26 Aprile 2024

36. IL FILOSOFO ALEKSANDR ZINOV'EV, EX DISSIDENTE SOVIETICO

Aleksandr Aleksandrovič Zinov'ev (Pachtino, 29 ottobre 1922 – Mosca, 10 maggio 2006) è stato un importante filosofo, sociologo, matematico e scrittore russo. È un caso straordinario di dissidente sovietico successivamente scusatosi per il proprio antistalinismo.
Nel 1939 era stato arrestato con l’accusa di essere coinvolto in un complotto per assassinare Stalin. Come professore a capo del Dipartimento di Logica presso l'Università Statale di Mosca, Zinov'ev acquisisce la reputazione di dissidente. Nel 1978 lascia l’Unione Sovietica e vive in Europa occidentale fino al 1999. Confrontati i due sistemi, Zinov'ev compie un’inversione di pensiero, conseguente agli eventi controrivoluzionari in Unione Sovietica.
Si rammarica profondamente della propria precedente posizione anti-sovietica, chiedendo al popolo russo di perdonarlo. Ecco le sue stesse parole del 1993:
«Sono stato antistalinista convinto dall'età di diciassette anni. L'idea di un attentato contro Stalin occupava i miei pensieri e i miei sentimenti. Abbiamo studiato la possibilità “teorica” di un attentato. Siamo passati alla preparazione pratica. […] Se mi avessero condannato a morte nel 1939, questa decisione sarebbe stata giusta. Avevo concepito il piano di uccidere Stalin e questo era un crimine, non è vero? Quando Stalin era ancora in vita, avevo una diversa visione delle cose, ma ora che posso avere una visione d'insieme di questo secolo, dico: Stalin è stato la più grande personalità del nostro secolo, il più grande genio politico. Assumere un atteggiamento scientifico nei confronti di un personaggio è cosa diversa dal manifestare un'opinione personale».
Nel 2005, poco prima di morire, si è espresso così:
«I paesi occidentali hanno conosciuto una vera democrazia all’epoca della guerra fredda. I partiti politici avevano delle vere differenze ideologiche e dei programmi politici diversi. Gli organi di stampa avevano anche loro delle marcate differenze. Tutto questo influenzava la vita delle persone, contribuiva al loro benessere. Ora è tutto finito. Perché il capitalismo democratico e prospero, quello delle leggi sociali e delle garanzie sul lavoro, doveva molto alla minaccia comunista. Il grande attacco ai diritti sociali nell’Ovest è cominciato con la caduta del comunismo all’Est. Oggi i socialisti al potere nella maggior parte dei paesi europei svolgono una politica di smantellamento sociale di tutto ciò che c’era di giustamente socialista nei paesi capitalisti. Non esistono più in Occidente delle forze politiche capaci di difendere gli umili. L’esistenza dei partiti politici è puramente formale. Le loro differenze spariscono ogni giorno. […] La democrazia tende a sparire dall’organizzazione sociale occidentale. Il totalitarismo si diffonde nel mondo perché la struttura sovranazionale impone le sue leggi ai singoli Stati. Tale sovrastruttura antidemocratica dà gli ordini, impone sanzioni, organizza embarghi, sgancia bombe, provoca fame. […] Il totalitarismo finanziario ha soggiogato il potere politico. Le emozioni e la compassione sono estranei al freddo totalitarismo finanziario. Rispetto alla dittatura finanziaria, quella politica è umana. La resistenza fu possibile nelle dittature più brutali. La ribellione contro le banche è impossibile. Il cittadino occidentale subisce il lavaggio del cervello molto più di quello sovietico all’epoca della propaganda comunista. Nell’ideologia la cosa principale non sono le idee, ma i meccanismi della loro diffusione. La potenza dei media occidentali, per esempio, è incomparabilmente superiore alla propaganda del Vaticano al culmine della sua potenza e non si tratta solo di cinema, letteratura, filosofia. Tutte le leve d’influenza e i meccanismi utilizzati nella promulgazione della cultura, nel senso più ampio, operano in tale direzione. Al minimo impulso tutti coloro che lavorano in questo settore rispondono con tale coerenza che è difficile non pensare che gli ordini provengano da un’unica fonte. In Unione Sovietica il 10-12% della popolazione attiva lavorava nell’amministrazione del paese. Negli Stati Uniti è il 16-20%. Tuttavia, l’URSS fu criticata per l’economia pianificata e il peso dell’apparato burocratico. 2000 persone lavoravano nel Comitato centrale del partito comunista. L’apparato del partito comunista aveva 150 mila lavoratori. Oggi in occidente vi sono decine, persino centinaia di imprese industriali e bancarie che impiegano più persone. L’apparato burocratico del Partito comunista sovietico era trascurabile rispetto al personale delle multinazionali occidentali».
Questo suo ripensamento e autocritica pubblica mostrano meglio di molte analisi come anche i dissidenti onesti e sinceramente interessati al progresso sociale abbiano capito che i limiti, certamente presenti nei paesi socialisti, non siano minimamente equiparabili all'alternativa proposta dal modello capitalista. Anche in tarda età chiunque può ammettere di essersi sbagliato su alcuni punti fondamentali delle proprie convinzioni e del proprio modus vivendi. La testimonianza di Zinov'ev offre una grande lezione politica e morale ad altri “dissidenti” forse pentiti, ma incapaci di fare autocritica; essa è importante per far capire alle nuove generazioni la necessità di ragionare sui tempi lunghi e sulla dimensione della totalità piuttosto che sul contingente e particolare.
L'analisi del «totalitarismo finanziario» di Zinov'ev, pur adeguata nel suo complesso, non deve portare al pessimismo così radicale delle sue conclusioni. È ancora possibile ribellarsi al totalitarismo imperialista lavorando anzitutto alla ricostruzione di un partito comunista su basi marxiste-leniniste, unica via per la necessaria Rivoluzione proletaria.91
91. Fonti usate: Il Nodo Gordiano, Alexander Zinov’ev: “Nessuna rivolta è possibile contro una banca”, Ilnodogordiano.it, 21 settembre 2014; L. Martens, Stalin, cit., p. 35; In Defense of Communism, The remorse of a dissident: Alexander Zinoviev on Stalin and the dissolution of the USSR, Communismgr.blogspot.it-Comintern.it, 14 agosto 2016; Wikipedia, Aleksandr Zinov'ev.

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