26 Aprile 2024

11.5. LE RAGIONI DELLA VITTORIA SOVIETICA

Lasciamo infine la parola al vero grande vincitore della seconda guerra mondiale, che ha dimostrato con i fatti la giustezza di una linea politica costruita nell'arco di vent'anni, rispettando il giuramento fatto in morte di Lenin nel 1924.
Ecco l'analisi di Stalin, con le ragioni che hanno consentito all'URSS di vincere:
«Sarebbe errato pensare che la seconda guerra mondiale sia scoppiata casualmente o in seguito a errori di tali o tal altri uomini di Stato, sebbene errori, senza dubbio, ve ne siano stati. In realtà la guerra è scoppiata come risultato inevitabile dello sviluppo delle forze economiche e politiche mondiali sulla base dell'odierno capitalismo monopolistico. I marxisti hanno dichiarato più di una volta che il sistema capitalistico dell'economia mondiale cela nel suo seno gli elementi della crisi generale e dei conflitti militari; che, quindi, lo sviluppo del capitalismo mondiale nel nostro periodo avviene, non come un movimento progressivo armonico e uniforme, ma attraverso crisi e catastrofi militari. È un fatto che l'ineguale sviluppo dei paesi capitalisti porta abitualmente, col passar del tempo, a una brusca rottura dell'equilibrio nell'interno del sistema mondiale del capitalismo; e il gruppo di paesi capitalisti che ritiene essere meno ben fornito di materie prime e di mercati di sbocco, tenta ordinariamente di mutare la situazione e di procedere a una nuova ripartizione, a esso vantaggiosa, delle “sfere d'influenza”, facendo ricorso alla forza armata. Si ha allora come risultato la divisione del mondo capitalista in due campi nemici e la guerra tra di essi. Si potrebbero forse evitare le catastrofi militari se fosse possibile procedere a ripartizioni periodiche delle materie prime e dei mercati di sbocco tra i paesi, secondo il loro peso economico, adottando decisioni pacifiche e di comune accordo. Ma nelle attuali condizioni capitalistiche di sviluppo dell'economia mondiale ciò è irrealizzabile. Così scoppiò la Prima Guerra Mondiale, risultato di una prima crisi del sistema capitalista dell'economia mondiale. Risultato della seconda crisi fu lo scoppio della seconda guerra mondiale.
Ciò non vuol dire naturalmente che la seconda guerra mondiale sia stata una copia della prima. Al contrario, la seconda guerra mondiale per il suo carattere differisce sostanzialmente dalla prima. Si deve tener presente che, prima di attaccare i paesi alleati, i principali Stati fascisti – la Germania, il Giappone e l'Italia – avevano distrutto nei loro paesi gli ultimi resti delle libertà democratiche borghesi, avevano instaurato nei loro paesi un brutale regime terrorista, avevano calpestato il principio della sovranità e del libero sviluppo dei piccoli paesi, avevano proclamato che la politica di conquista delle terre altrui era la loro propria politica e avevano gridato ai quattro venti che essi volevano l'egemonia mondiale e l'estensione del regime fascista nel mondo intero. Inoltre, con l'invasione della Cecoslovacchia e delle regioni centrali della Cina, gli Stati dell'Asse avevano dimostrato di essere pronti a mettere in atto la loro minaccia di asservire tutti i popoli che amano la libertà. Per questo, la seconda guerra mondiale contro gli Stati dell'asse, a differenza della Prima Guerra Mondiale, assunse fin dall'inizio il carattere di una guerra antifascista, liberatrice, uno degli obiettivi della quale era anche il ristabilimento delle libertà democratiche. L'entrata dell'Unione Sovietica nella guerra contro gli Stati dell'asse non poteva che rafforzare, e rafforzò realmente, il carattere antifascista e liberatore della seconda guerra mondiale.
