29 Marzo 2024

5.03 LA DISFATTA FRANCESE A DIEN BIEN PHU

«Non sono tornato in Indocina per restituire l'Indocina agli indocinesi».
(Jean Leclerc, Generale francese, settembre 1945)44

«Meglio sacrificare tutto che perdere il nostro paese, che ripiombare nella schiavitù!»
(Ho Chi Minh, da Appello alla resistenza nazionale, 20 dicembre 1946)45
«Vorrei ricordare l'indistruttibile volontà di vittoria del nostro esercito e del nostro popolo e come la solidarietà dell'esercito e del popolo nella lotta, sotto la direzione del Partito, sia stato il fattore decisivo della vittoria; questa é stata per noi una lezione della massima importanza. Dien Bien Phu ci ha insegnato che una nazione debole, che un esercito popolare che si levano uniti e risoluti nella lotta per l'indipendenza e la pace sono in grado di vincere tutte le forze d'aggressione, quali che siano, anche se appartenenti ad una potenza imperialista come la Francia spalleggiata dagli Stati Uniti».
(Võ Nguyên Giáp, Generale nordvietnamita, 1961)46

La Francia non accetta il compromesso di un Vietnam sostanzialmente autonomo, alimentando una guerra per la cui descrizione ci aiutiamo con un'articolata presentazione di Matteo Stella47, che nella rievocazione di Dien Bien Phu scolpisce un racconto epico:
[la Francia] «il 19 dicembre 1946 attaccò le forze di Ho Chi Minh e ebbe inizio la Prima guerra dell’Indocina. Ho Chi Minh allora organizzò una tenace resistenza nelle montagne, sottoforma di guerriglia, che sferrava rapidi attacchi ai francesi e si dileguava in tempi brevi, non dando modo all’esercito francese di ingaggiare una vera e propria battaglia in campo aperto, dove avrebbe potuto combattere dispiegando tutte le sue potenzialità. Gli Stati Uniti, nel frattempo, andavano mutando la propria posizione. Da iniziali sostenitori del Viet Minh, avevano assunto una politica di neutralità, per poi mutare ulteriormente la propria linea a favore di un appoggio ai francesi, man mano che i contorni della guerra fredda andavano delineandosi. Nel 1950 la Guerra di Corea pareva confermare le teorie dell’espansionismo comunista in Asia e il timore per un “effetto domino” spinse gli USA a sostenere con mezzi economici e militari la guerra francese che, alla fine, sarà pagata per tre quarti da soldi americani. Intanto, nel 1950, URSS e Cina popolare riconoscevano la Repubblica Democratica del Vietnam come unico reale rappresentante del popolo vietnamita, mentre nel sud del Vietnam, nel 1949, era nato lo Stato del Vietnam, sostenuto da Francia e Stati Uniti. All’inizio degli anni ’50 i cittadini francesi premevano per una rapida pace in quanto la guerra asiatica non riportava notizie positive e il controllo dei francesi nel paese si limitava, a nord, a un’enclave attorno ad Hanoi, mentre il resto del territorio era controllato dal Viet Minh, centro del Vietnam compreso. Ciò nonostante gli Stati Uniti manifestarono una forte contrarietà per questa ipotesi, affermando che se la Francia avesse vinto una vera battaglia, avrebbe ottenuto un cospicuo potere negoziale da sfruttare nelle successive discussioni per la pace. Si delineò quindi un piano di espansione della presenza francese, diviso tra nord e sud del paese. A nord questo piano si concretizzò, nel 1953, nella costruzione della base di Dien Bien Phu. La creazione di una base francese a Dien Bien Phu aveva due scopi principali. Il primo era quello di prevenire un’espansione del Viet Minh in Laos: la presenza francese avrebbe dovuto tagliare le linee di rifornimento dal Vietnam. A Dien Bien Phu, inoltre, alcuni distaccamenti del Viet Minh si dedicavano alla coltivazione dell’oppio, i cui proventi della vendita venivano reinvestiti in armi provenienti dalla Thailandia e da Hong Kong. In secondo luogo, il forte concentramento di soldati francesi nell’area avrebbe dovuto attirare un gran numero di appartenenti al Viet Minh nella zona e coinvolgerli quindi in una grande battaglia in campo aperto, dove l’esercito francese avrebbe potuto combattere nel modo che gli era più congeniale, sfruttando al massimo tutte le sue potenzialità.
