29 Marzo 2024

6.1. L'EROICA RESISTENZA DI LENINGRADO

Per 872 giorni gli assediati di Leningrado, superando fame, freddo, bombardamenti, hanno difeso eroicamente la loro città. L'assedio subito dalle truppe nazifasciste inizia l'8 settembre del 1941. La liberazione completa giunge il 27 gennaio del 1944. Da segnalare che il milione di morti durante l’assedio corrisponde al doppio di quelli che i bombardamenti degli Alleati hanno fatto in tutta la Germania. L'assedio di Leningrado è esempio di un sorprendente coraggio e della resistenza dell'esercito e della popolazione sovietici. L'alternativa d'altronde è la barbarie nazista: secondo lo storico Ganzenmüller nell’autunno 1941 la carenza di provviste e combustibile per i soldati tedeschi è già un problema, tanto da convincere Hitler che un’eventuale capitolazione della città costituirebbe solo un problema per le truppe tedesche. Hitler non ha intenzione di occupare una città dove tre milioni di abitanti stanno già soffrendo la fame, preferendo piuttosto aspettare che la popolazione sia sterminata da fame e freddo. L’autore cita nel suo libro un discorso di Hitler del 29 settembre 1941 in cui il Führer annuncia la sua soluzione: «Rifiuteremo qualsiasi richiesta di resa da parte della città a causa della scarsità di cibo, che è un problema che non può e non deve essere risolto da noi. Non abbiamo nessun interesse a occuparci di nessuno di loro in questa lotta per la sopravvivenza». L’8 ottobre 1941 dichiara:
«La capitolazione di Leningrado, o più tardi di Mosca, non dovrà essere accettata, anche se offerta dalla parte opposta. Nessun soldato tedesco dovrà entrare in quelle città».
Il Generalplan Ost nazista del 1942 prevede il genocidio di tutte le popolazioni ad ovest degli Urali e la “Germanisierung” (germanizzazione) dei territori attraverso coloni di razza “ariana”. Nel piano si prevede che la città di “Ingermanland”, come viene denominata nel Generalplan Ost la zona di Leninigrado e dintorni, dovrebbe essere già nel 1942 meta d’insediamento di 200.000 tedeschi. Le cose vanno però in modo diverso. L'assedio di Leningrado non è soltanto una delle pagine più tragiche nella storia della seconda guerra mondiale, ma anche un avvenimento di portata mondiale. Ne è convinto Jurij Rubzov, storico, membro dell'Accademia delle scienze militari:
«Non solo i nostri storici russi, ma anche gli storici degli USA e altri autori stranieri hanno fatto notare l'unicità dell'atto eroico dell'assedio di Leningrado. E del popolo - degli abitanti pacifici della città sul Neva, e dell'esercito. Poiché la difesa si è svolta nelle condizioni estremamente insoddisfacenti. L'accerchiamento completo, fame, freddo, condizioni antigieniche spaventose, assenza totale di confort nelle abitazioni. Questo e molto altro fa percepire la battaglia per Leningrado come un avvenimento che ha lasciato un'impronta memorabile e molto seria nella storia della guerra».
L'eroica difesa di Leningrado ha giocato un ruolo importante anche in altre battaglie chiave di quegli anni, influenzando anche l'esito della guerra. Continua Rubzov:
«non solo il fatto stesso della rottura completa dell'assedio nel gennaio del 1944, ma anche tutte le tappe della difesa della città hanno contribuito senz'altro ai cambiamenti anche sia nei piani strategici delle parti belligeranti sia nello spirito dei soldati russi sia sul fronte sia nelle retrovie. In sè e per sè il fatto stesso che la città per quasi 900 giorni, trovandosi prima in un assedio totale e poi, nel corso dell'ultimo anno, in un assedio parziale, ha resistito [seppur a carissimo prezzo, con stime di circa 1500 casi di cannibalismo, ndr], esercitava l'influenza demoralizzante sui soldati tedeschi e finlandesi. Poiché i tedeschi, arrivando a Leningrado nel settembre del 1941, erano convinti di poter occupare la città nel giro di uno-due mesi».
Anche gli artisti hanno fatto la loro parte.
Lasciamo a Jenny Farrell39 il racconto della storia della sinfonia n° 7, Leningrado:
«Un residente di Leningrado di quel periodo tremendo era il compositore Dimitri Šostakovič. Iniziò a lavorare su una sinfonia subito dopo l'inizio dell'attacco, esprimendo i suoi pensieri sulla vita sovietica e sulla capacità del suo popolo di sconfiggere i fascisti. […] Ha quattro movimenti. Il primo è intitolato “Guerra” e inizia con la musica lirica che descrive una vita pacifica nell'URSS prima dell'invasione fascista. Un violino solista viene interrotto da un tamburo lontano e dal “tema dell'invasione”, ripetuto dodici volte, con un numero crescente di strumenti che suonano sempre più forte e strillando creano un profondo senso di disagio. I tamburi militari punteggiano questa sezione, che si conclude con un'espressione di dolore e di orrore. Segue un passaggio più tranquillo: un flauto solista e poi un fagotto compiangono i morti. L'accompagnamento è frammentato: il lamento per i caduti. Domina la dissonanza. Nel secondo