19 Aprile 2024

3.4. L'INTERVENTISMO DEGLI USA

Negli anni della guerra fredda la storia del Messico è segnata dalla subalternità agli USA:
«La seconda guerra mondiale portò relativa calma tra le due nazioni per la necessità americana di assicurarsi un flusso di materie prime dal Messico. Dalla guerra nacque il “programma Bracero”, che prevedeva l'impiego di personale messicano nel settore agricolo del Sud degli Usa, accordo in vigore fino al 1964. Durante la Guerra Fredda il Messico appoggiò sostanzialmente la politica Usa in America centrale avvallando tra l'altro la cacciata del presidente socialista del Guatemala Jacobo Arbenz».18
Ad un certo punto però le cose cambiano:
«L'interesse degli Stati Uniti per le questioni messicane aumentò drasticamente durante gli anni Ottanta. Dal 1982 al 1990, gli Stati Uniti offrirono al Messico assistenza militare per 500 milioni di dollari. Secondo un rapporto del 1989 redatto dal ministero della Difesa, la politica americana mirava ad “espandere l'influenza degli Stati Uniti tra le fila dell'Esercito messicano”. Secondo un bollettino del dipartimento di Stato americano redatto nell'ottobre di quello stesso anno, il Messico rappresentava la seconda fonte di materie prime strategiche, in particolare petrolio, stronzio, fluorite e antimonio. Il 1° gennaio del 1994 il North American Free Trade Agreement (NAFTA) “che annullava la riforma fondiaria duramente conquistata dal Messico e riduceva drasticamente il prezzo del frumento, spingendo migliaia di agricoltori indigeni sull'orlo dell'indigenza” lasciò atterrita la maggioranza messicana. Lo stesso giorno, ebbe luogo l'insurrezione zapatista delle popolazioni indigene del Chiapas, che si riunirono allo scopo di opporsi “alla perdita delle loro case e delle loro terre, all'attacco delle risorse e alla crescente povertà e precarietà generata dalle politiche economiche neoliberali”. […] All'inizio del 1994, gli Stati Uniti inviarono alcune migliaia di veicoli da dislocare nella giungla messicana, e incoraggiarono alcune importanti trasformazioni nel tessuto direttivo e nella struttura spionistica del paese».
Mentre il Ministero della difesa messicano elabora piani per eliminare gli zapatisti, il 13 gennaio 1995 un promemoria segreto della Chase Bank di New York comunica ai propri risparmiatori statunitensi e messicani: «Il governo sarà costretto ad eliminare il movimento zapatista per dare prova di saper controllare efficacemente sia il territorio che le politiche di sicurezza nazionali». Il promemoria giustifica gli aiuti militari ed economici degli USA al Messico: dal 1996 in poi circa 800 militari messicani all'anno sono addestrati in Georgia su tecniche che includono l'esecuzione sommaria, l'estorsione, l'abuso fisico, la coercizione e la detenzione abusiva dei rivoltosi; centinaia di milioni di dollari, derivanti dalla vendita di armi e aiuti, vengono destinati alla polizia e all'Esercito nazionale. L'obiettivo formale è la «stabilità», ma la realtà è un'altra: «l'esistenza di un legame strettissimo tra gli interessi politico-economici degli Stati Uniti e quelli degli investitori e dell'élite messicani. Secondo i documenti statunitensi attualmente declassificati, il Pentagono in quello stesso mese iniziò a indirizzare le strategie messicane militari e antisurrezionali contro gli zapatisti».19
18. E. Frittoli, USA-Messico: storia tormentata di un confine, cit.
19. W. Blum, Il libro nero degli Stati Uniti, cit., pp. 621-623.

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