26 Aprile 2024

3.12. UN RAZZISMO PERSISTENTE

Il razzismo negli USA dovrebbe ormai essere un capitolo del passato, una terribile storia lasciatasi alle spalle, ma forse non è proprio così, come spiega Luciano Canfora36:
«“Nel febbraio del 1995 il Senato del Mississippi, uno dei baluardi storici del razzismo USA, ha approvato il XIII emendamento della Costituzione americana siglato nel 1865 secondo cui la schiavitù volontaria o involontaria non potrà esistere entro i confini degli Stati Uniti”. (Corriere della Sera, 19 febbraio 1995) Mesi addietro ho letto in pubblico questa notizia nel corso di un incontro organizzato dal festival “èStoria” di Gorizia (21 maggio 2016). Avevo appena finito di parlare quando un docente di una qualche università statunitense, Paul Finkelman, saltò con estrema agilità sul palco e incominciò a sbraitare gridando al “falso”. Cercai di arginare il suo torrenziale slang rispondendogli in tedesco, ma temo non abbia capito nulla. Mi affrettai allora a ricercare nel New York Times conferma di quanto pubblicato dal Corriere della Sera. E ne trovai ampia conferma: la vicenda in realtà si era penosamente protratta fino al giugno 1995. Ma il docente inalberato continuò a inalberarsi. Pazienza: si vede che quello è tuttora un nervo scoperto. E come non lo sarebbe se negli USA si spara sul presunto borseggiatore nero perché è nero? È cronaca dell’estate 2014 (alla fine del XX secolo era tradizione che i ghetti neri esplodessero sistematicamente ogni estate). Ma nel caso cui ci riferiamo, l’uccisione di Michael Brown a Ferguson (Missouri) il 9 agosto 2014 [quindi in piena epoca del “democratico” Obama, ndr], il poliziotto assassino fu assolto per essersi giustificato così: non è vero che il giovane ucciso avesse alzato le mani in segno di resa, al contrario! Alzava le mani per mettersi in posizione di attacco (come una pantera verso la preda). Ridere è fuor di luogo perché si tratta della perdurante consuetudine di considerare i poveri di colore come esseri inferiori e da trattare dunque come “umanità di seconda classe” come lo storico latino Anneo Floro definiva gli schiavi. La mentalità e la pratica schiavistica durano ben oltre le abrogazioni formali. Con buona pace dei nervosi docenti texani».
36. L. Canfora, La schiavitù del Capitale, Il Mulino, Bologna 2017, pp. 63-65.

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