25 Aprile 2024

5.07 LA STRATEGIA DI GUERRIGLIA DEL COMANDANTE GIAP

«Gli imperialisti, i reazionari non sono mai in grado di valutare secondo il suo giusto valore la forza di una nazione, la forza di un popolo. Questa forza é senza limiti, può riuscire a risolvere qualsiasi difficoltà, può trionfare di qualsiasi nemico». (Võ Nguyên Giáp)64
A livello militare il braccio destro di Ho Chi Minh è Võ Nguyên Giáp (An Xá, 25 agosto 1911 – Hanoi, 4 ottobre 2013). Figlio di umili contadini, inizia la militanza politica a fine anni '20: a 19 anni fa la prima esperienza del carcere, terminando gli studi con lezioni private e da autodidatta. Nel 1944 diventa il capo militare dell'esercito di Liberazione. Vediamone un breve profilo con il professor Nguyen Van Hoan65:
«Con la vittoria della rivoluzione, fu nominato ministro della difesa e, dal 1948, dopo la vittoria nel Viet Bac, fu promosso generale a 4 stelle, comandante in capo dell'esercito nazionale e della milizia vietnamita. Fu poi eletto membro del comitato centrale e del comitato politico del partito nel secondo, terzo e quarto congresso e divenne deputato nell'assemblea nazionale, restando in carica dalla prima all'ottava legislatura. Si può dire che, dalla lotta anticoloniale contro i francesi […] sino al conflitto anti-americano […] Võ Nguyên Giáp fu un personaggio di primo piano nella storia della lotta del popolo vietnamita, noto ed ammirato nella sua patria, celebre all'estero per il suo genio strategico e per le sue clamorose vittorie. Lo storico militare americano Cecil Currey, che gli ha dedicato un'opera, allude alla “vittoria ad ogni costo” e al “genio vietnamita Võ Nguyên Giáp”; sarebbe tuttavia più corretta la definizione adottata da un altro celebre militare, il generale Tran Van Trà, secondo il quale, “Võ Nguyên Giáp fu il comandante più attento a risparmiare ogni singola goccia di sangue dei suoi soldati”. Altrettanto significativo ciò che scrisse lo storico italiano Pino Tagliazucchi […]: “Bisogna evitare di presentare Võ Nguyên Giáp come un generale all'antica, una figura alla Napoleone; Võ Nguyên Giáp è invece un grande stratega moderno e uomo politico”. Grazie al suo contributo, Võ Nguyên Giáp è stato premiato con la medaglia d'oro, il maggior riconoscimento del partito e della nazione».
Giap, teorico della “guerra di popolo” e stratega preparato e originale, ottiene uno straordinario prestigio per il ruolo svolto nelle due guerre d'indipendenza del Vietnam, divenendo negli anni '60-'70 un simbolo delle lotte del “Terzo Mondo” contro l'imperialismo occidentale. Nel 1964 Ernesto “Che” Guevara scrive una prefazione all'edizione cubana dell'opera Guerra del popolo. Esercito del popolo. Ne riportiamo alcuni estratti66:
«i problemi che il libro suscita hanno un'importanza tutta particolare per la maggior parte dei popoli dell'America Latina sottoposti al dominio dell'imperialismo nordamericano, senza contare l'enorme interesse che potrebbe avere la sua conoscenza per tutti i popoli dell'Africa, che di giorno in giorno sostengono lotte sempre più aspre, ma sempre ripetutamente vittoriose, contro colonialisti d'ogni specie. […] Quest'opera, perciò, pone questioni di interesse generale per il mondo in lotta per la propria liberazione. Si possono riassumere così: la fattibilità della lotta armata in condizioni particolari che abbiano annullato i metodi pacifici della lotta di liberazione; di che genere la lotta armata debba essere in località con ampie estensioni di terreno favorevole alla guerra di guerriglia e con popolazione contadina maggioritaria o comunque ingente. […] Nel testo si tratta della guerra di liberazione del popolo vietnamita; della definizione di questa lotta come guerra del popolo e del suo braccio esecutivo come esercito del popolo; dell'esposizione delle grandi esperienze del Partito nella direzione della lotta armata e nell'organizzazione delle forze armate rivoluzionarie. […] I metodi pacifici e razionali di risolvere le controversie dimostrarono sempre più la loro inutilità, finché il popolo non imboccò la strada della lotta armata in cui, date le caratteristiche del paese, il maggior ruolo toccò ai contadini.