Su questo terreno si formò la coalizione antifascista composta dall'Unione Sovietica, dagli Stati Uniti d'America, dalla Gran Bretagna e dagli altri Stati che amano la libertà, coalizione che ebbe in seguito una funzione decisiva nella disfatta delle forze armate degli Stati dell'asse. Ecco come stanno le cose circa la questione delle origini e del carattere della seconda guerra mondiale. Oggi, a quanto pare, tutti riconoscono che la guerra non fu realmente, né poteva essere, un effetto del caso nella vita dei popoli; che essa si trasformò di fatto in una guerra di popoli per la loro esistenza, e che, per questa ragione appunto, essa non poteva essere rapida, fulminea. Per ciò che concerne il nostro paese, questa guerra fu per esso la più crudele e dura di tutte le guerre che la storia della nostra Patria ricordi. Ma la guerra non fu soltanto una maledizione. Essa fu al tempo stesso una grande scuola in cui tutte le forze del popolo furono messe alla prova e verificate.
La guerra mise a nudo tutti i fatti e gli avvenimenti delle retrovie e del fronte, strappò implacabilmente tutti i veli e le maschere che dissimulavano il vero volto degli Stati, dei governi, dei partiti e li espose sulla scena senza maschera, senza orpelli, con tutti i loro difetti e le loro qualità. La guerra sottopose ad una specie di esame il nostro regime sovietico, il nostro Stato, il nostro governo, il nostro partito comunista, e stese il bilancio del loro lavoro, come dicendoci: eccoli, i vostri uomini e le vostre organizzazioni, le loro azioni e la loro vita di tutti i giorni, esaminateli attentamente, e sia dato a ciascuno secondo i suoi atti. Questo è uno dei lati positivi della guerra. […]
Come bisogna dunque comprendere la nostra vittoria sui nemici; che cosa può significare questa vittoria dal punto di vista dello stato e dello sviluppo delle forze interne del nostro paese? La nostra vittoria significa innanzi tutto che il nostro regime sociale sovietico ha trionfato, che il regime sociale sovietico ha superato con successo la prova del fuoco della guerra e ha dimostrato la sua piena vitalità. […] La nostra vittoria significa, in secondo luogo, che il nostro regime statale sovietico ha trionfato; che il nostro Stato sovietico plurinazionale ha resistito a tutte le prove della guerra e ha dimostrato la sua vitalità. […] La nostra vittoria significa, in terzo luogo, che le forze armate sovietiche hanno vinto, che il nostro Esercito rosso ha vinto, che l'Esercito rosso ha resistito eroicamente a tutte le avversità della guerra, ha debellato gli eserciti dei nostri nemici ed è uscito vincitore dalla guerra. […]
Sarebbe errato credere che una simile vittoria storica possa essere riportata senza la preparazione preliminare di tutto il paese alla difesa attiva. Non sarebbe meno errato supporre che una simile preparazione possa essere effettuata in un breve periodo di tempo: in tre o quattro anni. Più errato ancora sarebbe affermare che noi abbiamo vinto unicamente grazie al coraggio delle nostre truppe. Senza coraggio, naturalmente, è impossibile vincere. Ma il coraggio da solo non basta per trionfare su un nemico che ha un esercito numeroso, un armamento di prim'ordine, dei quadri di ufficiali ben istruiti e un approvvigionamento discretamente organizzato. Per tener testa ai colpi di un simile nemico, per resistergli e infliggergli quindi una sconfitta completa, era necessario possedere, oltre all'impareggiabile coraggio delle nostre truppe, un armamento assolutamente moderno e in quantità sufficiente; inoltre un approvvigionamento bene organizzato, e anch'esso in quantità sufficiente.

Ma per avere ciò era necessario possedere – e in quantità sufficiente – delle cose elementari, come il metallo per produrre le armi e l'equipaggiamento, le attrezzature per le aziende; il combustibile per assicurare il funzionamento delle officine e dei trasporti; il cotone per produrre i corredi; il grano per approvvigionare l'esercito. Possiamo noi affermare che alla vigilia della seconda guerra mondiale il nostro paese già possedeva il minimo indispensabile di risorse materiali occorrenti per soddisfare fondamentalmente questi bisogni? Credo si possa affermarlo. Per la preparazione di questa opera grandiosa era stato necessario realizzare tre piani quinquennali di sviluppo della nostra economia nazionale. E appunto questi tre piani quinquennali ci aiutarono a creare queste risorse materiali».
(dal Discorso pronunciato il 9 febbraio 1946
alla riunione elettorale della circoscrizione “Stalin” di Mosca)71

71. Il discorso integrale è disponibile su Associazionestalin.it.

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