20 Aprile 2024

7.3. IL DECISIVO APPORTO FEMMINILE PER LA DIFESA DEL PAESE

Il 1077° reggimento femminile di artiglieria contraerea sovietico è formato da 75 ragazze; comandato dal colonnello Rajnin, è composto da giovani, tutte volontarie, che a malapena hanno terminato le scuole secondarie. Durante la seconda guerra mondiale il reggimento viene tagliato fuori dalle linee russe ma queste ragazze non si perdono d'animo: mettono i loro cannoni M 1939 da 37 mm ad alzo zero e cominciano a sparare contro i corazzati della 16° Panzer. Combattono per 2 giorni, centrando 83 corazzati e distruggendone 33, ma alla fine le loro postazioni vengono eliminate una per una. Solo pochissime riescono a sopravvivere, ma la pianura è cosparsa delle carcasse di blindati e di automezzi della Wehrmacht fuori combattimento. Tutto questo senza munizioni perforanti, infatti i proiettili dell'antiaerea sono proiettili a frammentazione. I nazisti, con la ferocia e vigliaccheria che li hanno sempre contraddistinti, infuriati per le perdite subite, gettano in un pozzo circa 40 di loro ferite ma ancora vive (perché è bene ricordare che la pratica crudele e istituzionalizzata delle foibe l'hanno sempre messa in atto i nazisti, anche in Istria, come testimoniano gli studi delle storiche Kersevan e Černigoj).
Sono circa 300.000 le donne combattenti come addette alle batterie contraeree. La difesa contraerea di Leningrado, Mosca e Stalingrado è quasi interamente retta da loro. Un pilota della Luftwaffe ha affermato: «Preferisco 10 volte volare nei cieli di Tobruk controllati dagli inglesi che volare una sola volta attraverso la contraerea gestita dalle tiratrici russe».
Un dettaglio importante, che ci fa capire quanto la massiccia partecipazione al conflitto da parte delle donne sovietiche sia dovuta principalmente alle gravissime condizioni in cui si era venuto a trovare il paese: diverse di queste eroine non credevano che per le donne fosse appropriato occuparsi di cose militari. Raisa Aronova (una pilota “strega della notte”) non riteneva che il servizio militare fosse adatto alle donne, salvo la situazione eccezionale in cui lei stessa si era venuta a trovare; era particolarmente lieta di trovarsi in un'unità completamente composta da donne dove «lo spirito femminile regnava supremo», ovvero dove vi erano ordine e decenza. Marina Čechneva, autrice di diversi libri sulla guerra e anche lei pilota, ha dichiarato che sebbene le sue compagne d'armi avessero superato spesso gli uomini per coraggio e abilità, la guerra non dovrebbe essere affare da donne, salvo casi eccezionali. Le motivazioni che hanno spinto queste combattenti sono legate soprattutto al fatto che la guerra stava travolgendo il loro paese e arrivando fino al focolare domestico; non si trattava di una guerra ottocentesca tra sovrani, dove al popolo poteva importare poco o niente del risultato, ma di una guerra di annientamento dove non c'era scampo o rispetto per nessuno. Sempre per lo stesso motivo le donne combattenti vengono da tutte le estrazioni sociali. Alcune hanno ricoperto cariche nel partito comunista e di conseguenza spesso ottengono dei comandi o assumono il ruolo di ufficiale politico, ma vi sono anche combattenti che provengono da famiglie che avevano avuto membri finiti nei gulag. La guerra serve a far capire e a far riavvicinare al regime sovietico chi aveva subito le repressioni politiche degli anni '30. Non mancano donne che abbracciano la vendetta quasi come un fatto personale: Tamara Konstantinova, pilota dei bombardieri tattici Il-2, prende le armi quando perde il marito, anche lui pilota, abbattuto sul fronte di Leningrado. La Konstantinova lascia a sua madre la figlia di due anni e si adatta a tutte le mansioni (compreso guidare camion nelle colonne logistiche) fino a quando riesce a coronare il proposito di sostituire il marito come pilota su un aereo da guerra. Perennemente in aria, affermava di non concedersi riposo perché «combatteva per due». In definitiva nella seconda guerra mondiale i sovietici impiegano nell’Armata Rossa circa un milione di soldatesse, di cui 320.000 combattenti in prima linea. Sono state loro conferite 150.000 decorazioni tra cui 91 Stelle d’Oro da Eroe dell’Unione Sovietica. Il loro contributo è stato senza dubbio determinante per la vittoria finale. La loro lotta ha dimostrato l'uguaglianza tra uomo e donna sancita dalla gloriosa Rivoluzione d'Ottobre. Molte sono cadute ma se oggi vige la parità almeno formale di genere è grazie a loro e all'URSS che hanno contribuito a costruire e difendere a prezzo della vita.49
49. Fonti usate: Le donne combattenti russe 1941-1945, cit.; G. Fontana Ros, Stalingrado, 1942: 1077° reggimento femminile di artiglieria contraerea, Noicomunisti.blogspot.it, 6 giugno 2016.

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