19 Aprile 2024

04. LUNACARSKIJ, IL FILOSOFO CHE ALFABETIZZÒ L'URSS

Anatolij Vasil'evič Lunačarskij (Poltava, 23 novembre 1875 – Mentone, 28 dicembre 1933) è stato un filosofo, critico letterario, politico, scrittore e rivoluzionario sovietico.
Entra in contatto con il marxismo a Kiev, ai tempi del liceo.
Nel 1892 aderisce ad un'organizzazione studentesca marxista illegale ed inizia a fare propaganda tra gli operai. Nel 1895 si iscrive all'Università di Zurigo dove segue il corso di filosofia e scienza del professor Richard Avenarius e studia approfonditamente i lavori di Marx ed Engels, oltre alle opere dei filosofi materialisti francesi. Risultato dello studio dell'empiriocriticismo è la realizzazione dei due volumi Religione e socialismo, in cui uno dei principali temi è il legame fra la filosofia materialista e le fantasie religiose del passato. Nel 1898 fa ritorno a Mosca dove inizia a dedicarsi all'opera rivoluzionaria.
Arrestato ed esiliato più volte, nel 1903, dopo la scissione del Partito Operaio Socialdemocratico Russo (POSDR), di cui faceva parte dal 1895, aderisce alla corrente bolscevica. Nel 1904 diventa redattore dei giornali bolscevichi Il Proletario (Proletarij) e L'Avanti (Vpered). Ben presto è uno dei principali leader bolscevichi, avvicinandosi alle posizioni di Bogdanov e Lenin. In Russia diventa redattore del giornale Nuova vita (Novaja Žizn'), fondato da Maksim Gor'kij. Arrestato e processato per propaganda rivoluzionaria, riesce a fuggire all'estero. Tra il 1906 e il 1908 dirige la sezione artistica della rivista L'Istruzione (Obrazovanie). Verso la fine del decennio si accentuano le divergenze filosofiche fra Lunačarskij e Lenin, sfociando in un duro scontro politico. Lunačarskij, influenzato dagli empiriocriticisti, è aspramente criticato da Lenin (nell'opera Materialismo ed empiriocriticismo, del 1908). Scrive su questi contrasti Antonio Moscato:
«Egli stesso, ricordando accordi e dissensi con Lenin, aveva scritto che, mentre il leader bolscevico “affrontava tutte le questioni da uomo pratico, con un enorme senso della tattica, da vero genio politico”, egli le affrontava “da filosofo, e più precisamente da poeta della rivoluzione”».
Nel 1909 Lunačarskij partecipa attivamente all'organizzazione di un movimento di estrema sinistra degli “avantisti” (dal nome della rivista pubblicata dai membri del gruppo), che reclama il ritiro dei socialdemocratici dalla Duma. Il gruppo viene espulso dalle fila bolsceviche, nelle quali Lunačarskij sarebbe rientrato nel 1917. Insieme ad altri “avantisti” partecipa alla creazione di scuole di partito per lavoratori russi a Capri e a Bologna, nelle quali sono invitati a tenere lezioni rappresentanti di tutte le correnti del POSDR. Intanto si occupa in molti giornali e riviste russe di letteratura dell'Europa occidentale, prendendo posizione contro lo sciovinismo nell'arte. Internazionalista, con lo scoppio della Prima guerra mondiale Lunačarskij prende posizioni pacifiste ed è tra i fondatori della rivista La nostra parola (Naše slovo). Svolge un importante ruolo negli eventi del 1917, anno in cui si dimostra grande oratore (secondo solo a Trockij, secondo alcuni); nel luglio dello stesso anno viene fatto arrestare da Kerensky. Nell'agosto del 1917 lavora alla rivista Il proletario che esce al posto della Pravda, chiusa dal Governo Provvisorio, e all'Istruzione (Prosveščenie), sostenendo l'importanza per il proletariato della cultura e dell'istruzione.
