12 Maggio 2024

12.1. IL MURO DELLA VERGOGNA DI LIMA

Perché mai il “terrorismo” è cresciuto così tanto? Non solo le misure progressiste introdotte da Velasco vengono eliminate ma l'arroganza delle élite arriva al punto di costruire un vero e proprio muro nella capitale di Lima, con lo scopo di dividere i ricchi dagli straccioni.
Lo spiega molto bene questo articolo di Tarik Bouafia del 201586:
«Da quattro anni i residenti di Vista Hermosa, baraccopoli situata sulle alture di Lima, sono privati della vista sulla capitale. La causa? Un muro di più di dieci chilometri di lunghezza e tre metri di altezza che separa uno dei quartieri più esclusivi della capitale peruviana, Las Casuarinas. “La vista da qui era molto bella, si poteva vedere tutta la città fino a quando i 'casuarinas' hanno saputo che stavamo arrivando e allora hanno costruito il muro. Ci hanno chiuso la visuale in modo che non si possa guardare la loro parte, per noi molto lontana perché non siamo al loro livello”, spiega Amadeo Alarcon, un abitante di Vista Hermosa. Da un lato quindi case fatte con mezzi di fortuna. Non c'è gas, senza elettricità, senza acqua corrente. Da questo lato del muro, una casa costa meno di trecento dollari. Dall'altra parte invece è un altro mondo. Le case possono costare fino a cinque milioni di dollari. Qui vive una parte della grande borghesia del paese. Mentre i primi pagano l'acqua una fortuna per soddisfare i propri bisogni elementari, i secondi approfittano di un'acqua abbondante e a buon mercato per riempire le loro enormi piscine. La costruzione del “muro della vergogna”, come lo chiamano gli abitanti della baraccopoli, è iniziata nel 1980, “all'epoca del terrorismo e del progredire delle invasioni in Perù”, spiega Elke McDonald, che vive a Las Casuarinas. Gli anni 1980 sono stati segnati dalla terribile guerra civile tra sostenitori dei guerriglieri marxisti di Sendero Luminoso e quelli dello Stato peruviano. Costretti a fuggire dai combattimenti, molti contadini sono emigrati verso la capitale, dove hanno trovato rifugio su queste colline ripide e in cui le condizioni di vita si rivelarono da subito molto difficili. Più di venti anni dopo la fine del conflitto che ha causato più di settantamila morti, numerosi contadini continuano ad affluire nella capitale in cerca di un futuro migliore per le loro famiglie. Ma perché se ne vanno? La risposta è da ricercarsi nelle politiche economiche attuate da decenni in Perù, di cui i popoli indigeni sono le prime vittime. Molto dipendente dalle esportazioni infatti, l'economia peruviana si basa quasi esclusivamente sull'estrazione di minerali (oro, rame, zinco...). Di conseguenza i governi che si sono succeduti non hanno lesinato sui modi per attirare gli investitori stranieri, che in gran parte hanno risposto all'appello. Il paese è un paradiso per le multinazionali che accumulano profitti strabilianti. Nella regione di Cajamarca, per esempio, le attività criminali della potente multinazionale statunitense Newmont hanno causato l'esodo di migliaia di contadini poveri, cacciati dalle loro terre dalle autorità per far posto al saccheggio delle risorse minerarie. Vittime molto spesso della repressione della polizia, recluse quando non semplicemente assassinati, le comunità indigene trovano rifugio nelle grandi città del paese e soprattutto nella capitale, dove vanno a gonfiare le fila dei poveri e degli esclusi della società. È per proteggersi da questi naufraghi del sistema, considerati dall'alta società peruviana come soggetti pericolosi, etichettati come delinquenti, che i ricchi che vivono a Las Casuarinas, con il sostegno delle autorità, hanno costruito questo muro. Per loro, si tratta semplicemente di una misura di sicurezza: “Ognuno ha il diritto di chiudere la sua proprietà privata per proteggerla”, si difende il signor McDonald prima di aggiungere: “Questo è il posto migliore del Perù, perché si può passeggiare e dormire sonni tranquilli. Noi tutti paghiamo un contributo mensile alla sicurezza di 100 dollari”. Tuttavia per Alicia Yupanqui, che risiede nella baraccopoli, quel muro è un modo per “discriminarli”. “Credo che il muro sia stato costruito per far si che non si mescolino quelli in alto con quelli in basso”, ha continuato Sara Torres, un'altra abitante».
86. T. Bouafia, I “muri della vergogna” in America Latina, Le Journal de notre Amérique-CCDP, 21 dicembre 2015.

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