19 Marzo 2024

9.13. CAPITALISMO, DEMOCRAZIA, FASCISMO E GUERRA

«Il Terzo Reich di Hitler era un sistema mostruoso reso possibile dai leader affaristici al vertice in Germania, e mentre questo procurava una catastrofe per milioni di persone, adempiva ad una funzione da Paradiso, come un Nirvana, per il sistema delle imprese Tedesche. Anche alle imprese di proprietà straniera veniva consentito di godere di sevizi meravigliosi. Il regime di Hitler era stato redditizio per “das Kapital”, con la cancellazione di tutti i partiti e i sindacati dei lavoratori, attraverso un programma di riarmo, che aveva procurato ai capitalisti immensi profitti, e, mediante una guerra di conquista, aveva eliminato la concorrenza straniera e aveva fornito nuovi mercati, con l’acquisizione di materie prime a prezzi bassi, e che era stata la fonte senza limiti di lavoratori sempre più a buon mercato, dai prigionieri di guerra ai lavoratori stranieri trattati come schiavi e agli internati dei campi di concentramento. I proprietari e i managers delle imprese guida Americane ammiravano Hitler, dato che nel Terzo Reich potevano fare profitti e dove Hitler massacrava i sindacati Tedeschi e giurava di distruggere l’Unione Sovietica, patria del comunismo internazionale. Molte, se non tutte queste imprese, godevano pienamente dei vantaggi derivati dall’eliminazione dei sindacati dei lavoratori e dei partiti di sinistra, e l’orgia di commesse e di profitti era resa possibile dal riarmo e dalla guerra. Queste imprese tradivano il loro paese, producendo ogni sorta di equipaggiamento per la macchina da guerra di Hitler, anche dopo Pearl Harbor, e quindi obiettivamente aiutavano i Nazisti a commettere i loro crimini orrendi. Questi particolari, comunque, sembravano non sconvolgere i proprietari e le dirigenze in Germania e anche negli USA, che erano ben consapevoli di quello che stava avvenendo oltremare. Tutto quello che interessava a costoro, chiaramente, era la collaborazione incondizionata con Hitler, che consentiva loro di fare profitti come non mai; il loro motto giustamente poteva essere il seguente: “i profitti über alles”, il profitto soprattutto. Dopo la guerra, i signori del capitale e gli associati del mostro fascista prendevano le distanze, come il Dr. Frankenstein dalla loro creatura, e in modo fragoroso proclamavano la loro preferenza per le forme democratiche di governo. Oggi, molti dei nostri leader politici e dei nostri mezzi di comunicazione ci vogliono far credere che “libero mercato” — un linguaggio cifrato eufemistico per dire “capitalismo” — e “democrazia” sono fratelli siamesi. Comunque, anche dopo la seconda guerra mondiale, il capitalismo, ed in particolare il capitalismo Americano, ha continuato a collaborare intimamente con regimi fascisti in paesi come la Spagna, il Portogallo, la Grecia e il Cile, appoggiando movimenti di estrema destra, incluse squadroni della morte e terroristi, in America Latina, in Africa e in ogni dove. Possiamo dire che nei piani alti delle corporation, i cui interessi collettivi si riflettono naturalmente nelle politiche governative Americane, è perdurata la nostalgia per il buon vecchio tempo del Terzo Reich Hitleriano, che aveva costituito un paradiso per le imprese della Germania, ma anche dell’America e di altri paesi stranieri: nessun partito di sinistra, niente sindacati, numero illimitato di lavoratori in condizioni da schiavi, ed uno stato autoritario che assicurava la disciplina necessaria e predisponeva un “boom degli armamenti” e alla fine una guerra che aveva prodotto “profitti illimitati”, come scrive Black, alludendo al caso della IBM. Questi vantaggi possono essere attesi più propriamente da una dittatura fascista che da una genuina democrazia, da qui l’appoggio ai Franco, ai Suharto, e a tutti i Pinochet del mondo post bellico. Ma anche all’interno delle società democratiche il capitalismo cerca attivamente il lavoro a basso costo e senza conflitti, che il regime di Hitler gli aveva servito su un piatto d’argento, e di recente questo è avvenuto in modo non palese tramite strumenti come la globalizzazione e la riduzione dello stato sociale, piuttosto che attraverso lo strumento del fascismo, a cui il capitale Americano ed internazionale ha fatto ricorso per procurare al sistema imprenditoriale il paradiso del Nirvana, del quale la Germania di Hitler aveva offerto una stuzzicante anticipazione».17
17. Ibidem.

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