All'inizio dell'autunno 1917 Lunačarskij diventa vicesindaco di Pietrogrado ed entra a far parte del Consiglio Provvisorio della Repubblica Russa. Il 25 ottobre (7 novembre) in una riunione straordinaria del Soviet di Pietrogrado sostiene la linea del partito e tiene un acceso discorso contro i menscevichi e la destra del Partito Socialista Rivoluzionario, che avevano abbandonato il II Congresso dei Soviet. Dopo la Rivoluzione d'Ottobre entra nel governo formato dal II Congresso dei Soviet come Commissario del Popolo all'Istruzione, carica che mantiene fino al 1929. È un incarico importantissimo in riconoscimento delle proprie enormi competenze nel campo culturale, cui aveva dedicato buona parte della propria attività politica e lavorativa. Lunačarskij rappresenta un po' il corrispettivo della NEP in campo culturale: prima della “rivoluzione culturale” (1928-32) che, in parallelo con l'avvio dell'industrializzazione forzata, porterà al cambio di linea culturale verso il “realismo socialista”. Lunačarskij cerca di mantenere una linea culturalmente riformista ma non permissiva in senso contro-rivoluzionario, con difficoltà di pubblicare per artisti come Achmatova e Bulgakov, molte cui opere sono censurate. Ad uno scrittore di talento come Zamjatin (la cui opera Noi è un esempio di distopia letteraria), dapprima favorevole all'Ottobre rosso poi sempre più critico del regime, è Stalin stesso a consentire di espatriare nel 1931 a Parigi. Non a caso tra il 1918 e il 1922 Lunačarskij è membro del Consiglio Militare Rivoluzionario e nel 1922 è tra i pubblici ministeri del processo ai socialisti rivoluzionari. Lunačarskij rifiuta però, appoggiato da Lenin, di concedere pieno potere alle rivendicazioni del Proletkul't, associazione di operai autodidatti, corrispondenti di fabbrica e militanti bolscevichi, social-rivoluzionari o anarchici, particolarmente sensibili al problema dell’educazione extrascolastica, che rivendicano la nazionalizzazione immediata di tutto ciò che concerne il campo culturale, proponendo un'estetica rivoluzionaria e modernista. Lunačarskij ha problemi più urgenti: sono gli anni in cui il Commissario pone le premesse per l'alfabetizzazione di massa di tutto il popolo, pur in presenza di pochissime risorse economiche, riuscendo a valorizzare artisti all'avanguardia come Majakovskij, Mejerchol'd (teatro) e Ėjzenštejn. Lunačarskij cerca anche di riattirare nel paese molti artisti e intellettuali scappati durante le devastazioni della guerra. È così che dopo l'iniziale “auto-esilio” tornano in URSS autori come Aleksej Tolstoj, Prokof'ev e Gor'kij, mentre emergono nuove giovani promesse come Pasternak, Babel' e Šostakovič. Con il cambio di politica culturale, Lunačarskij entra in conflitto con il Partito, cosa che nel 1929 non impedisce di affidargli la carica di Presidente del Comitato scientifico dell'Esecutivo centrale dell'URSS. Qui Lunačarskij sostiene l'importanza di traslitterare la lingua russa nell'alfabeto latino e nel 1929 convoca un'apposita commissione che decide di avviare la “latinizzazione” partendo dalle lingue delle minoranze. L'anno successivo entra a far parte dell'Accademia delle Scienze dell'URSS. Nel 1933 è nominato Ambasciatore sovietico in Spagna e vicecapo della delegazione dell'URSS alla Conferenza per il disarmo presso la Società delle Nazioni. Muore a Mentone, mentre è in viaggio verso la Spagna. Il suo corpo viene cremato e l'urna con i suoi resti collocata nella necropoli delle mura del Cremlino a Mosca.8
8. Fonti usate: A. Moscato, Intellettuali e potere in URSS (1917-1956), Antoniomoscato.altervista.org, 1986; P. Bushkovitch, Breve storia della Russia, cit., cap. 18; Wikipedia, Anatolij Vasil'evič Lunačarskij.

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