socialismo in alcuni paesi della Cortina di Ferro, trascurando tuttavia, che non tutti questi stati di “orientamento marxista” erano necessariamente degli Stati Socialisti, alcuni erano Repubbliche Popolari; inoltre commette una leggerezza nel trascurare la difesa fatta da Marx dell'Economia Pianificata e Centralizzata, che è difesa dal filosofo tedesco già nel Manifesto del Partito Comunista. Finora, nessun problema, l'autore fa anche una analisi accurata della figura di Nikolaj Bucharin, che Hobsbawm identifica giustamente come un “proto-Gorbačev”, analisi che va contro quella dello storico belga Ludo Martens. Secondo William Bland, marxista britannico, “antistalinismo” è anticomunismo, dal momento che il primo termine non è niente di più che un modo di attaccare non l'uomo I.V. Stalin, ma il suo lavoro nell’edificare il primo Stato socialista della storia, poiché la sua opera seguì quasi alla lettera gli scritti di Karl Heinrich Marx, e l’“antistalinismo” è il grande totem di Hobsbawm. Parlando di Stalin, il cui governo condusse la Russia dall’aratro all'era del nucleare (quindi la forma più avanzata della tecnologia del tempo), parole di Winston Churchill, anche lui inglese, Hobsbawm non nasconde la sua avversione contro l'ex calzolaio georgiano, presentandolo come un “autocrate di ferocia, crudeltà e mancanza di scrupoli eccezionali”, che per molti erano “uniche”. Questo punto di vista, tuttavia, può essere facilmente confutato da un certo numero di autori che vanno da sua figlia Svetlana, citata nel libro Venti lettere ad un amico, dallo storico Simon Sebag Montefiore (anche lui inglese), autore di Giovane Stalin, libro che ha avuto un successo di vendite in Europa, in quanto mostra un lato sconosciuto del leader sovietico, un poeta del Caucaso. Va però ricordato qui che questo stesso signor Montefiore, in una delle sue opere, insinua che “la madre di Stalin era una prostituta, perché era molto povera e probabilmente non sarebbe riuscita a sopravvivere lavando solo i panni” (in poche parole, per S. Montefiore, Stalin era letteralmente un “figlio di puttana”), tale è il suo pregiudizio elitista. L'idea che “Stalin fosse un dittatore” (termine che, Hobsbawm sostituisce con “autocrate” per non cadere nel cliché), è oggetto di onanismo politico dei sostenitori del liberalismo economico, del conservatorismo e delle altre idee politiche della classe degli sfruttatori del popolo, ed è anche oggetto dell’onanismo politico di estrema sinistra, che per Lenin era una “malattia infantile del comunismo”. L'idea di “Stalin dittatore assolutista”, realistica quanto un cavallo alato o un leone parlante, è stata chiarita in un dialogo di Stalin con Eugenio Lyons, che lo ha intervistato personalmente e confutata da autori come William Bland, il quale ha studiato il suo governo e anche la sua personalità in base alla testimonianza delle persone che erano con lui. Gli studi di Bland dimostrano che Stalin, come Premier nel governo sovietico, aveva minor potere del Presidente degli Stati Uniti. Mentre Stalin era Segretario Generale del PCUS e Capo del Governo sovietico (ma non di Stato), il Presidente americano era sia Capo del Governo che Presidente dello Stato. Questa limitazione del potere di Stalin in seguito venne anche riconosciuta dal Presidente USA, Harry Truman, che nel corso dei negoziati sulle aree di influenza in Europa disse che non si poteva prendere le “decisioni dello Zio Joe” come parametri (nota: Stalin), in quanto era “prigioniero del Politbjuro”. Questa versione è supportata dallo studioso statunitense Grover Furr che l’ampliò in un dibattito con un professore del Regno Unito, dando origine a un testo importante in materia, che mostra i limiti del governo di Stalin. Questo stesso autore, nel suo Stalin e la lotta per la riforma democratica, mostra diversi limiti dell’autorità del leader georgiano e presenta anche un fatto ignorato da quasi tutti gli studiosi del Premier sovietico: la proposta di elezioni dirette per i membri del governo sovietico da inserire nella Costituzione del 1936, incontrò il veto da parte degli altri membri del Politbjuro. Grover Furr, sulla base di studi di un famoso storico russo, il dottor Yuri 'ukov, sostiene che è una menzogna il mito di Stalin come “onnipotente dittatore”. Ancora, il leader albanese Enver Hoxha disse che “Stalin non era un tiranno, un despota”, ma “un uomo di principi”. Anche Sidney e Beatrice Webb, in Il comunismo sovietico: una nuova civiltà, respingono l'idea che lo Stato sovietico fosse governato da una sola persona.
