29 Marzo 2024

1.5. LA REPUBBLICA DI WEIMAR VISTA DAL COMPAGNO ERNST THALMANN

Sindacalista dei trasporti fin dai primi anni di lavoro, Ernst Thälmann (Amburgo, 16 aprile 1886 – Buchenwald, 18 agosto 1944) entra a far parte del Partito Socialdemocratico Tedesco nel 1903; sostiene nella prima guerra mondiale la posizione di Karl Liebknecht e di Lenin sintetizzata nella frase «Il nemico è in casa propria», coerente col principio dell'internazionalismo proletario. Durante il conflitto bellico mondiale combatte, arruolato a forza, con l’esercito tedesco sul fronte occidentale, ma dopo avere disertato nel 1918 torna ad Amburgo a tappe forzate per organizzare, con i compagni del Partito Socialista Indipendente, l'Associazione provvisoria dei Consiglio operaio-militare che reggerà le sorti della rivoluzione di Amburgo. Lo stato insurrezionale si estende a tutta la Germania determinando, qualche tempo più tardi, la caduta della monarchia del Kaiser. Nel primo dopoguerra la Germania, dopo aver pagato un tributo di diversi milioni di morti nel conflitto, ha un'economia che si dibatte in una crisi agricola e industriale di inaudite proporzioni: in tale situazione le spinte leniniste risorgono, e Thälmann è uno dei principali animatori della lotta armata bolscevica. Il governo ordina la distruzione militare delle “Repubbliche dei Consigli” di Brema e di Cuxhaven. Gli operai di Brema chiedono aiuto a quelli di Amburgo e Thälmann, alla guida di una grossa formazione armata, si reca in soccorso dei compagni lavoratori di Brema senza neppur poter trasportare i suoi uomini fino alla città anseatica: i socialdemocratici locali, addetti all'organizzazione, rifiutano infatti di trasportare la colonna adducendo il pretesto che sarebbe stato un atto di “crumiraggio”. I soccorritori, capitanati da Thälmann, raggiungono Brema in ritardo: gli organi di repressione dello stato sono già entrati in azione soffocando nel sangue la rivolta. Immediatamente dopo cade anche Cuxhaven. Thälmann esce dal Partito Socialdemocratico indipendente ed aderisce nel 1920 al Partito Comunista (KPD), venendo anche eletto nello stesso anno al Reichstag. Gli operai hanno bisogno di un'avanguardia temprata come l'acciaio nel fuoco dell'esperienza rivoluzionaria: questa è la sua parola d'ordine.
Nel 1923 scoppia l'insurrezione ad Amburgo a cui partecipano 18.500 operai; i combattimenti durano tre giorni e chi dirige l'insurrezione è Thälmann, applicando tattiche di guerriglia con spostamento continuo del comando. Gli insorti resistono, anche se male armati, agli attacchi di polizia ed esercito per un paio di giorni. Nel 1924 è costituita anche “l'Unione dei Combattenti Rossi”, che raggruppa oltre 70.000 persone, tra cui 45.000 senza partito; Thälmann ne è il presidente. Nel 1925 viene nominato presidente del Comitato Centrale del KPD. Nel maggio 1928 è alla testa di una colonna di 100.000 manifestanti con cui raggiunge Berlino dove tiene un discorso a Lustgarten: qui si rivolge ai giovani battendo sulla necessità dell'azione rivoluzionaria costruendo un fronte unito nelle fabbriche fra socialdemocratici e comunisti. Dopo la crisi del 1929, i cui effetti si fanno particolarmente sentire in Germania, il KPD passa alla strategia del fronte unico coinvolgendo anche i contadini e raggiungendo i 4.590.000 voti nel 1930. I socialdemocratici però non rispondono mai ai suoi appelli, anzi, quando nel 1929 i loro dirigenti di Berlino proibiscono nella capitale la tradizionale manifestazione del 1° maggio e quasi 200.000 operai organizzano una pacifica marcia per la città, la polizia diretta dai burocrati socialdemocratici si scaglia con ferocia contro i manifestanti, uccidendone 33 e ferendone centinaia. In tale situazione le spaccature fra il KPD e i socialdemocratici diventano più profonde. Per le elezioni presidenziali del 1932 Hindenburg ottiene 19.300.000 voti, Hitler 13.400.000 e Thälmann 3.700.000. Thälmann viene subito arrestato dopo la presa di potere di Hitler (3 marzo 1933) e trascorre undici anni in varie prigioni fra le quali Berlino, Moabit, Hannover, Bautzen. Viene posto in segregazione: il tormento tuttavia non piega le sue convinzioni politiche, come si evince dalle lettere alla moglie Rosa, sposata nel 1915, alla figlia Irma, ed agli amici. A Rosa scrive il 24 aprile 1933: «Un uomo che ha il senso della dignità non rinuncia alle sue azioni. Ci si può accanire, è vero, nel braccare il bene e la verità, ma una volta ch'essi hanno messo radice è impossibile soffocarli per molto tempo... come fanno molte altre donne, obbligate a vivere in tempi così difficili, lontane da coloro che amano».
A un compagno di prigione Thälmann fa una lucida analisi della situazione del KPD e degli errori commessi:
«un uomo politico deve essere giudicato non soltanto in base a quello che ha fatto, ma anche a quello che voleva fare. Chi vuole dirigere il corso della storia, aprire nuove strade alla sua epoca, condurre il suo popolo verso un avvenire migliore, chi si sente una vocazione del genere e si pone per obiettivo quello di accendere i cuori degli altri con la sua fiamma interiore, costui getta una sfida al mondo dell'incomprensione, della negazione, al mondo ostile. Solo la lotta infatti ha un senso nella vita!»
Alcune sparute manifestazioni per la liberazione di Thälmann non sortiscono effetto alcuno; questi viene ucciso con un colpo alla nuca dagli uomini delle SS, nel 1944, nel lager di Buchenwald, in gran segreto, quando ormai è evidente la prossima fine del nazionalsocialismo. Al termine della guerra la moglie e la figlia cercheranno a più riprese di organizzare un processo contro gli assassini di Thälmann, ma la giustizia della RFT, pur avendo tutte le prove necessarie, ha per lunghissimo tempo rifiutato di collaborare. A Krefeld, nel 1985, dopo ben 41 anni, inizia il processo contro Wolfgang Otto, l'unico ancora vivo del gruppo che ha ucciso Thälmann. È dichiarato colpevole e condannato a quattro anni di carcere, pena minima e indicativa del fatto che la mancata assoluzione, come avviene spesso quando sono giudicati dei criminali di guerra, è dovuta alla forte pressione dell'opinione pubblica e al ricordo di Ernst Thälmann. Una corte americana aveva già condannato a 20 anni Wolfgang Otto per crimini di guerra perpetrati nel lager di Buchenwald. Ne sconta solo quattro e, liberato nel 1952, graziato, riceve pure un indennizzo per danni, andando regolarmente in pensione in qualità di insegnante.

Nella guerra di Spagna 5000 tedeschi accorrono in Spagna in difesa della Repubblica contro il colpo di stato del generale Franco: in tale occasione si formano il battaglione Thälmann ed il battaglione André (un belga iscritto al partito comunista tedesco e condannato a morte da un tribunale nazista) che si coprono di gloria. Più di duemila tedeschi muoiono combattendo per la causa anti-franchista.
Berlino è tuttora esistente un parco alla memoria di Thälmann, l'Ernst-Thälmann-Park.9
9. Fonti usate: E. Galavotti, Ernst Thälmann, Homolaicus.com; Ernst Thälmann, Ciml.250x.com; Wikipedia, Ernst Thälmann

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