26 Aprile 2024

7.4. LA RIVOLUZIONE EGUALITARIA NEGLI ANNI DI GUERRA

In pochi mesi
«i contadini più ricchi si videro privati di una parte delle loro terre, che fu assegnata alle famiglie più povere. L'amministrazione rivoluzionaria, inoltre, requisì, o fece cessare di esistere a forza di tasse, tutti i mezzi di trasporto privati. I più poveri e i contadini delle classi medio-basse, i più solidi sostenitori del PCK, si avvantaggiarono di queste misure. Vennero organizzati negozi in cooperativa eliminando di conseguenza i mercanti sino-khmer che avevano monopolizzato il commercio nei villaggi. In alcune zone in cui i rapporti di forza erano più favorevoli, si fecero pressioni sulle famiglie più abbienti perchè vendessero il mobilio di casa, una caratteristica di distinzione, perchè i contadini poveri non avevano mobili e dormivano su stuoie sul pavimento. I matrimoni lussuosi, vennero prima scoraggiati e alla fine vietati del tutto. Venne sospesa la vendita di birra e sigarette di contrabbando perché potevano permettersele solo i contadini ricchi. L'amministrazione rivoluzionaria trovò poche difficoltà nel farsi accettare: per i contadini poveri, che componevano oltre la metà della popolazione rurale, le condizioni di vita erano migliori che in passato e per l'altra metà non furono molto peggiori. Anche in seguito, quando lo scontro di classe si fece più acuto nei confronti di intelletuali e popolazione urbana, i contadini poveri e medi garantirono comunque l'appoggio alla rivoluzione il cui obiettivo principale era di rinnovare l'intera società cambogiana sul modello dei contadini più poveri che avevano sempre vissuto lontano dai centri abitati, non contaminati dal mondo esterno, corrotto e fondato sullo sfruttamento».
Ne segue un processo di formazione ideologica e di radicalismo egualitario:
«Pol sosteneva che con la “teoria della proletarizzazione”, tramite il lavoro manuale, chiunque, da qualsiasi classe sociale provenisse, avrebbe potuto acquisire la disciplina dell'operaio delle fabbriche, l'idea del rispetto del ritmo, della disciplina, dei tempi di lavoro e della vita. L'obiettivo dei quadri era non solo di essere vicini al popolo, ma di confondersi con esso: non solo lavorare, ma parlare, dormire, camminare, sedere, mangiare, fumare, ridere come il popolo. Mangiare in modo rivoluzionario voleva dire mangiare da poveri, per rispetto alla povertà dei contadini, anche se c'era abbondanza di cibo. Vestirsi in modo rivoluzionario voleva dire che tutti, senza eccezioni, compreso lo stesso Pol, dovevano indossare gli abiti neri dei contadini, con un krama, una sciarpa a scacchi bianchi e rossi al collo e sandali ritagliati da vecchi copertoni d'automobili. Gli uomini portavano berretti con la visiera alla cinese, le donne capelli tagliati severamente alla maschietta. La moglie di Thiunn Thioeunn, futuro Ministro della Sanità della Kampuchea Democratica, ricordò che quando lei e suo marito entrarono in clandestinità e partirono per la zona speciale nel 1971, la prima cosa che fece fu di procurarsi pantaloni e giacca neri. Era, si diceva, anche una questione di sicurezza: gli osservatori dei ricognitori USA dall'alto non li avrebbero riconosciuti perché li avrebbero scambiati per tronchi bruciati. Lo stesso Ieng Sary – “Il Fratello numero 3” nella gerarchia interna, membro della Commissione Permanente del CC del PCK e futuro Ministro degli Affari Esteri della Kampuchea Democratica – che rappresentava il PCK nella capitale cinese, viveva nella sede del Partito in maniera assolutamente spartana: nell'inverno gelido di Pechino senza riscaldamento e mangiando solo riso bollito, per emulare i contadini e i quadri che combattevano in Cambogia».
Se nel 1972 le relazioni con i vietnamiti continuano a peggiorare, nel 1973 il PCK non riconosce gli accordi di Parigi e proclama la volontà di proseguire la lotta fino alla liberazione completa del paese.
«Gli USA nei sei mesi successivi sganciano 257.000 tonnellate di bombe sulle basi della resistenza e sui villaggi khmer, quasi la metà del totale di cinque anni di guerra. Quel diluvio spaventoso di fuoco fece affluire decine di migliaia di nuove reclute nella Resistenza e fornì le condizioni per un mutamento della politica del PCK, con una forte radicalizzazione nella gestione della guerra e nello scontro di classe nelle zone liberate. Ci fu un precedente molto simile nella Cina Popolare, quando lo scoppio della guerra di Corea nel 1950 provocò un clima di esaltazione rivoluzionaria che permise una notevole accelerazione dello spodestamento dei latifondisti, la costruzione di cooperative agricole, l'eliminazione dei controrivoluzionari e la nazionalizzazione del commercio e dell'industria. I mutamenti sociali ed economici previsti in Cina in vent'anni vennero completati in cinque anni. In Cambogia la nuova linea politica fu varata ufficialmente il 20 maggio 1973. Pol e la CP del CC decisero che le cooperative erano necessarie per tre motivi: Evitare che i contadini vendessero i loro prodotti ai Vietnamiti o ai commercianti delle zone controllate dal governo, i quali pagavano prezzi superiori a quelli dell'amministrazione rivoluzionaria. Garantire rifornimenti alimentari sufficienti all'esercito rivoluzionario in continua espansione e assicurare nelle zone in cui la maggior parte degli uomini validi combatteva, razioni alle donne, ai bambini e agli anziani rimasti. Costruire, quale compito del PCK, una società pulita, onesta e senza sfruttatori, eliminando, dunque, il commercio privato che, come la proprietà privata, comportava la ricerca del profitto: un atteggiamento per definizione disonesto e causa di sfruttamento».
A partire dal 1974 la Rivoluzione si radicalizza. Pol Pot ragiona di passare alla fase della rivoluzione socialista, il cui scopo è quello di trasformare dalle radici la natura della società cambogiana. In tal senso convince i dirigenti del PCK a prendere alcune
«decisioni fondamentali che contribuirono a definire la politica per i successivi quattro anni. La prima riguardava la popolazione delle città. Fin dal 1971 Pol e gli altri massimi dirigenti erano rimasti colpiti dalla rapidità con cui nei centri urbani delle zone liberate, appena se ne presentava una sia pur minima possibilità, i commercianti e i bottegai tornavano alle loro vecchie abitudini capitaliste e speculative controllando la distribuzione delle merci. Pol concluse che l'unica risposta fosse di mandarli a lavorare nei campi, altrimenti, se il risultato di tanti immani sacrifici era che i capitalisti rimanevano a comandare, a cosa era servita la rivoluzione? Venne quindi decisa l'evacuazione di tutti centri urbani liberati: la popolazione urbana doveva essere avviata nelle campagne a intraprendere una nuova vita, producendo ciò che consumava senza sfruttare e speculare su nessuno. Fu una decisione radicale, destinata a sconfiggere qualsiasi tentativo del nemico di destabilizzare la rivoluzione. La seconda decisione del CC riguardò il denaro. Nelle zone liberate l'uso della moneta governativa era stato gradualmente sostituito in via provvisoria da un sistema di baratto, nell'intento di introdurre la nuova valuta rivoluzionaria alla fine del 1974. Il CC dispose che la nuova valuta venisse messa in circolazione soltanto dopo che l'intero paese fosse stato stato sotto il controllo del PCK».

