29 Marzo 2024

3.6. L'EZLN E IL SUBCOMANDANTE MARCOS

«Il capitale finanziario possiede solo dei numeri di conti bancari. E in tutto questo gioco viene cancellato il concetto di nazione. Un processo rivoluzionario deve cominciare a recuperare i concetti di Nazione e Patria». (Subcomandante Marcos)23
Mentre questa è la modalità con cui l'imperialismo statunitense è arrivato a corrompere buona parte delle istituzioni messicane e a sconvolgerne il territorio, cerchiamo di approfondire il faro di speranza costituito dalla lotta del Chiapas e le sue caratteristiche: i negoziati di pace tra governo e EZLN entrano in stallo dal 2001, quando il dialogo si sospende. Il governo, pur senza dichiararlo ufficialmente, accetta silenziosamente l’attività politica zapatista in una trentina di comunità nell’area di Los Altos del Chiapas.24
Chi è il Subcomandante Marcos, la figura più famosa e carismatica dell'EZLN, la cui vera identità è tuttora ignota? Marcos si mostra sempre con un passamontagna, creando svariati miti e leggende sulla sua figura. I richiami al marxismo-leninismo nel movimento, pur non essendo esclusivi, sono evidenti nel suo discorso politico:
«Lenin ha individuato le tre grandi sfide che affronta chi vuole trasformare la realtà in cui viviamo. Il primo è la produzione teorica, la teoria, la discussione e il dibattito; il secondo è l’analisi concreta con i soli elementi teorici, l’analisi della realtà in cui stiamo lottando; il terzo, che è il più difficile per chi comincia a formarsi, è la pratica, la lotta. Ci sono vari aspetti della vita di chi lotta che hanno a che fare con il cuore, la cultura, lo studio delle scienze, dell’arte, con l’umore, con le relazioni interpersonali. Ma questi prime tre, l’analisi - la discussione, il dibattito teorico - l’analisi concreta e la lotta, questi sono quelli fondamentali».25
Alla vigilia del primo maggio 2006 il subcomandante Marcos si rivolge ai lavoratori lanciando loro un appello perché non si limitino alla lotta salariale e per la democrazia sindacale. Come riportano Hermann Bellinghausen e Carolina Gómez,
«li ha invece invitati ad unirsi all’Altra Campagna e a “...lottare per distruggere i capitalisti, prendere la proprietà dei mezzi di produzione”. Secondo Marcos, solo la determinazione dei lavoratori verso la presa del potere dei mezzi di produzione può rendere possibile un “altro primo maggio” con un “altro movimento operaio”; un movimento “che esca dalla vergogna”. La volontà in quella direzione determinerà il carattere di classe, degli sfruttati contro gli sfruttatori, perché “...abbiamo già visto abbastanza dolore e sofferenza, abbiamo già toccato tanti cuori ribelli disposti a sollevarsi contro l’oppressione e il sistema capitalista”. […] Un aspetto dell’impatto capitalista è la caduta del potere d’acquisto dei salari, al riguardo Marcos ha spiegato quello che succede nel Distretto Federale: “La lotta contro il mercato e per il salario giusto è fondamentale, ma non basta. Secondo i dati del Centro Statistico Interdisciplinare della UNAM, nel paniere medio calcolato per una famiglia che vive a Città del Messico di cinque persone servono dei beni di servizio: alimenti, trasporto, affitto, luce e gas, senza contare sanità, scuola, scarpe, abiti, cultura. Per ottenere tutto ciò un operaio dovrebbe lavorare 47 ore e 47 minuti al giorno, questo nel gennaio del 2006. Ma il paniere operaio è passato da 6 centavos del 1987 a 288 nel gennaio 2006. Ciò che nel 1987 si poteva comprare di questo paniere base col salario minimo era il 94%, ora solo il 16%. Ora servono più di cinque salari minimi per conseguire il necessario per vivere decentemente. E questo supponendo che non si paghi l’affitto, che nessuno si ammali, che non sia necessario comprare abiti o scarpe, e che l’operaio non abbia bisogno di divertirsi o di acquisire cultura”. Il delegato Zero ha fatto vedere che gli effetti del capitalismo sulla disoccupazione in Messico sono stati enormi: “I lavoratori senza lavoro, senza assistenza sanitaria né pensione, sono passati da 5,5 milioni nel '98 a più di 26 milioni nel 2004. Allo