Confutata l'idea di “Stalin l’autocrate”, è necessario mettere in discussione, indagare e concludere a riguardo dell'idea di “Stalin il crudele”, adottando una corrente di pensiero che non ha nulla di “stalinista”, ma piuttosto di razionalista più vicina a Voltaire che a Stalin. L'immagine di questo “rosso Darth Vader”, venduta da storici come Hobsbawm, il cui pregiudizio antistalinista lo porta agli estremi, è stato studiata dal marxista-leninista inglese William Bland. Nel suo studio Il culto della personalità, Bland riporta che, secondo il leader albanese Enver Hoxha, “Stalin era piuttosto modesto e gentile con le persone, i quadri e i colleghi” e secondo l'ambasciatore americano in Unione Sovietica, Joseph Davies, citato nel lavoro di Bland, Stalin era un uomo semplice, dai modi affabili. In contrasto con questa immagine di crudeltà, la figlia di Stalin, Svetlana Aliluleva, descrive il leader sovietico come un padre premuroso, amorevole. Secondo Georgiy Žukov, il maresciallo dell'Unione Sovietica, “Stalin conquistava il cuore di tutti coloro con cui egli conversava”. Come se queste dichiarazioni non bastassero, il “crudele Stalin” non ordinò mai l'arresto di Mihail Bulgakov, uno scrittore che la pensava diversamente circa lo stato sovietico ed era molto critico; apprezzava il talento di Maria Judina, pianista considerata pazza in URSS, ma ammirata da Stalin ed aveva come hobby non la caccia o la pesca, ma semplicemente piantare alberi o piante da giardino, caratteristiche insolite in un “ragazzo crudele”. Se si vuole affermare che “Stalin era crudele” è necessario dimostrare una tale affermazione, ad esempio, con documenti degli atti di Stalin che dimostrino crudeltà; tali documenti non esistono, rendendo in tal modo le affermazioni di Hobsbawm pure sofisticherie. Non fosse sufficiente l’avversione anti-Stalin di Hobsbawm, da far invidia a qualsiasi propagandista del Terzo Reich, Hobsbawm raggiunge un altro estremo affermando che “pochi uomini manipolarono il terrore in scala più universale”. Ci si può chiedere perché Eric abbia aggiunto questa descrizione; definire Stalin “crudele e autoritario” non era sufficiente per il britannico? Si può presumere che questa dichiarazione sia stata inserita come un modo per “proteggere” l'autore di Il secolo breve in caso di accuse di essere “stalinista” da parte dei suoi editori o patrocinatori borghesi. Un apprezzamento di Hobsbawm per la Banca Mondiale in quel libro può essere indicativo di una delle sue fonti di finanziamento. È comune per alcuni individui confondere “l'amore per una cosa” con “l'odio per un’altra”, utilizzando l’odio come un modo per mostrare “apprezzamento” per qualcos'altro, come Hitler in Germania, essendo austriaco, usava l'odio per gli slavi, i neri e gli ebrei come un modo per dimostrare un presunto “amore” per il paese, o come il marito che picchia la moglie come un modo per dimostrare che “l'ama”. Ancora una volta, questo tentativo disperato di Hobsbawm di disorientarci con i suoi sofismi attraverso un linguaggio di odio avviene prima degli studi del dottor Yuri Žukov e del professor Grover Furr. Anche il discorso di Nikita Chruščev al XX Congresso del PCUS, che potrebbe conferire una certa legittimità allo storico britannico è stato dimostrato essere falso da parte di un certo professore americano nel suo Chruščev ha mentito, dove dimostra che 60 delle 61 accuse che Chruščev mosse nel suo discorso al Congresso sono false, discorso, diciamo per inciso, che viene ignorato da Eric Hobsbawm, pur essendo uno dei discorsi più importanti del XX secolo; la sua opera è priva di qualsiasi seria indagine su questo discorso e sulla sua veridicità. Il Professor Grover Furr, responsabile delle indagini e dell’esporre la natura fraudolenta del discorso di Chruščev, dimostra quanto sia falsa l'idea di Stalin come “l’onnipotente sovietico”, dimostrando che questo non esercitava neanche il controllo sulla NKVD, organo preposto alla difesa della Rivoluzione Bolscevica che negli anni ’30 del secolo scorso commise gravi abusi di potere sotto la guida di Genrich Jagoda e Nikolaj Ezov, entrambi licenziati, perseguiti, processati e condannati. Ezov venne poi sostituito da Lavrentij Berija.