Il 20 novembre del 1953, quindi, furono paracadutati nell’area, dove era già presente una pista d’atterraggio giapponese, 1800 soldati francesi, seguiti, il giorno successivo, da altri 600. In poche settimane giunsero 15000 uomini e 60 pezzi d’artiglieria pesante. Ho Chi Minh diede a Giap il compito di affrontare la situazione e quest’ultimo fece marciare fin lì 500.000 combattenti. In aggiunta venne costruito un sentiero dal confine cinese, distante 600 km da Dien Bien Phu, al di là del quale erano conservati i rifornimenti e le armi. Al fine di occultare l’esistenza di questo sentiero e permettere il trasporto dei beni necessari lungo il percorso, non attirando quindi le attenzioni dell’aviazione francese, le cime degli alberi adiacenti alla strada vennero legate tra di loro. Grazie a questo espediente furono mossi 200 pezzi d’artiglieria dal confine cinese (molti di essi armi americane provenienti dalla Guerra di Corea) e 8.000 tonnellate di medicine, cibo e munizioni, forniti anch’essi dalla Repubblica Popolare Cinese. Il tutto fu trasportato in spalle o in bicicletta. Quando i francesi capirono di essere circondati, non si preoccuparono particolarmente, sicuri che i rifornimenti sarebbero stati recapitati senza problemi per via aerea. Il terreno impervio nell’area circostante fece presupporre ai comandanti francesi che fosse impossibile trasportare armi pesanti fin lì. Per di più i raid aerei avrebbero intercettato facilmente ogni suddetto tentativo. Si capisce dunque facilmente quanto grande fu lo shock degli alti gradi dell’esercito quando scoprirono che a circondarlo, oltre agli uomini, v’erano cannoni, mortai e un fitto sistema di razzi Katiuscia. Per schivare il fuoco dell’inaspettata artiglieria, i francesi furono costretti a costruire numerosi bunker e trincee. Tuttavia, si trovarono in una situazione estremamente complessa, che rendeva arduo il rifornimento a terra degli aeroplani, mentre, a causa dell’ottimo camuffamento dell’artiglieria, l’aviazione francese non riuscì quasi mai a localizzarla, accumulando altresì numerose perdite tra le sue forze aeree nelle diverse spedizioni di ricognizione. Il 13 marzo 1954 cominciò l’assedio di Dien Bien Phu. Durerà 57 giorni. Il Comandante Giap ordinò ai civili di evacuare i villaggi. Alle 5, coperti dalle nuvole dei monsoni e dall’avvicinarsi della sera, i vietnamiti attaccarono con una serie di assalti frontali l’avamposto “Beatrice”. Morirono 500 francesi e 600 vietnamiti, ma quest’ultimi riuscirono a conquistare la postazione. Il giorno seguente il Viet Minh puntò alla pista di atterraggio, distruggendo la torre di controllo, la pista e le apparecchiature radar e rendendola inutilizzabile. Le forniture e i rinforzi per l’esercito di Parigi potevano ora arrivare solo se paracadutati. Venne presa anche una seconda postazione francese, “Gabrielle”. L’offensiva di Giap non fu tutta rose e fiori: il 6 aprile, a causa delle elevate perdite umane, il Comandante fu costretto a sospendere l’offensiva. Si temeva inoltre un intervento degli americani, i quali stavano discutendo anche se far uso di armi nucleari (l’Operation Vulture, a cui Eisenhower alla fine si oppose). Su proposta dei consiglieri cinesi – che rifornirono i vietnamiti di nuove armi e li addestrarono alle tattiche di assedio – gli assalti umani furono messi da parte a favore di una rete di trincee e tunnel che avevano l’obiettivo di isolare i punti più forti, restringendo il perimetro delle operazioni attorno alla fortezza francese. Gli attacchi diretti, dunque, ripresero durante il mese di aprile da una posizione tattica migliore. Le linee di rifornimento francesi erano state tagliate e ciò aveva provocato un dimezzamento delle razioni di cibo, mentre i medicinali scarseggiavano. I monsoni riempirono di fango le trincee. 