20 Aprile 2024

32. LA SCELTA COMUNISTA DI JOSÈ SARAMAGO

«Non sono un scrittore comunista, io sono un comunista scrittore, che è diverso. Vale a dire che non sono un scrittore comunista che scrive secondo un orientamento politico o ideologico determinato e che utilizza la letteratura per diffondere questo orientamento. Allo stesso modo che c'è una differenza tra essere un giornalista comunista o un comunista giornalista. Per giornalista comunista si intende un giornalista che lavora in un organo di stampa comunista e la sua missione è quella di espandere attivamente quelle idee. In cambio, se si è un comunista giornalista non significa che attivamente tu ti dedichi ad espandere le tue idee nella tua professione. Engels lo aveva molto chiaro, dato che diceva: “Quanto meno si nota il messaggio ideologico nell'opera letteraria, meglio è”. Ed io aggiungerei, sì, meglio per l'opera, però meglio pure per l'ideologia».

«Marx ed Engels hanno scritto nella Sacra Famiglia: “Se l'uomo è formato dalle circostanze, allora bisogna formare le circostanze umanamente”. Niente di più chiaro, niente di più eloquente, niente di più ricco di senso. Non avevo ancora trent'anni quando, per la prima volta, lessi quelle parole. Furono, per così dire, la mia via di Damasco. Capii che mi sarebbe stato impossibile tracciare una rotta per la mia vita al di fuori di quel principio e che solo un socialismo integralmente inteso (dunque, il comunismo) avrebbe potuto soddisfare i miei aneliti di giustizia sociale. Molti anni più tardi, in una intervista con Bernard Pivot, che voleva sapere perché continuassi a essere comunista dopo gli errori, i disastri e i crimini del sistema sovietico, risposi che, essendo un comunista “ormonale”, mi era impossibile avere delle idee diverse: gli ormoni avevano deciso. La spiegazione è più seria di quanto sembri: e forse si capisce meglio se dico che, in qualche modo, ha un equivalente nel “non possumus” biblico. Recentemente, suscitando lo scandalo di certi compagni dediti alla più canonica ortodossia, ho osato scrivere che il socialismo – e a maggior ragione il comunismo – è uno stato dello spirito. Continuo a pensarlo. E la realtà si incarica giorno dopo giorno di darmi ragione».67
José de Sousa Saramago (Azinhaga, 16 novembre 1922 – Tías, 18 giugno 2010) è stato uno scrittore, critico letterario, poeta, drammaturgo e giornalista portoghese, premio Nobel per la letteratura nel 1998. Ecco quanto riporta un articolo del Guardian datato 2008, segnalato in Italia dal Corriere della Sera68:
«Negli ultimi quindici anni Saramago e la moglie Pilar del Rio, giornalista e sua traduttrice in spagnolo, hanno vissuto a Lanzarote, in Spagna. Vi si erano trasferiti quando il governo portoghese, su pressioni del Vaticano, aveva impedito che il suo romanzo Il Vangelo secondo Gesù Cristo (1991) concorresse al Premio Letterario Europeo (per questo Saramago chiese, e in seguito ottenne, pubbliche scuse). Nel Vangelo laico ed “eretico” di Saramago, Gesù, il figlio di Giuseppe, ha una relazione sessuale con Maria Maddalena e sfida Dio, assetato di potere, che gli chiede di sacrificarsi. […] Saramago è nato nel 1922 ad Azinhaga, un villaggio nella provincia di Ribatejo, a nord est di Lisbona, da una famiglia di contadini. Quando lui aveva due anni la famiglia si trasferì nella capitale, dove il padre José, artigliere nella Prima Guerra Mondiale, trovò lavoro come vigile urbano, mentre la madre faceva la domestica. In Le piccole memorie descrive le deprimenti condizioni di vita della sua famiglia a Lisbona e accenna alla sottomissione allo slogan fascista Dio, patria, famiglia che regnava in casa. A controbilanciare quell'atmosfera c'erano i nonni materni, Jeronimo e Josefa, con i quali Saramago passava le vacanze estive ad Azinhaga. “Erano poveri contadini analfabeti, ma erano brave persone e hanno avuto sulla mia vita un'influenza molto importante. I miei ricordi più belli non sono di Lisbona, ma del villaggio in cui sono nato”. Dato che la famiglia non poteva mandarlo al liceo, Saramago ha frequentato una scuola professionale per diventare apprendista meccanico; a quel tempo leggeva libri “a caso” nelle biblioteche pubbliche. Verso la metà degli anni Cinquanta ha lavorato in una casa editrice, poi come giornalista. Nel 1969 ha aderito al Partito comunista clandestino rischiando di essere incarcerato o picchiato. Ma quando la Rivoluzione dei Garofani del 1974 ha rovesciato il successore di Salazar, Marcelo Caetano, Saramago è diventato vicedirettore del quotidiano rivoluzionario Diario de Noticias. La sua reputazione di stalinista risale a quel periodo, si dice avesse allontanato dal giornale i non comunisti. Ma nel 1975, quando fu sventato un colpo di stato della sinistra, anche lui fu licenziato. Saramago è tuttora membro del Partito comunista; dice di essere “un comunista ormonale, come gli ormoni che mi fanno crescere la barba tutti i giorni. Non giustifico quel che hanno fatto i regimi comunisti, anche la Chiesa ha fatto molte cose terribili, mandato la gente al rogo. Ma ho il diritto di avere le mie idee. Non ho trovato nulla di meglio”. […] “Ho dei dubbi sulla democrazia”, dice. “La partecipazione alla vita politica è insufficiente. La gente è chiamata alle urne ogni quattro anni e nel frattempo il governo fa quello che vuole. Non è così solo in Portogallo”».
