28 Aprile 2024

03. EL LISICKIJ, L'AVANGUARDIA ARTISTICA AL SERVIZIO DEL SOCIALISMO

El Lisickij, pseudonimo di Lazar' (o Eliezer) Markovič Lisickij (Počinok, 23 novembre 1890 – Mosca, 30 dicembre 1941), è stato un pittore, fotografo, tipografo, architetto e grafico russo. Esponente dell'avanguardia russa, negli anni della Rivoluzione Lisickij aderisce completamente al modello suprematista e, sotto la guida di Malevič, contribuisce al suo sviluppo. A questo periodo risale uno dei suoi lavori più noti, Spezza i Bianchi col cuneo rosso (1919): si tratta di un manifesto costruttivista dove alcune figure geometriche elementari, il triangolo e il cerchio, sono messe a servizio della politica rivoluzionaria. Per quanto semplice e astratta, l'opera cela significati pregnanti: è raffigurato un cuneo-triangolo rosso, simbolo di energia e vitalità (l'Armata Rossa), nell'atto di penetrare il cerchio bianco (i controrivoluzionari), «figura indifferente e molliccia», aprendogli un grosso squarcio. Il messaggio politico è chiaro: la riuscita della Rivoluzione in Russia nel 1917 non significa l'immediata vittoria del comunismo. Scoppia una guerra civile tra i comunisti, i rossi e i realisti che appoggiano il vecchio regime, i bianchi. L'opera diventa un piano di battaglia stilizzato che sancisce la vittoria dei comunisti, non solo un disegno geometrico astratto. Nel 1921 si reca a Berlino come ambasciatore della cultura dell'URSS nella Germania. Durante quel soggiorno El Lisickij si dedica alla grafica; a Berlino frequenta diversi artisti, fra cui Kurt Schwitters, László Moholy-Nagy e Theo van Doesburg.
È in questo periodo che si dedica al costruttivismo, su cui scrive nello stesso anno così:
«Siamo dell'opinione che per il nostro presente sia essenziale il trionfo del metodo costruttivista. Troviamo quest'ultimo non solo nella nuova economia e nello sviluppo delle industrie, ma anche nella psicologia dei nostri contemporanei d'arte. Vešč’ supporterà l'arte costruttivista, la cui missione, dopotutto, non è quella di impreziosire la vita, ma di organizzarla».
Dal 1926 cura l'allestimento dei padiglioni sovietici delle più importanti esposizioni, fra cui l'Expo 1939, tenutasi a New York, e la Mostra Internazionale della Stampa, a Colonia. Lisickij usa pochissimo oggetti cartacei, facendo piuttosto ricorso a cinegiornali propagandistici ed immagini in movimento (l'archetipo delle moderne animazioni). Per questi motivi tale padiglione trova il favore dei critici: «Tutto si muove, ruota, tutto è dotato di energia». Con la svolta verso la politica artistica del “realismo socialista” Lisickij conserva la propria reputazione, ormai solida; tuttavia, la sua decadenza fisica è ormai inesorabile, tanto che la tubercolosi aveva ormai limitato quasi in toto le sue abilità motorie, il che lo rende sempre più dipendente dalla coniuge. Nonostante l'aggravamento delle sofferenze fisiche, El Lisickij si accinge a curare USSR im Bau (USSR in costruzione), una rivista di stampo propagandistico edita in quattro lingue (russo, tedesco, inglese e francese). Si occupa nel 1937 dell'Esibizione Agricola Russa, e gli viene commissionata pure la costruzione del padiglione sovietico all'Esposizione Internazionale di Belgrado, nel 1940, non realizzato a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale. Nonostante le malattie si facciano sempre più gravi, Lisickij accetta un ultimo incarico, iniziando la produzione di propaganda bellica antinazista, rimasta incompiuta a causa del tracollo fisico. El Lisickij muore il 30 dicembre 1941, a Mosca, lavorando fino all'ultimo per il socialismo.7
7. Fonti usate: Wikipedia, El Lissitzky; M.P. Forlani, El Lissitzky, Artesenzaconfini.myblog.it, 17 febbraio 2014.

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