29 Marzo 2024

25. ANNA SEGHERS, LA SCRITTRICE SIMBOLO DELLA DDR

«Non sempre è facile, ma ciascuno di noi è chiamato a rispettare i sogni della propria giovinezza».

Anna Seghers, pseudonimo di Netty Reiling (Magonza, 19 novembre 1900 – Berlino Est, 1º giugno 1983), è stata una grandissima scrittrice. Ebrea, antifascista, tra le fondatrici della RDT, si iscrive al Partito Comunista nel 1928, scelta che la obbliga all'esilio tra Francia e Messico in seguito alla presa del potere di Hitler nel 1933. L’adesione al marxismo rappresenta per Anna un impegno contro ogni forma di oppressione, come un percorso verso l’uguaglianza. Non è un caso che le sue opere vengano bruciate pubblicamente dai nazisti, che non esitano a perseguitare la sua famiglia. Tornata in patria nel 1947 si stabilisce nella Repubblica Democratica Tedesca. Dal 1952 al 1978 è presidentessa dell'Unione degli Scrittori della Repubblica Democratica Tedesca, cercando di promuovere il recupero di alcuni temi, a partire da quelli legati all'immaginazione e al fantastico, all'interno della letteratura dei paesi socialisti. Come spiega Rita Calabrese52,
«in un famoso carteggio con Lukács del 1938 sulla questione cruciale del realismo, di fronte al concetto rigido e aprioristico del filosofo, aveva sottolineato l’importanza dell’esperienza concreta come fondamento dell’opera d’arte e si era espressa in difesa della creatività poetica, contro una visione dello scrittore quale specchio passivo, riprendendo il modello tolstojano di elaborazione della realtà attraverso tre diverse fasi, fino alla riacquisizione di una più ricca immediatezza. Alla critica ideologica, al metodo che produce “descrittori” e non “narratori” contrappone, come ha sottolineato in perfetta consonanza Christa Wolf, “un modo di pensare e di vedere dialettico, non dedotto da un processo creativo ideale, astratto, bensì da quello reale, accidentato”, l’importanza della creazione poetica a un metodo assurto “a criterio di misura”. Anna Seghers fa un’appassionata difesa dei poeti che non raggiungono compiutezza classica, artisti emarginati che, invece di adattarsi alla società, si sono “feriti la fronte” cozzando contro il muro del conformismo e, morti giovani o finiti pazzi o suicidi, come Büchner, Kleist, Günderrode, per lei sono ammirati antecedenti della letteratura rivoluzionaria.
Del Romanticismo sottolinea inoltre la visione utopica e critica, indispensabile, contrariamente alla convinzione del filosofo ungherese, per la società socialista. Alla riflessione sulla scrittura e sul compito dello scrittore nella lotta antifascista e, successivamente, in una società socialista che Anna Seghers, salda nella sua appartenenza ideologica, continua per tutta la vita con posizioni dissonanti ma mai espressamente eretiche, si ricollegano le elaborazioni teoriche – l’autenticità soggettiva, il futuro ricordato, il valore fondamentale dell’esperienza, il ruolo della memoria, l’impegno nutrito di fantasia e piacere della scrittura – che Christa Wolf ha poi sviluppato anche in altre più personali direzioni. […] Autentico monumento della letteratura rivoluzionaria, modello d’impegno senza cedimenti, Anna Seghers diventa riferimento legittimante per atteggiamenti eterodossi e posizioni di rottura. Invece di confermare certezze, la grande scrittrice sembra aprire dubbi e avallare alternative. Rappresentante ufficiale della letteratura tedesco-orientale, viene vista come madre simbolica, come illustre precedente, da cui prendere le mosse per andare lontano».
Ha scritto Enzo Collotti53:
«Al VII Congresso dell’Unione degli Scrittori della DDR, che si svolse a Berlino nel novembre del 1973, […] in Anna Seghers, amata e rispettata figura del vecchio umanesimo antifascista che era stato il sigillo primo della rinascita culturale della DDR, era presente la tensione tra una scelta ideale, che era una vera e propria scelta di vita, e il dialogo con le generazioni più giovani. Del resto la dichiarazione di identificazione con la DDR contenuta nelle parole della Seghers, insieme alla risonanza delle difficoltà che avevano rafforzato i vincoli con la DDR, era più che legittima: “con il nostro lavoro abbiamo partecipato alla costruzione del nostro stato. Con il nostro lavoro festeggiamo la sua esistenza spesso negata, spesso contestata, spesso diffamata, finalmente riconosciuta dal mondo, ora venticinquennale”».
Per i suoi meriti artistici e politici le è stato conferito il Premio Stalin per la pace nel 1951.
In suo onore è nato un Centro Studi a lei dedicato.54
52. R. Calabrese, Cosa sarebbe il secolo senza di lei?, Germanistica.net, all'interno di A. M. Crispino (a cura di), Oltrecanone. Per una cartografia della scrittura femminile, Manifestolibri, Roma 2003, pp. 159-169.
53. Citato in D. Rossi, Anna Seghers e la DDR - 1949 - 1989 – 2009, CCDP, 3 ottobre 2009; ulteriori informazioni da Wikipedia, Anna Seghers.
54. Si allude a Annaseghers.wordpress.com.

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