Lungi dall'essere uno “stalinista” Saramago negli ultimi anni si è definito un «comunista libertario», criticando l'URSS e i paesi socialisti, ma le critiche maggiori sembrano arrivare all'altro fronte; ancora nel 2009 afferma: «ho scritto anche e ne sono convinto che Marx non aveva mai avuto tanta ragione come oggi»69. Saramago ha mantenuto sempre coerenti posizioni antimperialiste, polemizzando con gli USA e le politiche criminali sioniste di Israele. La sua critica della Chiesa e del suo ruolo storico e politico nefasto è stata radicale, come mostra questo passaggio tratto da L'ultimo quaderno:
«Ci sarebbe da essere grati se la Chiesa Cattolica Apostolica Romana smettesse di intromettersi in quello che non la riguarda, cioè, la vita civile e la vita privata delle persone. Non dobbiamo, però, stupirci. Alla Chiesa Cattolica importa poco o niente il destino delle anime, il suo obiettivo è sempre stato controllare i corpi, e il laicismo è la prima porta da cui cominciano a sfuggirle questi corpi, e via facendo gli spiriti, giacché gli uni non vanno senza gli altri dovunque sia. La questione del laicismo non è altro, dunque, che una prima scaramuccia. Il vero e proprio scontro arriverà quando infine si contrapporranno credenza e miscredenza, quest'ultima andando alla lotta con il suo vero nome: ateismo. Il resto sono giochi di parole».70
Saramago rappresenta uno dei molti compagni di strada “eterodossi” che hanno svolto un ruolo positivo nella capacità di rappresentare il nesso primordiale tra razionalismo, umanismo e comunismo. Si veda come esempio questo testo sull'emigrazione:
«Scagli la prima pietra chi non ha mai avuto macchie d’emigrazione che gli imbrattassero l’albero genealogico… Proprio come nella favola del lupo cattivo che accusava l’innocente agnellino di intorbidirgli l’acqua del ruscello a cui si abbeveravano entrambi, se non sei emigrato tu, è emigrato tuo padre, e se tuo padre non ha dovuto cambiare posto è perché tuo nonno, prima di lui, non poté far altro che andarsene con armi e bagagli, in cerca di quel pane che la sua terra gli negava. […] Quelli che sono riusciti a sopportare le violenze di sempre e le nuove privazioni, i sopravvissuti, disorientati in mezzo a società che li disprezzavano e umiliavano, smarriti fra lingua che non potevano capire, a poco a poco hanno costruito, con rinunce e sacrifici quasi eroici, moneta su moneta, centesimo su centesimo, il futuro dei propri discendenti. Alcuni di questi uomini, alcune di queste donne, non hanno perso né voluto perdere la memoria del tempo in cui dovettero patire tutte le angherie del lavoro mal pagato, e tutte le amarezze dell’isolamento sociale. Rendiamo grazie a loro, che hanno avuto la capacità di preservare il rispetto che dovevano al proprio passato. Tanti altri, la maggior parte, hanno tagliato i ponti che li legavano a quei periodi più cupi, si vergognano di essere stati ignoranti, poveri, a volte miserabili, si comportano, insomma, come se una vita decente, per loro, fosse iniziata veramente solo il giorno felicissimo in cui hanno potuto comprarsi la prima automobile. Sono quelli che saranno sempre pronti a trattare con la stessa crudeltà e con lo stesso disprezzo gli emigranti che attraversano il Mediterraneo, dove gli annegati abbondano e sono pastura per i pesci, se la marea e il vento non hanno preferito spingerli sulla spiaggia, fin quando non arriverà la guardia civile a recuperare i cadaveri. I sopravvissuti dei nuovi naufragi, quelli che hanno toccato terra e non sono stati espulsi, avranno ad attenderli l’eterno calvario dello sfruttamento, dell’intolleranza, del razzismo, dell’odio per la pelle del sospetto, della mortificazione morale. Quello che prima era stato sfruttato, e ha perso la memoria di esserlo stato, sfrutterà. Quello che è stato disprezzato, e finge di averlo dimenticato, raffinerà il proprio disprezzo. Quello che ieri hanno mortificato, oggi mortificherà con più rancore. Ed eccoli a scagliare pietre, tutti insieme, contro chi arriva su questa sponda, come se i loro genitori non fossero mai emigrati, come se non avessero mai sofferto per la fame e la disperazione, per l’angoscia e la paura. In verità, in verità vi dico, ci sono modi di essere felici che sono semplicemente odiosi».71
67. S. Lo Leggio, Il comunismo è uno stato dello spirito (di José Saramago), Salvatoreloleggio.blogspot.it, 5 febbraio 2011, riportando un brano in Comunista a chi?, Il Manifesto, numero speciale, 17 dicembre 2009.
68. M. Jaggi, Saramago: l'ironia, un blog e l’amore. «La mia ricetta per resuscitare», Corriere della Sera (web), 4 gennaio 2009.
69. O. Pivetta, Conversando con José Saramago. Poeta e scrittore, premio Nobel per la letteratura nel 1998. «Berlusconi è un bubbone ed è la malattia del paese. La sinistra? Non ha idee», L'Unità-Ildialogo.org, 10 ottobre 2009.
70. Fonti ulteriori usate: A. Herrera (intervista a cura di), José Saramago: “sou um comunista libertário”, Poder, Colectivolibertarioevora.wordpress.com, 2004; Comitato Chiapas Torino (a cura di), Chiapas, rappresentazione del mondo: Saramago, Ipsnet.it, 4 dicembre 1998.
71. Citato in G. Marelli, Tutta la verità insopportabile del comunista José “Costante” Saramago, Carmillaonline.com, 13 luglio 2011 [1° edizione originale su Storie dell'Emigrazione, 17 luglio 2009].

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