movimento, Memorie, lo stato d'animo cambia ricordando tempi più felici, sono presenti alcune melodie da ballo, sebbene sia presente una nota triste. La musica del terzo movimento, Ampie distese della nostra terra, afferma l'eroismo del popolo, il suo umanesimo e la grande bellezza naturale della Russia. Il movimento è un dialogo tra il coro, il sollievo dato dallo splendore della patria, e la voce solista, i violini, l'individuo in tormento. Sia il secondo che il terzo movimento esprimono la convinzione di Šostakovič che “la guerra non necessariamente distrugge i valori culturali”. Riguardo il movimento finale, Vittoria, Šostakovič ha commentato: “La mia idea di vittoria non è qualcosa di brutale; è piuttosto la vittoria della luce sull'oscurità, dell'umanità sulla barbarie, della ragione sulla reazione”.
Il movimento inizia descrivendo musicalmente il popolo in attività in tempo di pace, pieno di speranza e felicità, poi i tamburi e le armi di guerra sovrastano il quadro. La musica marcia, combatte e resiste. La vittoria non è facile. Šostakovič inizia con il rullo dei timpani che han concluso il lento l'adagio del terzo movimento raggiunto gradualmente da altre voci. Lentamente la musica si muove verso la sua conclusione, con gli ottoni e il cembalo. Forza la strada un luminoso Do maggiore: la chiave ottimale della vittoria. Eppure, gli accordi finali in questa magnifica chiave contengono un suono doloroso. Nel pieno riconoscimento della realtà, della sofferenza inimmaginabile della guerra, la sinfonia non può finire con un semplice trionfo. Šostakovič compose la maggior parte della sinfonia mentre era sotto assedio a Leningrado. Dopo diversi mesi di assedio, e nonostante le sue obiezioni, il governo sovietico evacuò la famiglia Šostakovič, insieme ad altri artisti. La Sinfonia di Leningrado è stata eseguita il 9 agosto 1942 nella sua città natale assediata. La partitura venne trasportata in aereo attraverso linee naziste. L'orchestra contava solo quindici musicisti, ma altri vennero richiamati dal fronte. Una clarinettista di questa storica performance, Galina Leljukhina, ricorda delle prove: “Avevano annunciato alla radio che tutti i musicisti viventi erano invitati. Era difficile muoversi. Ero stata ammalata di scorbuto e le mie gambe erano doloranti. All'inizio eravamo in nove, ma arrivarono altri. Il direttore, Eliasberg, fu trasportato in slitta, perché la fame lo aveva reso molto debole”.
Il 9 agosto 1942 la sala era pronta, con porte e finestre aperte in modo che chi era all'esterno potessero sentire. La musica venne trasmessa per le strade e al fronte per ispirare tutta la nazione. L'Armata Rossa prevenne i piani tedeschi di interrompere il concerto, bombardando il nemico in anticipo per assicurare il silenzio per le due ore necessarie al concerto. Una sopravvissuta dell'assedio, Irina Skripačeva, ricorda: “Questa sinfonia ha avuto un enorme impatto su di noi. Il ritmo incitava una sensazione di elevazione, di volo... Al tempo stesso potevamo sentire il timore spaventoso delle orde tedesche. Fu indimenticabile e travolgente”.»
L'opera diventa in breve tempo molto popolare anche al di fuori dei confini russi, in particolare negli USA, usata come un veicolo potente di propaganda per la lotta contro il nazifascismo. Alla fine della guerra la città che porta il glorioso nome di Lenin viene ricostruita, compresi i quasi 20 mila edifici abbattuti dagli stessi cittadini per necessità di sopravvivenza. Un anno dopo la liberazione, per ordine del Soviet Supremo, la città è insignita dell'Ordine di Lenin, il più prestigioso riconoscimento sovietico. L'assedio viene ricordato con la posa, alla fine degli anni '50, di una serie di monumenti e cippi lungo la linea che segnava il fronte di guerra, nonché di un grande memoriale alle vittime situato in Plošad’ Pobedy (piazza della Vittoria), facilmente raggiungibile con la Metropolitana di San Pietroburgo (fermata Moskovskaja). Eretto nel 1975 in occasione del 30º anniversario della fine della seconda guerra mondiale, ha forma circolare per ricordare l'accerchiamento subito; al centro è posto un obelisco dell'altezza di 48 metri e all'intorno si hanno raffigurazioni di soldati e marinai ma anche di scene di vita e disperazione quotidiane.
Il monumento è illuminato da 900 fiammelle perenni, una per ogni giorno passato sotto assedio.40
39. J. Farrell, L'assedio di Leningrado, Šostakovič, e il revisionismo storico, Socialist Voice-CCDP, 15 giugno 2017.
40. Fonti usate per il resto del paragrafo: M. Faustova, 70 anni fa fu spezzato l'assedio di Leningrado, Sputnik (web), 26 gennaio 2014; Fondazione Lermontov, I 900 giorni di assedio di Leningrado, la storia, Fondazionelermontov.org; R. Roggero, I novecento giorni di Leningrado, Icsm.it; L. Tavi, L'assedio di Leningrado. Storiografia russa e tedesca a confronto, InStoria, n° 31, dicembre 2007; Wikipedia, Assedio di Leningrado, e Sinfonia n. 7 (Šostakovič).

cookie