1/5 degli uomini dell’esercito di Parigi disertarono o si rifiutarono di combattere. Molti di essi finirono per vivere nelle grotte del fiume Nam Yum, cibandosi dei rifornimenti paracadutati. Vennero rinominati “i ratti del Nam Yum”. Il primo maggio partì l’assalto finale del Viet Minh. Dopo sette giorni, il 7 maggio alle 5.30 del pomeriggio, l’esercito di Giap occupò il centro di comando. I francesi avevano perso. Tra le cifre che descrivono l’assedio di Dien Bien Phu, si ricordano gli 11.721 prigionieri di guerra e i 4.436 feriti francesi. La Francia perse globalmente 13.000 uomini, tra morti e prigionieri di guerra che non tornarono mai a casa. Tra le file del Viet Minh le perdite furono maggiori: si contano circa 23.000 uomini. La Conferenza di Ginevra sancì la fine dell’avventura coloniale francese in Indocina. Il Viet Minh, dopo la battaglia, controllava tre quarti del Vietnam e parte del Laos e della Cambogia. Gli accordi di Ginevra stabilirono che Laos e Cambogia sarebbero divenuti indipendenti e il Vietnam sarebbe stato temporaneamente diviso in due zone, lungo il diciassettesimo parallelo. A nord la Repubblica Democratica del Vietnam, con Presidente Ho Chi Minh, e a sud lo Stato del Vietnam, guidata dall’ex imperatore Bao Dai e dal Primo ministro Ngo Dinh Diem. I combattenti di entrambe le parti (i francesi presenti al nord e il Viet Minh al sud) si sarebbero ritirati – molti vietnamiti del sud si trasferirono al nord – in attesa delle elezioni per riunificare il paese che si sarebbero tenute due anni più tardi. Elezioni che per volontà americana – e della classe dirigente del Vietnam del sud – non si tennero mai, in quanto avrebbero sicuramente sancito il trionfo di Ho Chi Minh e la nascita di un Vietnam comunista. Convinti nell’evitare in tutti i modi un tale esito, gli americani si ritrovarono sempre più coinvolti nel conflitto, che si rivelò per loro molto più cruento e sanguinoso di quello appena finito, ma che riservò loro lo stesso destino dei predecessori».
Sull'importanza storica della vittoria di Dien Bien Phu ha scritto il comandante Giap48:
«Dien Bien Phu costituì una prova di forza che oppose il nostro popolo e il suo esercito al Corpo di spedizione degli imperialisti francesi sostenuti dagli Stati Uniti. Da questa prova di forza uscimmo vincitori, e Dien Bien Phu renderà eterna l'indomabile volontà del nostro piccolo e giovane popolo che oppose al potente esercito di un paese imperialista la forza della sua unità nella lotta e il suo eroismo. Questo eroismo ha animato il nostro popolo e il nostro esercito durante tutta la lotta di resistenza, e quindi possiamo affermare che ogni combattimento, quale che sia stata la sua importanza, fu compenetrato dallo “spirito di Dien Bien Phu”, che la guerra di liberazione del nostro popolo é stata tutta una lunga e prodigiosa battaglia di Dien Bien Phu. A Dien Bien Phu la nostra guerra nazionale conseguì una meravigliosa vittoria, e questo successo, che dimostra la lungimiranza e la fermezza con cui il nostro Partito assolse al suo ruolo di direzione politica e militare, fu un prestigioso successo del marxismo-leninismo nella guerra di liberazione di una nazione debole ed eroica. La nostra nazione ne può essere fiera. Sotto la direzione del nostro Partito, con il Presidente Ho Chi Minh alla sua testa, abbiamo dato vita a questa grande verità della storia: un popolo colonizzato, debole ma unito nella lotta, che si leva per difendere con determinazione la sua indipendenza e la pace, é del tutto in grado di vincere le forze aggressive di una potenza imperialista. Così Dien Bien Phu é stata non solo una vittoria per il nostro popolo, bensì anche una vittoria per tutti i popoli deboli che sono in lotta per liberarsi dal giogo degli imperialisti e dei colonialisti. Questo é il suo significato più profondo. E questo giorno, che é diventato un giorno di festa per tutto il popolo vietnamita, e un giorno di festa anche per i popoli dei paesi fratelli, per i popoli che hanno appena riconquistato la loro indipendenza o ancora combattono per la loro liberazione. Dien Bien Phu é entrata per sempre negli annali della lotta per la liberazione del nostro popolo e dei popoli deboli del mondo. La storia l'annovererà come uno degli avvenimenti cruciali del profondo movimento dei popoli dell'Asia, dell'Africa e dell'America del Sud in lotta per ottenere la libertà e per divenire quindi padroni dei loro paesi e del loro destino».
44. Citato in W. Blum, Il libro nero degli Stati Uniti, cit., p. 184.
45. Ho Chi Minh, Scritti, lettere, discorsi, cit., p. 165.
46. Võ Nguyên Giáp, Guerra del popolo esercito del popolo, Feltrinelli, Milano 1968, cap IV-CCDP, pp. 161-198.
47. M. Stella, Dien Bien Phu, 60 anni fa, Marx21 (web), 6 maggio 2014.
48. Võ Nguyên Giáp, Guerra del popolo esercito del popolo, cit.

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