28 Marzo 2024

6.4. IL GENERALE SOVIETICO CUJKOV, IL VINCITORE DI STALINGRADO

«Stalin ci ha ordinato di rialzarci in fretta e salvare Stalingrado. Così sapevamo che si trattava di adempiere al compito o morire. Non potevamo ritirarci».
«Stalingrado non la possiamo consegnare al nemico, ci è troppo cara, a noi, a tutto il popolo sovietico; la resa di Stalingrado influirebbe negativamente sul morale del nostro popolo. Sarà presa ogni misura per evitare la resa di Stalingrado. Non ho nulla da chiedere. Voglio soltanto pregare il consiglio di guerra di non rifiutarmi aiuto quando li solleciterò da Stalingrado, e giuro che non abbandonerò la città. Difenderemo Stalingrado o moriremo». (Vasilij Ivanovič Čujkov)
Čujkov (Serebrjane Prudy, 12 febbraio 1900 – Mosca, 18 marzo 1982) è stato un generale sovietico e maresciallo dell'Unione Sovietica. Diventa celebre durante la seconda guerra mondiale in qualità di generale difensore di Stalingrado prima e di trionfatore della battaglia di Berlino poi. Di origine contadina, a 18 anni entra nel partito comunista e si arruola come volontario nell'Armata Rossa nel 1918 durante la Guerra Civile.
Trascorre i primi quattro mesi in addestramento, quindi viene nominato, giovanissimo, comandante di compagnia. L'anno seguente, nel 1919, Čujkov opera, sempre in qualità di comandante di reggimento, sul fronte orientale contro le armate bianche e successivamente, nel 1920, sul fronte polacco. Al termine del conflitto interno, Čujkov compie i propri studi presso l'Accademia Militare “M. V. Frunze” per poi passare all'Accademia di meccanizzazione e motorizzazione “J. V. Stalin”. È uno degli ufficiali più risoluti e le sue esplosioni di collera sono famose quanto quelle di Žukov. Ha un viso forte da contadino e capelli folti tipicamente russi. È anche dotato di un notevole senso dell’umorismo e di una risata baritonale.
Addetto militare in Cina nei primi mesi dell'Operazione Barbarossa, nel maggio del 1942 Čujkov viene nominato comandante della 64° armata che successivamente entra in servizio nelle steppe del Don. L'abilità del generale emerge già in questa prima fase: a digiuno di esperienza di guerra moderna dopo gli anni passati in Cina e lontano dal fronte, studia a fondo la tattica di guerra tedesca, individuandone i punti deboli. Nello specifico Čujkov approfondisce il rapporto fra le truppe a terra della Wehrmacht e le incursioni aeree, concludendo che la Luftwaffe è chiamata ad intervenire in battaglia ogni volta che i tedeschi preparano un attacco o provano a disperdere le concentrazioni di soldati sovietici oltre la linea del fronte. Il generale prova allora a scombinare la tattica dell'avversario, spingendo continuamente avanti le proprie truppe e piazzandole il più vicino possibile a quelle della Wehrmacht. In tal modo, si rende di fatto impossibile l'intervento aereo e si sfruttano le macerie del campo di battaglia come teatro dei combattimenti corpo a corpo, in cui i soldati sovietici sono più esperti. Le sue audaci manovre difensive permettono al resto delle truppe del fronte del Don di schierarsi lungo il Volga a difesa di Stalingrado.
L'11 settembre Čujkov è convocato presso il comando del fronte, dove lo attendono il generale Erëmenko ed il commissario politico Chruščev. Gli comunicano di aver destituito il comandante della 62° armata, il generale Lopatin, sfiduciato di poter continuare a tenere Stalingrado nella disumana battaglia ingaggiata coi tedeschi, e gli offrono il comando.
Nel 1945 infine prenderà parte alle operazioni Vistola-Oder ed alla battaglia di Berlino.
È Čujkov ad incontrare il generale Hans Krebs, che dopo il suicidio di Hitler tenterà invano di aprire una trattativa di pace con i sovietici per conto del nuovo governo.
Per i suoi meriti di guerra Čujkov è stato onorato dei seguenti titoli: 4 volte dell'Ordine di Lenin, 2 volte Eroe dell’Unione Sovietica, 4 volte dell’Ordine della Bandiera Rossa, 3 dell’Ordine di Suvorov di primo grado, un Ordine della Stella Rossa e varie medaglie al merito. È l'unico generale sovietico sepolto non a Mosca, bensì a Stalingrado.43
43. G. Bufardeci, Battaglia di Stalingrado, cit. Per le citazioni iniziali vd Wikiquote (en), Vasilij Čujkov.

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