Giocando il ruolo del fustigatore del marxismo al servizio delle forze reazionarie, Hobsbawm descrive la crescita del sistema sovietico come il risultato di una “forza lavoro oscillante tra i 4 e i 13 milioni di persone imprigionate (nei gulag)” citando Van der Linden. Questa cifra assurda è stata contestata da una serie di autori e confutata da documenti resi pubblici nell'era della Glasnost e firmati dal Procuratore generale dell'Unione Sovietica R. Rudenko, dal ministro degli Interni S. Kruglov e dal ministro della Giustizia K. Goršenin, che mostrano il numero di circa 2 milioni di detenuti in URSS, un numero inferiore sia in termini assoluti che in proporzione al numero dei detenuti negli Stati Uniti (che nel il 2006 è stato di 7 milioni di detenuti). La stessa tabella rilasciata dal governo antistalinista di M. Gorbačev è stata pubblicata dallo svedese Mario Sousa, da Alexander Dugin, da Zemskov e da Ludo Martens. È la prova che autori come Hobsbawm e gli altri della sua cricca deliberatamente mentono quando si tratta di “Unione Sovietica”, cosa che non hanno il coraggio di fare quando si parla del proprio paese, responsabile della morte di milioni di persone in tutto il mondo. Si stima che la Gran Bretagna, il paese di Hobsbawm, ha deliberatamente provocato una carestia in India, che uccise circa 30 milioni di persone [la maggior parte delle stime riduce in realtà la cifra a 3 milioni, ndr]. È interessante notare che il suo sovrano, la Regina Elisabetta II, e i suoi ministri, non siano oggetto nemmeno della metà degli epiteti che lo storico getta furiosamente e irresponsabilmente su Stalin. Adottando una posizione reazionaria, Hobsbawm, attribuisce la carestia in Ucraina del 1932-33 alla “collettivizzazione dell'agricoltura” misura adottata per promuovere la giustizia sociale nel settore ed eliminare la figura del kulak; lo storico britannico ignora completamente il ruolo svolto da questi ultimi nel sabotaggio dell’agricoltura e fattori quali il tifo e la siccità ricercati e dettagliatamente discussi nei particolari dallo storico belga Ludo Martens. Con pochissima obiettività, E. Hobsbawm descrive Stalin come un “uomo piccolo di m. 1,58”, anche se le cartelle cliniche lo indicano di m. 1,71 e le osservazioni di Graham Wallace, medico di Harry Truman lo descrivono della stessa altezza di Hitler che era di circa m. 1,73 e le schede informative del governo zarista lo danno sul m. 1,74. A pagina 386 della edizione portoghese del suo libro, Hobsbawm, secondo i suoi soliti anti-sovietismo e russofobia, descrive l'Unione Sovietica come responsabile del “saccheggio” dei paesi poi liberati dall'Armata Rossa. In un atto di vigliaccheria, omette di informare il lettore che questi paesi liberati erano ex alleati della Germania nazista che, insieme con questa, parteciparono al massacro di oltre 20 milioni di cittadini sovietici, paesi come la Cecoslovacchia, l'Ungheria, la Romania e la Bulgaria, il cui contingente inviato per l’operazione Barbarossa superò i 300.000 uomini. Parlando di Ungheria, tra l'altro, Hobsbawm osa difendere la rivolta del 1956, organizzata dai sostenitori del fascista Horty, alleato di Hitler durante la seconda guerra mondiale.
Senza dubbio, uno dei punti più curiosi del Il Secolo breve è l'ossessione antistalinista latente in Eric Hobsbawm, che lo porta a spogliarsi di ogni metodo dialettico per abbracciare il metodo manicheo. Pochi nomi nel suo libro impregnato di soggettivismo sono così demonizzati come la figura di Stalin. Nemmeno Hitler, il cui progetto politico sterminò circa 60 milioni di persone ed includeva nel suo programma un aperto razzismo, è descritto come “tiranno, crudele e malvagio”. Nel libro di Hobsbawm, nemmeno Harry Truman, il cui governo ha introdotto i batteri della sifilide in centinaia di persone per usarle come cavie umane, è descritto come “perverso”. Nomi come Mussolini, Margaret Thatcher e altri personaggi reazionari del XX secolo non hanno ricevuto uno spazio speciale di demonizzazione come il responsabile della distruzione di più del 70% delle forze naziste.
Cosa vuole ottenere e qual è l’obiettivo perseguito da Eric Hobsbawm con il suo onanismo politico? Ritiene davvero che tutti i suoi lettori siano stupidi o senza cervello nonché incapaci di ricerca nei confronti di un personaggio di così grande importanza nel XX secolo, considerato uno dei tre più grandi nomi della storia della Russia come dimostra l'indagine demoscopica Il nome della Russia effettuata nel 2008, anche dopo anni di scelleratezze anti-staliniste e quindi anti-comuniste? Colpisce il fatto come libri di testo consigliati sul socialismo reale del signor Hobsbawm non comprendano anche un solo autore che esamini l'URSS obiettivamente e senza pregiudizi. È forse un falsario e un imbroglione “il grande storico marxista”? […]. Coloro che comprendano realmente la forza dei valori dell'Illuminismo, l'importanza della ricerca, come mezzo per ottenere conoscenza, non si accontentano di “storici marxisti consigliati dai media” e denunciano i demolitori del movimento marxista e fanno sì che la verità vada sulla cima delle vette, risuoni sulle pareti rocciose e attraverso le nuvole cada come pioggia, come lame taglienti di spade, frantumando la malvagità e l’inganno!»
8. C. Alves, Etnocentrismo, russofobia e pregiudizio anticomunista di Eric J. Hobsbawm, Noicomunisti.blogspot.it, 30 marzo 2013 [1° edizione originale Etnocentrismo, russofobia e impulso anticomunista de Eric J. Hobsbawm em A Era dos Extremos, Apaginavermelha.blogspot.it, 28 agosto 2011].

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