stesso tempo è aumentato il livello di sfruttamento nel paese. Se nel '76 il tempo di lavoro che l’operaio usava per pagare il suo salario era di tre ore, adesso solo 13 minuti pagano il suo salario, il resto della giornata di lavoro è per lo Stato e il padrone”. Di fronte ad una folla di lavoratori che gridavano: “Viva la classe operaia mondiale, viva l’altra campagna!”, Marcos ha pure citato il rapporto mercato-salario, che nasconde lo sfruttamento dei lavoratori. Ha spiegato che la base fondamentale del sistema capitalista sta in chi è proprietario dei mezzi di produzione, ed ha assicurato che non si è anticapitalisti se non si prende in considerazione questo rapporto di proprietà. Gli zapatisti ritengono che i lavoratori delle campagne e delle città non devono combattere solo per “migliori salari, per la libertà e la democrazia sindacale”. L’altro movimento operaio “deve lottare per abbattere i capitalisti, la proprietà privata dei mezzi di produzione”. La risposta della folla è stata “Lotta dura! Lotta dura! Lotta dura!” Marcos: “Dobbiamo chiederci se vogliamo migliori condizioni salariali, democrazia sindacale, sicurezza, o se vogliamo prenderci quello che ci appartiene. Se siamo noi gli spogliati e loro quelli che possiedono. Usiamo questa forza perché la proprietà cambi di lato, che sia di lavoratori e lavoratrici”».26
Nel 2014 Marcos annuncia il proprio ritiro volontario e concordato dalla scena pubblica:
«“Dichiaro che il Subcomandante Marcos smette di esistere. Non sarà più mia la voce che parlerà a nome dell’Esercito zapatista di liberazione nazionale”. A 20 anni dalla prima insurrezione che ha portato a conoscenza del mondo intero la lotta contro il liberismo messicano per tutelare gli indigeni del Chiapas, è proprio il suo primo soldato a segnare la fine di un’epoca. Figura misteriosa, controversa e abile nella comunicazione, è alla guida di Ezln dal 1983. E da oggi non sarà più il portavoce del movimento. “Non sono malato e non sono morto – ha scritto Marcos in un lungo messaggio – anche se mi hanno ucciso molte volte”. Un passo indietro, che lo stesso Subcomandante, 56 anni (forse) spiega così: “La mia immagine pubblica è diventata una distrazione”, perciò è giusto che Ezln cominci “una nuova fase”. “Il mio”, ha detto durante una cerimonia in onore di Galeano, un militante zapatista ucciso all’inizio di maggio, “è stato un travestimento pubblicitario”».27
L'azione politica e militare hanno lasciato dei segni indelebili:
«Nei municipi controllati dall’Ezln ci sono giunte di buon governo in cui si esercita una democrazia diretta, le autorità non ricevono compensi e “comandano obbedendo”. Lì la parola “io” è pronunciata meno spesso di “noi”. L’Hospital de la mujer e la Escuelita zapatista sono dimostrazioni di un sorprendente miglioramento nell’ambito della sanità e dell’istruzione, raggiunto in circostanze molto avverse».
Nel frattempo nel resto del paese la situazione rimane tragica:
«secondo il rapporto sulla disuguaglianza elaborato da Gerardo Esquivel per Oxfam-México, viviamo in un paese in cui l’1% della popolazione detiene il 21% della ricchezza e il 10% ha il 64%. Il divario sta aumentando: a livello mondiale, la quantità di milionari è diminuita dello 0,3% dal 2007 al 2012. In questo stesso periodo, in Messico i milionari sono aumentati del 32%».28
23. Citato in F. Di Lorenzi, Ya basta, Ordinefuturo.net, 2 gennaio 2017.
24. AFP/Servindi, Marcos: lo EZLN continua ad essere “in guerra”, Rebelion.org-CCDP, 6 gennaio 2009.
25. Subcomandante Marcos, Lenin torna a proposito con ciò che sta succedendo nel nostro paese, CCDP, 4 maggio 2006.
26. H. Bellinghausen & C. Gómez, Appello di Marcos ai lavoratori: “Prendete la proprietà dei mezzi di produzione”, Rebelion.org-CCDP, 2 maggio 2006.
27. Redazione Il Fatto Quotidiano, Subcomandante Marcos: “Smetto di esistere. Non sono malato né morto”, Il Fatto Quotidiano (web), 26 maggio 2014.
28. J. Villoro, Le conquiste della rivoluzione zapatista che resistono ancora oggi, Internazionale (web), 7 gennaio 2016.

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