Era infatti una guerra di caratteristiche contadine, per i luoghi fondamentali dell'azione e per la composizione fondamentale dell'esercito, ma era una guerra diretta dall'ideologia del proletariato, confermando ancora una volta l'alleanza operaia-contadina come fattore fondamentale della vittoria. Anche se nei primi momenti, a motivo delle caratteristiche della lotta anticolonialista e antimperialista, si trattò di una lotta di tutto il popolo e di una gran moltitudine di persone la cui estrazione non corrispondeva esattamente alle definizioni classiche del contadino povero o dell'operaio, tuttavia si inseriva ottimamente nella lotta di liberazione; un po' per volta si vennero a definire i rispettivi campi e cominciò la lotta antifeudale, che intanto acquistava il suo autentico carattere antimperialista e anticolonialista, dando, come risultato, l'instaurarsi di una rivoluzione socialista. La lotta di massa fu utilizzata in tutto il corso della guerra dal Partito vietnamita. Fu utilizzata, in primo luogo, perché la guerra di guerriglia non è altro che un'espressione della lotta di massa e non la si può pensare isolata dal suo mezzo naturale, che è il popolo; guerriglia, in questo caso, significa l'avamposto, numericamente inferiore, della gran maggioranza del popolo che non possiede armi, ma che, nella sua avanguardia, appunto, esprime la volontà del trionfo. […] Il marxismo fu applicato coerentemente alla situazione storica concreta del Vietnam e proprio per questo i vietnamiti, guidati da un Partito d'avanguardia, fedele al suo popolo e conseguente nella sua dottrina, strapparono una vittoria tanto clamorosa contro gli imperialisti. […] la tattica si riassumeva in una parola d'ordine che si può esprimere così: se il nemico si concentra, perde terreno, se si disperde, perde forza; nel momento in cui il nemico si concentra per attaccare di prepotenza, bisogna contrattaccare in tutti i luoghi in cui il nemico ha dovuto rinunciare all'impiego sparso delle proprie forze; se il nemico si volge ad occupare determinate località a piccoli gruppi, il contrattacco avrà luogo a seconda della correlazione in atto in quelle località, ma, ancora una volta, la forza fondamentale dell'urto nemico si troverà dispersa. Questo è uno degli insegnamenti base che si possono ricavare dalla guerra di liberazione del popolo vietnamita. […] Ci parla anche dello stretto legame esistente a sua volta tra l'esercito e il popolo; come l'esercito e il popolo non siano che la medesima cosa, il che si viene sempre più comprovando con la magnifica sintesi che soleva ricordare Camilo; come l'esercito e il popolo non siano che la medesima cosa, il che si viene sempre più comprovando con la magnifica sintesi che soleva ricordare Camilo: “l'esercito è il popolo in uniforme”. Il corpo armato, durante la lotta e dopo, ha dovuto adottare una tecnica nuova, una tecnica che permettesse di avere la meglio sulle nuove armi del nemico e di respingere ogni genere di offensiva. Il soldato rivoluzionario ha una disciplina consapevole. Durante tutto il processo, egli si caratterizza essenzialmente per la propria autodisciplina. Intanto nell'esercito del popolo, rispettando tutte le norme dei codici militari, deve esserci una gran democrazia interna e una grande uguaglianza nella ripartizione dei beni necessari agli uomini nella lotta. […] il generale Giap giunge alla seguente conclusione: “Nell'attuale congiuntura mondiale, una nazione, anche se piccola e debole, che si levi come un solo uomo sotto la direzione della classe operaia per lottare risolutamente per l'indipendenza e la democrazia, è davvero in grado, moralmente e materialmente, di sconfiggere qualsiasi aggressore. In condizioni storiche determinate, questa lotta può conseguire il successo attraverso una lotta armata di lunga durata — la resistenza di lunga durata”».
Di seguito alcuni insegnamenti ulteriori del Comandante Giap, che da grande marxista-leninista respinge modestamente gli onori a lui tributati:
«Si sosteneva che non potevamo sconfiggere un esercito tanto potente... ci siamo riusciti con la saggezza, con la tattica... loro avevano i B52 noi l'intelligenza e il coraggio... ma il fattore decisivo non sono le armi, è la gente, il sentimento della gente, la determinazione della gente... il fattore umano fa la differenza, non le armi più sofisticate».
«Non sono un mito: il solo mito è il popolo. E io sono un suo figlio… La vittoria a ogni costo? Ho pianto per i soldati che morivano a migliaia…»
«La strategia militare senza l’analisi e la strategia politica di Ho Chi Minh non avrebbero avuto allora nessun effetto».
Determinante per la cacciata degli imperialisti è la costruzione del Partito Comunista Vietnamita, che pone come obiettivo non solo l'indipendenza, ma anche il socialismo:
«In una società chi è povero lavora per migliorare la sua vita, chi vive mediocremente lavora per diventare ricco e chi è ricco vuole diventare sempre più ricco. Ma se questi lavorassero insieme, faremmo un paese prospero per tutti, non solo in senso materiale, ma anche culturale. Questa è l’idea di socialismo, dove al centro si trova sempre l’uomo».67
64. Võ Nguyên Giáp, Guerra del popolo esercito del popolo, cit.
65. Nguyen Van Hoan, Võ Nguyên Giáp da studente a generale, CCDP, 7 ottobre 2013 [Mekong, n° 2, autunno-inverno, 2008].
66. E. “Che” Guevara, Prefazione all'edizione cubana di Võ Nguyên Giáp, Guerra del popolo esercito del popolo, L'Avana, 1964, Fondazionepintor.net.
67. Per questa e le citazioni precedenti: F. Cavalera, Giap è tornato, Corriere della Sera, 20 aprile 2006.

cookie