Permane il problema di un Partito in cui sussistono forti contrasti interni che ne minano l'unità. Nel frattempo, però, la situazione politico-militare è questa:
«ai primi di aprile del 1975, la vita a Phnom Penh era diventata irreale. Chi aveva soldi e conoscenze trovava posto sugli ultimi aerei in partenza. Non vi erano cibo e medicinali, le sofferenze di tanti erano contrapposte allo svergognato consumo da parte di pochi. Mentre il prezzo del riso saliva a livelli astronomici, i ristoranti di lusso offrivano ancora foie gras, cacciagione e vini pregiati francesi. E poi bordelli, oppierie, gioco d'azzardo. Era come se la città avesse deciso di dimostrare di essere quella fogna di decadenza e turpedine che i rivoluzionari sostenevano che fosse: “la puttana del Mekong”, il bersaglio ideale per i fuochi di purificazione della rivoluzione ormai alle porte. Dopo aver speso nove miliardi di dollari, l'equivalente di dieci anni del reddito nazionale cambogiano, per la maggior parte in bombardamenti aerei, aver causato la morte di 800 mila Cambogiani ed aver abbruttito e riportato alla preistoria umana un intero popolo, l'avventura USA si era finalmente conclusa».
È in questo contesto che i contadini guerriglieri del PCK conquistano finalmente la capitale.
Tiziano Terzani li ha descritti così: «uomini e donne vestiti di nero. Con la pelle grigia per la malaria e gli anni di stenti passati nella giungla».

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